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Caldo record e fenomeni estremi. Passerini, UnivPm: «Spegnere il condizionatore per il futuro dei nostri figli» – VIDEO

Il meteorologo dell'Università Politecnica delle Marche ci accompagna alla scoperta degli effetti del riscaldamento globale con le sfide e le criticità da affrontare

La grandine caduta a Mondavio

ANCONA – Caldo anomalo e siccità, ma anche fenomeni atmosferici estremi come cicloni tropicali mediterranei e grandinate di forte intensità. Gli effetti dei cambiamenti climatici, sono visibili più che mai nel nostro paese in questo primo spaccato d’estate, in cui le ondate di calore si stanno susseguendo con una frequenza quotidiana.

Tutta colpa del global warming, o riscaldamento globale. «In Italia ormai abbiamo temperature del tutto simili a quelle della regione Sahariana, delle zone più interne della Turchia e della penisola araba – spiega il professor Giorgio Passerini, meteorologo dell’Università Politecnica delle Marche – . Il motivo? È in atto una circolazione che porta nel Mediterraneo l’anticiclone africano, il quale porta sul nostro paese e sul bacino del Mediterraneo aria sahariana».

Il docente spiega che se un tempo il caldo era portato dall’anticiclone delle Azzorre, oggi questo è praticamente scomparso dal Mediterraneo, rimpiazzato dagli anticicloni africani come Caronte che sta tenendo l’Italia sotto scacco da diverse settimane.

Giorgio Passerini, professore Università Politecnica delle Marche

«Il problema – spiega – è che l’aumento del calore in realtà è la parte più visibile dell’aumento di energia che si traduce anche in un incremento dei venti». Secondo il meteorologo però tra le criticità più importanti con cui si dovrà fare i conti nei prossimi anni, «non c’è solo il caldo, inteso come due – tre gradi in più rispetto a quanto atteso come media stagionale o la siccità, quanto invece l’aumento di energia che potrà sfociare in precipitazioni e fenomeni intensi».

Il professor Passerini con il suo gruppo di lavoro dell’Ateneo dorico, nato come gruppo di ricerca sull’inquinamento dell’aria, è impegnato in un progetto al Cnr Isac (Istituto di Scienze dell’Ambiente e del Clima) per l’elaborazione di una modellistica previsionale delle inondazioni.

Le polveri sahariane che tingono pioggia e neve di giallo, sono l’altra faccia della medaglia del cambiamento climatico. Passerini spiega che si tratta di PM10, ovvero di polveri sottili pericolose per la salute oltre una certa soglia di concentrazione nell’aria. «Si sono registrati picchi di polveri sahariane 10 volte sopra il livello massimo di legge in occasione di incursione sahariane che hanno invaso il Mediterraneo».

Tra gli effetti peggiori, forieri di conseguenze importanti, c’è l’aumento delle temperature medie del mare: «Già in questo mese di giugno registriamo nei mari italiani temperature che solitamente sono riscontrabili non prima di fine luglio. La temperatura del mare è di due – tre gradi sopra la media stagionale». Un incremento che «può essere il motore dei cosiddetti “medicanes”, ovvero degli uragani mediterranei», di cui nelle Marche hanno visto “un assaggio” nel 2019 nella Riviera del Conero.

«Ormai gli uragani mediterranei sono degli uragani tropicali a tutti gli effetti e il motivo è dovuto al fatto che il riscaldamento dell’acqua provoca un passaggio di energia che unito ai sistemi di circolazione in atto da origine a fenomeni estremi, con chicchi di grandine enormi e bombe di acqua».

In Italia il quadro è peggiorato ulteriormente dall’orografia del paese, in cui le catene montuose interferiscono con i flussi di aria. Insomma «la battaglia di Greta Thunberg – secondo Passerini – è una battaglia doverosa, ma la cosa grave è che non si sta facendo niente».

Riferendosi al rischio di razionamento energetico legato al conflitto in Ucraina, il professor Passerini aggiunge «un amico mi ha detto alcuni giorni fa: “spengo il condizionatore per fare un dispetto a Putin”, ma in realtà il condizionatore andrebbe spento per il bene dei nostri figli. Per dirla con una battuta del professor Sasha Madronich: “io non sono preoccupato per la Terra e per la natura, io sono preoccupato per l’uomo”. Non stiamo facendo del male alla Terra, questa si ‘riprende sempre’, in realtà stiamo facendo del male alle nostre generazioni future, ai nostri figli e nipoti».

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