Ancona-Osimo

Caldo e lavoro, i sindacati: «Serve un intervento normativo. Basta piangere morti»

I sindacati di categoria del settore edile chiedono un intervento normativo per tutelare i lavoratori esposti al caldo e garantirne la sicurezza con le ondate di calore in atto. Ecco le richieste

I sindacati nel corso della conferenza stampa sui rischi del caldo sul lavoro edile

ANCONA – Il caldo mette a rischio l’incolumità fisica, la sicurezza e anche la dignità dei lavoratori dei cantieri. I sindacati di categoria di mobilitano. Questa mattina, 21 luglio, ad Ancona in una conferenza stampa Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, hanno espresso preoccupazione per i lavoratori dei cantieri, lavoratori costretti a svolgere la loro attività al sole, senza riparo esposti alle alte temperature che si stanno registrando in questi giorni e che hanno visto diverse zone delle Marche raggiungere i 40 gradi e addirittura superarli. Mentre le giornate da bollino rosso proseguono, per i lavoratori dell’edilizia e delle opere stradali e non solo, la situazione si fa più complicata.

La richiesta avanzata dai sindacati di categoria è quella di riorganizzare l’attività lavorativa sulla base di orari che consentano ai lavoratori di operare in orari più idonei, iniziando prima, magari alle 6 e terminando alle 12, ricorrendo poi eventualmente alla cassa integrazione, uno strumento che consente ai lavoratori di fermarsi oltre i 35 gradi. La richiesta poi è anche quella di garantire ai lavoratori acqua e integratori di sali minerali, ma anche momenti di pausa all’ombra.

Nelle Marche il settore edile, costituito per la gran parte da piccole e micro imprese, ha subito un’esplosione in seguito alla ricostruzione post sima, ma anche al superbonus. Attualmente si contano circa 23mila-25mila lavoratori nell’edilizia, circa 6mila nell’Anconetano. La richiesta dei sindacati è quella di applicare la contrattazione edile che garantisce formazione e maggior controlli e quindi più sicurezza, ma soprattutto è quella di non lasciare le misure per contrastare il rischio legato al caldo, né alla contrattazione aziendale, né tanto meno al buon senso degli imprenditori, per i sindacati «serve un intervento normativo» che fissi delle regole certe, per garantire la sicurezza dei lavoratori, per evitare infortuni e «di piangere morti».

Da sinistra Tassi, Raffaeli e Fioretti

La segretaria generale Fillea Cgil Ancona, Daria Raffaeli, ricorda la campagna di sensibilizzazione attuata con volantini consegnati ai lavoratori, ma anche ai datori di lavoro sui rischi ed i diritti dei lavoratori esposti al caldo come quelli dei cantieri. «Da anni chiediamo il riconoscimento del lavoro in edilizia come lavoro usurante – dice – serve un’età limite», il riferimento è al decesso del lavoratore di 75 anni avvenuto nel cantiere Amazon alla Coppetella di Jesi, un malore che non è ancora certo se sia riconducibile o meno al caldo, ma che secondo la sindacalista deve indurre ad «una riflessione nazionale» con la carenza di personale qualificato. Poi l’accento si sposta sulla necessità di applicare «il contratto dell’edilizia che permette maggiori controlli e una formazione adeguata del personale» che opera nei cantieri.

L’auspicio del segretario generale Filca Cisl Ancona Luca Tassi è quello che dall’incontro nazionale tra sindacati e ministro sul tema dei rischi legati al caldo arrivi un apparato normativo in una fase storica caratterizzata «da ondate di calore che non sono più sporadiche. Siamo in una fase di cambiamento climatico – dice – serve un intervento legislativo per tutelare la salute dei lavoratori esposti al caldo».

Sullo stesso punto insiste anche il segretario generale Feneal Uil Ancona Christian Fioretti, secondo il quale non è più possibile regolare la questione basandosi su accorgimenti, né si può lasciare «alla contrattazione aziendale o al buon senso degli imprenditori, serve invece un intervento legislativo» per la sicurezza dei lavoratori, perché le altre temperature espongono maggiormente al rischio di infortuni legati a colpi di calore, specie per quei lavoratori che non possono ripararsi dal caldo come quelli dei cantieri. «Basta lavoratori di serie ‘a’ e lavoratori di serie ‘b’ – conclude – speriamo che dagli incontri al ministero ci siano dei provvedimenti».

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