Ancona-Osimo

Ancona, Rubini: «No alla D con questa proprietà»

Il Consigliere comunale Francesco Rubini, tifoso biancorosso, prende posizione a riguardo: «Alla piazza serve un progetto che coinvolga imprenditoria sana, comune e tifosi»

Francesco Rubini, capogruppo Sel - Ancona Bene Comune

ANCONA – Si avvicina inesorabilmente il 12 Luglio, termine per l’iscrizione alla prossima SerieD, e il destino del Cavaliere armato è abbastanza incerto. Quale sarà il futuro dell’Ancona? Sono in tanti a chiederselo in questi giorni. C’è chi vuole assolutamente mantenere la categoria e chi sarebbe disposto anche ad una nuova Eccellenza pur di azzerare i rapporti con l’attuale proprietà.

Sullo sfondo rimangono due figure spesso nominate che potrebbero recitare un ruolo chiave. L’imprenditoria locale e l’amministrazione comunale anconetana. Per capirne di più in quest’ultimo senso abbiamo intervistato Francesco Rubini, giovane Consigliere comunale e grande tifoso di biancorosso. Con lui abbiamo provato ad analizzare un po’ di possibili scenari, ripercorrendo le principali tappe delle ultime settimane.

Francesco, sono giorni che si parla di cifre, di scadenze, di termini. Come vedi il futuro dell’Ancona?
«Ad oggi il futuro non è radioso, l’atteggiamento dell’attuale proprietà è a dire poco irresponsabile e soprattutto irrispettoso dei tifosi e della città».

Cosa ti auguri da tifoso e cosa, secondo te, sarebbe utile alla piazza anconetana?
«Alla piazza serve un progetto che coinvolga imprenditoria sana, comune e tifosi. Un progetto di sport che guardi al futuro e non al prossimo campionato, anche a costo di ripartire l’ennesima volta».

La tua passione di tifoso biancorosso come nasce e si sviluppa?
«Nasce sul campo, da ragazzino, tra le fila del Torrette. Lì sboccia la passione per il calcio ed inizia la mia presenza a seguito dell’Ancona, prima da ragazzino accompagnato da parenti e amici di famiglia, e poi da sostenitore con il primo l’abbonamento in curva a sedici anni».

Quali sono le gioie sportive più belle che ricordi?
«Le gioie più grandi sono quelle legate alla Serie A 2003/2004; da ragazzino vedere giocare sul campo della tua città grandi squadre e grandi giocatori come Baggio è un’emozione indimenticabile, al di là di come andò quell’anno.»

Il momento della trasferta, quella bella di una volta, quanto aveva di aggregazione?
«Mi ricordo bene le prime trasferte appena adolescente: la sciarpa, la felpa della tua città, il pulman o il treno; e poi gli striscioni , i fumogeni, tamburi e tanto tifo. Un altro calcio, un calcio che faceva aggregazione e socialità, distrutto da anni di leggi ingiuste e repressive.»

Chiusa la parentesi del tifoso, torniamo alla situazione attuale. L’imprenditoria locale è stata spesso criticata per il suo immobilismo. Gli incontri, le riunioni come quella al Touring possono portare a qualcosa dal tuo punto di vista?
«L’imprenditoria locale dovrebbe trovare le forme e i luoghi per creare sinergie. Non servono salvatori ne eroi cittadini, ma un pool di imprenditori in grado di codecidere e salvare 112 anni di storia calcistica. Le riunioni servono se sono serie ed organizzative e non occasione di passerelle e dichiarazioni alla stampa».

Il Comune, del quale sei Consigliere, come può e deve intervenire sulla vicenda? Se dovessi giudicarne l’operato durante l’anno che posizione prenderesti?
«Il comune sarebbe dovuto intervenire molto tempo fa. Oggi è tardi. Al posto loro avrei messo il Comune come capofila di un tavolo tecnico tra imprenditori e sponsor per il salvataggio dell’Ancona con il sindaco e l’assessore allo sport bel ruolo di garanti del percorso».

Un’eventuale ipotesi Eccellenza come credi sarebbe assorbita dall’ambiente?
«L’eccellenza non è un dramma se dovesse servire a far ripartire un progetto che guardi al futuro. Una serie D in mano all’attuale proprietà posticiperebbe semplicemente una morte già annunciata oltre a continuare a coprire di vergogna i nostri colori».

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