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Boom di liberi professionisti, Marcolini (Istao): «Vocazione imprenditoriale, ma anche disgregazione del lavoro»

Con una crescita del 31,5% le Marche si piazzano al quarto posto in Italia. Sono i dati dell’Osservatorio di Confprofessioni che emergono dall'ultimo Rapporto sulle libere professioni nella regione Marche

ANCONA – Le Marche al quarto posto in Italia per crescita del numero di liberi professionisti. È la fotografia scattata dall’Osservatorio sulle libere professioni di Confprofessioni nell’ultimo Rapporto sulle libere professioni nella regione Marche. Con una crescita del 31,5% (dal 2010 al 2017), la nostra regione si piazza dopo Campania, Molise e Veneto, anche se nel 2018 il numero dei liberi professionisti registra una contrazione  e scende da 42.500 a 39.330. In ogni caso rappresentano il 25,3% degli indipendenti, il comparto più consistente dopo quello degli autonomi. Parallelamente però crolla il dato riferito ad agricoltori e commercianti che segnano rispettivamente -12,7% e -16,2%, mentre invece il numero degli imprenditori incassa un +129,3%.

A crescere sono soprattutto i liberi professionisti che operano nei Servizi alle imprese e tempo libero (+74,5%), mentre sono in calo e registrano -3,2% quelli dell’Area legale, -3% quelli dell’Area amministrativa e -33,8% nell’Area veterinari.

Tra i dati messi in luce dal rapporto Confprofessioni emerge anche un incremento più consistente fra i professionisti con dipendenti che rappresentano una quota pari al 15,7%, più alta di quella che si registra a livello nazionale dove si attesta al 14,4%. Insomma professionisti che creano occupazione.

Andando invece ad analizzare il dato per settori di attività l’unico settore a registrare un lieve incremento è Attività scientifiche e tecniche dove operano il 40% dei professionisti, mentre nei Servizi alle imprese e tempo libero il 26%, seguito dall’Area tecnica e Sanità e assistenza sociale che conta su un 17%di professionisti.

In calo nelle Marche la quota di liberi professionisti giovani che scende dal 22% del 2011 al 16% del 2018, in aumento quella degli over 55 specie nell’Area amministrativa dove passano dall’11% del 2011 al 37% del
2018. Fra i professionisti ce hanno più di 55 anni, quasi la metà lavora nell’ambito Sanità e assistenza sociale (48%).

Nota dolente quella del lavoro femminile che nelle Marche vede un dato inferiore rispetto alla media nazionale anche su questo fronte (30,8% contro il 36%). Il gender gap è piuttosto forte già nella fascia d’età 15-34 anni dove le libere professioniste sono solo il 35% contro 65% dei colleghi uomini. Il divario si accentua con il progredire dell’età: tra i 45 e i 54 anni le professioniste donne sono il 29% a fronte del 71% degli uomini, tra i 55 e i 64 anni sono il 21% contro il 79% degli uomini, mentre fra gli over 65 anni sono il 15% rispetto al 85% dei maschi. Alla prova del nove però le donne risultano essere più qualificate e istruite dei colleghi uomini. L’83% sono laureate, mentre degli uomini lo è solo il 56%.

Gianni Giacobelli

«Le drammatiche vicende di queste ultime settimane dovute all’epidemia da coronavirus – osserva il presidente di Confprofessioni Marche Gianni Giacobelli – hanno avuto un impatto pesantissimo, come mai in passato, sui liberi professionisti e più in generale sul lavoro indipendente. Ne sono testimonianza le misure governative e regionali per fronteggiare l’emergenza, estese per la prima volta al nostro settore, una realtà economica e sociale spesso poco conosciuta e mai abbastanza valorizzata sia a livello nazionale, sia a livello territoriale».

A commentare i dati dell’Osservatorio sulle libere professioni di Confprofessioni è il presidente Istao Pietro Marcolini: «Imprenditori e liberi professionisti aumentano in maniera esponenziale nelle Marche», osserva evidenziando «un andamento anomalo» rispetto al dato nazionale.

«Insieme agli altri lavoratori indipendenti stiamo quasi al 19%» spiega il presidente Istao che sottolinea come il dato da un lato sia motivabile con «la ben conosciuta vocazione imprenditoriale marchigiana», ma dall’altro anche come «una risposta alla disgregazione delle forme tradizionali di lavoro causata dalla crisi economica del 2008». Insomma «il lavoro dipendente è scomparso e il mondo del lavoro è stato riorganizzato in forme nuove».

Pietro Marcolini
Pietro Marcolini

«L’impatto più consistente della crisi è quello su agricoltori, artigiani e commercianti, il cui lavoro tende ad essere sopraffatto dalla grande distribuzione e da meccanizzazione e automazione». L’incremento dei servizi alle imprese «è un segnale importante di modernizzazione, così come quello di organizzazione di una rete di professionisti». In ultimo Marcolini sottolinea il crollo dei liberi professionisti giovani impegnati nelle professioni legali e amministrative, dove invece «sopravvivono per capacità e rendita quelli più anziani» e quello delle donne, meno presenti tra le libere professioni, dove però «dimostrano «performance paragonabili e addirittura superiori a quelle dei colleghi uomini».

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