Ancona-Osimo

Bonus Natale, ecco a chi spetta e come richiederlo

Abbiamo chiesto alla Consulente del Lavoro Francesca Donati, quali sono i requisiti del contributo di sostegno che può arrivare fino a 1.400 euro a famiglia

ANCONA – Sotto l’albero delle famiglie italiane quest’anno ci sarà il “Bonus Natale”, si tratta di un sostegno per i nuclei familiari in difficoltà a causa della pandemia. Contributo che può arrivare fino a 1.400 euro a famiglia. Ma a chi spetta, quali sono i requisiti per richiederlo? Lo abbiamo chiesto a Francesca Donati, Consulente del Lavoro e componente del Centro Studi dei Consulenti del Lavoro di Ancona.

Più che un vero e proprio bonus, si tratta in realtà di buoni spesa «per l’acquisto di generi alimentari e beni di prima necessità. Sono i singoli Comuni a stabilire termini e requisiti per l’ottenimento del contributo.
I buoni spesa stanziati con l’inizio della pandemia sono stati rifinanziati con il Decreto Sostegni bis e saranno erogati entro la fine dell’anno, da qui il nomignolo Bonus Natale».

Il Bonus Natale nei Comuni di Ancona, Jesi e Falconara Marittima

Tanto per fare qualche esempio, il Comune di Ancona ha stanziato buoni che vanno da un minimo di 100 euro per nuclei familiari composti da una sola persona a buoni di 400 euro per i nuclei familiari più numerosi composti da 5 o più persone, con un tetto massimo di 500 euro.

«Sarà data priorità – spiega – alle persone che non hanno beneficiato di prestazioni assistenziali quali Reddito di Cittadinanza, Reddito di Inclusione, Naspi, indennità di mobilità, cassa integrazione, decreto ristori, reddito di emergenza, ecc». Il contributo viene erogato con buoni spesa in formato elettronico sulla Tessera Sanitaria del richiedente, che, oltre a presentare Isee, deve dichiarare con un autocertificazione allegata alla domanda, lo stato di bisogno e di necessità.

Nell’autocertificazione, spiega la consulente del lavoro, andrà indicata ache l’insussistenza di altri eventuali sussidi percepiti dal nucleo familiare che siano di provenienza statale, regionale e/o comunale,  la dichiarazione di riduzione del reddito per l’emergenza sanitaria da Covid-19.

«In altri comuni – fa notare Donati -, come ad esempio nel Comune di Jesi, sono state stabilite determinate situazioni in cui si debbono trovare i richiedenti al momento della domanda del contributo».

Tra queste condizioni ci sono titolari di partita iva che abbiano sospeso-ridotto la propria attività: lavoratori con contratto di prestazione occasionale, lavoro stagionale, lavoro a intermittenza che abbiano sospeso-ridotto la propria attività; lavoratori dipendenti in cassa integrazione a seguito dell’emergenza sanitaria; disoccupati a seguito dell’emergenza sanitaria; nuclei familiari segnalati da soggetti del Terzo Settore non beneficiari di trattamenti pensionistici validi ai fini del reddito; nuclei familiari in carico ai servizi sociali, sulla base dei bisogni rilevati nell’ambito dell’analisi preliminare o del quadro di analisi da effettuarsi a cura dell’Assistente sociale di riferimento, con priorità per chi fruisce di un minore beneficio; soggetti privi di reddito e altre forme di sostegno pubblico.

«Il comune – spiega – in questo caso, specifica che erogherà il contributo seguendo l’ordine temporale delle domande ma dando priorità ai soggetti-famiglie monoreddito e che sarà possibile erogare il contributo, in maniera residuale, anche a chi percepisce altri sostegni al reddito».

Nel Comune di Falconara Marittima, invece i buoni spesa verranno concessi ai nuclei familiari monoreddito (da lavoro dipendente il cui datore di lavoro abbia richiesto ammortizzatori sociali a zero ore ed a orario ridotto), ai nuclei familiari non titolari di alcun reddito, ai nuclei familiari monoreddito derivante da attività autonomo con richiesta di trattamento di sostegno al reddito, ai nuclei familiari a carico dei servizi sociali, anche beneficiari del reddito di cittadinanza, sulla base dei bisogni rilevati nell’ambito dell’istruttoria dell’istanza da effettuarsi a cura del Servizio Sociale Professionale.

Esclusi i soggetti già beneficiari del servizio di pasti a domicilio, i soggetti singoli o nuclei familiari che possiedono risorse su depositi bancari-postali, conti correnti, per un valore complessivo superiore a 5mila euro. «I buoni alimentari posso essere spesi esclusivamente negli esercizi convenzionati con il Comune, che sono indicati in apposite liste. Per questo, per i requisiti specifici e per gli importi erogabili si consiglia di contattare o visitare il sito del proprio Comune» dove vengono indicate le modalità di richiesta del contributo.

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