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Blitz al Comune di Ancona, sequestro di circa 40mila euro al geometra Bonci

La Procura ha disposto la confisca quale valore ipotizzato riguardo ai benefici che il dipendente avrebbe ottenuto da alcune imprese che stando all'ipotesi investigativa avrebbe favorito in alcuni appalti

Comune di Ancona
Comune di Ancona

ANCONA – La Procura di Ancona ha disposto un accertamento patrimoniale nei confronti del geometra del Comune di Ancona Bonci sfociato nel sequestro preventivo
finalizzato alla confisca del valore monetario di circa 40mila euro quale importo ipotizzato nell’inchiesta “Ghost Jobs” legata ad alcuni appalti pubblici.

Il dipendente comunale arrestato ieri mattina dalla Squadra Mobile di Ancona, in servizio nel settore lavori pubblici, nella direzione manutenzione, frana e protezione civile, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe ottenuto da 4 imprenditori finiti agli arresti domiciliari, regali hi-tech (fra i quali una videocamera, testimoniata da una intercettazione ripresa da una telecamera nascosta, droni e telefonini) oltre a lavori di ristrutturazione edile di un bagno (per 30mila euro circa) della sua abitazione (anche questa testimoniata da una intercettazione video) in cambio di “favori” legati ad alcuni appalti pubblici finiti nel mirino degli investigatori. Le indagini sono ancora in corso e l’importo della corruzione ipotizzato potrebbe essere oggetto di contestazioni da parte del geometra Bonci su tale accusa.

L’accusa per i 5 arrestati è quella di concorso in corruzione aggravata, abuso d’ufficio, falso in atto pubblico finalizzato alle erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, truffa ai danni dello Stato e turbativa d’asta. 

Gli appalti pubblici al centro delle indagini sono quelli relativi ai lavori di rifacimento dei Laghetti del Passetto, della rampa disabili e dell’ascensore, i lavori al parcheggio Traiano e poi l’edilizia cimiteriale a Tavernelle, Pinocchio Pietralacroce e Candia.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore Monica Garulli, e seguita direttamente dal procuratore aggiunto Valentina D’Agostino e dal sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo. L’ipotesi investigativa è quella del meccanismo delle aste a ribasso: per l’aggiudicazione degli appalti di lavori pubblici: grazie all’offerta più bassa nelle gare d’appalto, sembra che gli imprenditori riuscissero ad aggiudicarsi i lavori sbaragliando così la concorrenza, per poi rifarsi del minor guadagno dell’appalto principale compensandolo con alcune varianti i cui lavori sarebbero stati affidati dal geometra allo stesso gruppetto di aziende senza dover ricorrere a gara (perché di importo inferiore ai 40mila euro). Le imprese però avrebbero eseguito i lavori ottenuti con le varianti solo parzialmente, in altri casi senza completarli, proprio per rientrare nei costi dell’appalto principale.

Sono diverse le opere finite nel mirino degli investigatori e ancora al vaglio, tutte relative al periodo 2018-2019. Gli inquirenti hanno precisato che l’indagine è ancora in fase embrionale e che stanno acquisendo elementi per capire l’entità degli appalti, per i quali è in corso la verifica della legittimità delle procedure e della consistenza dei lavori. L’ipotesi di reato per alcuni appalti è quella di corruzione, mentre per altri sarebbe quella di altri reati. Intanto proseguono gli approfondimenti investigativi.

Le posizioni degli indagati, alcune formali, altre sostanziali, sono al vaglio degli inquirenti e già lunedì potrebbero esserci gli interrogatori di garanzia. Alcune delle imprese coinvolte hanno tutt’ora cantieri in esecuzione, oggetto di verifiche.

Ieri mattina (7 novembre) la polizia ha eseguito 10 perquisizioni, fra le quali anche quella negli uffici dell’assessore ai lavori pubblici Paolo Manarini, che risulta tra gli indagati. Gli avvisi di garanzia sono scattati nei confronti di 10 indagati i cui uffici sono stati perquisiti, fra i quali figurano alcuni dirigenti ed ingegneri, oltre a Manarini.

 

 

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