Ancona-Osimo

Benessere equo e sostenibile, marchigiani più sfiduciati nel futuro

Se da un lato si registra un miglioramento degli indicatori relativi ad ambiente, lavoro, paesaggio e patrimonio culturale, invece il benessere economico, le relazioni sociali, salute e istruzione sono in peggioramento

ANCONA – Inflazione, caro-vita, incertezza economica e lavorativa minano la fiducia dei marchigiani nel futuro. La fotografia emerge dal rapporto Bes, Benessere equo e sostenibile dei territori, stilato annualmente dall’Istat, i cui dati sono stati elaborati dall’Ires Cgil Marche.

Se da un lato si registra un miglioramento degli indicatori relativi ad ambiente, lavoro, paesaggio e patrimonio culturale, invece il benessere soggettivo, quello economico, le relazioni sociali, e ancora salute e istruzione sono in peggioramento tra il 2019 e il 2021. A calare è anche la fiducia nella politica e nelle istituzioni. Il 18,1% dei marchigiani esprime un giudizio negativo sulle proprie prospettive future (nel 2015 l’indicatore si attestava al 15%) a fronte di una media italiana del 12,9%. Il dato positivo è il calo del dato relativo ai neet, i giovani che non lavorano e non studiano, sceso dal 15,3% del 2019 al 13,1% del 2022, mentre la media italiana si attesta al 19%.

In crescita anche il parametro relativo al tasso di occupazione, che passa dal 69,7% del 2019 al 72% del 2022, mentre la media nazionale si ferma al 64,8%. Nelle Marche il 62,5% degli indicatori sul benessere economico è peggiorato, così come è peggiorato il 62,5% degli indicatori relativi alle relazioni sociali, il 58,3% per istruzione e formazione, il 75% per il benessere soggettivo, il 54,5% per la salute e il 55,6% per istituzioni e politica.

«I settori in peggioramento sono quelli più importanti per la vita delle persone – afferma la segretaria regionale della Cgil Marche Loredana Longhin – e tra i marchigiani predomina la sfiducia nelle prospettive di vita futura, legate all’inflazione, alla difficoltà di arrivare a fine mese, al sovraccarico di costi legati alla famiglia, all’abitazione, e anche alle spese per la salute, che, a causa delle lunghe liste di attesa, costringe molte persone a rinunciare a visite specialistiche per problemi economici».

Parlando del miglioramento dell’indicatore relativo all’occupazione, Longhin evidenzia che si tratta «principalmente di lavoro precario e poco retribuito» che quindi genera una situazione di incertezza verso il futuro. Un altro dato preoccupante – osserva – è che con la pandemia anche i livelli di istruzione hanno avuto una battuta d’arresto ed è diminuita la quota di laureati, mentre tra gli studenti c’è una riduzione di competenze alfabetiche e numeriche, oltre al fatto che si sono ridotte le persone che leggono i libri e praticano attività culturali».

Il direttore Cna Ancona Massimiliano Santini, nel commentare i dati del report evidenzia positivamente il «ritrovato equilibrio nel territorio dopo la fase pandemica, grazie agli investimenti sul patrimonio culturale e anche alle iniziative per rilanciare il turismo, specie nelle aree colpite dal sisma del 2016». Nelle Marche, prosegue «si vive bene, abbiamo uno splendido territorio, ma anche dei gap da colmare, su tutti quello infrastrutturale, ormai atavico, che limita occupazione e competitività delle imprese, sfiduciando i marchigiani verso il futuro. Dobbiamo superare queste criticità, accelerare sull’incremento dei sevizi nel territorio e sul processo di digitalizzazione e transizione ecologica, grazie anche ai nostri giovani che sentono molto questi temi e che si formano in questa direzione».

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