Ancona-Osimo

Bambini e adolescenti iperconnessi, la psicoterapeuta Mancia: «Limitare l’uso dei device, creano dipendenza»

Internet, social network, giochi e TikTok attirano sempre di più bambini e ragazzi tenendoli incollati allo schermo. Già il 33% dei bambini tra i 5 e i 6 anni ha un profilo social, l'83% usa il tablet, il 59% utilizza app di messaggistica come WhatsApp

ANCONA – Lo smartphone è entrato sempre più prepotentemente nella vita di ognuno di noi e negli ultimi anni si è diffuso sempre maggiormente anche tra i bambini. Basta vedere i dati dell’indagine dell’Associazione Nazionale Dipendenze tecnologiche (Di.Te) realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria Condivisa dalla quale emerge che il 33% dei bambini tra i 5 e i 6 anni ha già un profilo social, anche se per averlo occorre aver compiuto 14 anni, l’83% usa il tablet, il 59% utilizza app di messaggistica come WhatsApp.

Il 60% dei genitori di bambini nella fascia d’età 0-4 ann, intrattiene i propri figli utilizzando i dispositivi (smartphone e tablet), mentre il 67% usa questi device in loro presenza. La percentuale sale ulteriormente con il crescere dell’età dei figli, tanto che l’88% dei genitori intervistati ha dichiarato di intrattenere i figli nella fascia 4-9 anni con smartphone o tablet e di usarli in loro presenza (96%), oltre che di concederne l’uso prima di dormire (37%), quando sono stanchi o agitati (30%) o durante i pasti (41%).

Nella fascia di età 9-14 anni i device sono ancora più diffusi: il 98% dei ragazzi usa smartphone e tablet durante la giornata, il 62% prima di addormentarsi, l’81% ha dichiarato di annoiarsi quando non usa questi mezzi tecnologici. Il 57% dei ragazzini tra 9 e 14 anni ha dichiarato che preferisce rimanere connesso piuttosto che uscire, il 77% ha detto di arrabbiarsi quando viene fatto disconnettere.

Insomma i ragazzi e persino i bambini sono sempre più iperconnessi. Internet, social network, giochi, Tiktok attirano bambini e ragazzi tenendoli incollati allo schermo. Le ultime ricerche sulla funzione del cortisolo-dopamina correlato all’uso dei device, evidenziano che «utilizzare frequentemente questi dispositivi altera il sistema dopaminergico e del cortisolo producendo stati di dipendenza» spiega la psicoterapeuta dell’età evolutiva Francesca Mancia.

Francesca Mancia, psicoanalista Spi (Società Psicoanalitica Italiana) e psicoterapeuta infantile Tavistock Centro Ricerche di Psicoanalisi di Gruppo di Ancona

L’uso di smartphone e tablet attiva il sistema della ricompensa e il rilascio di dopamina: creando aspettative di piacere, aumenta la dipendenza dai dispositivi nei soggetti di età evolutiva (fino a 14 anni), la sospensione dell’uso dei device provoca «un aumento dello stress sia negli adulti che nei bambini, con sofferenza delle connessioni neuronali, ecco perché nel post pandemia – osserva – abbiamo visto una serie di problematiche legate all’uso di sostanze psicoattive, di disregolazione emotiva, self-catting, disturbi di alimentazione, tutti legati al disturbo di impulso e di tolleranza alla frustrazione e di mancata gestione dei sistemi di desiderio o frustrazione del desiderio, noia e pazienza nel tentare di tollerare queste fasi nel raggiungimento di un obiettivo e la fatica che si deve fare per raggiungerlo».

Usciti dal lockdown secondo la dottoressa Mancia i soggetti hanno ricominciato a socializzare tramite i dispositivi con una ipersollecitazione dei questi sistemi neuronali, sperimentando competenze acquisite in fase pandemica quando erano fortemente interconnessi con il mondo digitale. Non solo nei bambini con la pandemia i dispositivi sono diventati protagonisti dell’apprendimento anche con la Dad, didattica a distanza. «L’uso di smartphone e tablet – prosegue – incrementa il rilascio di neurotrasmettitori e altera il sistema ormonale, per questo in ambito scolastico dovrebbe essere consentito in termini di approfondimento dello studio, di esplorazione e guidato con laboratori e corsi, piuttosto che solo per accedere al registro scolastico, o per interagire con i genitori o gli amici. In ambito scolastico sia i ragazzi che i docenti dovrebbero essere limitati nell’uso dei cellulari, in quanto il buon esempio è il faro che i ragazzi possono seguire».

«Impedire l’uso» di smartphone e tablet, secondo Mancia «nel 2023 non è una strada costruttiva» si dovrebbe piuttosto puntare su «momenti di riflessione attraverso laboratori» nelle scuole. Momenti di riflessione che per la psicoterapeuta dovrebbero estendersi anche alle aziende che producono videogiochi e chat «in termini di tutela e prevenzione dei minori: molti adolescenti infatti non sono più presenti nei social utilizzati dai genitori o dagli adulti, ma seguono un prolificare di nuovi canali che li tengono fuori dal pensiero guida degli adulti». Temi che la dottoressa Mancia affronta anche nei corsi di preparazione al parto che tiene in Asur, per formare le future mamme sui rischi connessi alle tecnologie.

Secondo Mancia è la paura della solitudine e dell’isolamento a spingere verso la dipendenza tecnologica, e «il continuo refresh delle pagine social è condizionato dal sistema dopaminergico: è proprio questo, il refresh, a provocare eccitazione e astinenza». Una parte della popolazione, aggiunge, «non riesce a disconnettersi per il timore di stare soli con se stessi a contatto con la natura».

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