Ancona-Osimo

Balneari sul piede di guerra, Montagnoli (Sib): «A rischio la proroga delle concessioni. Che futuro avremo?»

La proroga di un anno delle concessioni, varata dal Governo Meloni, rischia di essere inapplicabile dopo l'ultima sentenza del Consiglio di Stato. Ecco cosa chiedono gli addetti ai lavori

Civitanova (foto Ufficio Turismo Comune di Civitanova)

ANCONA – «La situazione è peggiorata, il nostro futuro è sempre più incerto e non sappiamo che fine faranno le nostre imprese in cui abbiamo investito capitale e sacrificio». Il grido di allarme arriva da Romano Montagnoli, presidente Sib Marche, Sindacato italiano balneari.

La proroga di un anno delle concessioni balneari, varata dal Governo Meloni, rischia di essere nei fatti inapplicabile dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato: qualunque Comune decidesse di concedere proroghe delle licenze oltre il 31 dicembre 2023, data in cui scadranno, rischia di vedere questa iniziativa disapplicata in ambito amministrativo.

La Bolkestein continua a pendere sugli operatori balneari che si sentono in balia del loro destino, in vista di gare che potrebbero portar via l’unica fonte di reddito e investimento di una vita. Romano Montagnoli, titolare di un balneare (Bagni Windsurf di Porto San Giorgio) punta il dito contro «l’inerzia del governo. Siamo di fatto ad un punto fermo».

L’ultima pronuncia del Consiglio di Stato (primi di marzo) «annulla la mini proroga concessa con il decreto Mille Proroghe» che concedeva un anno in più ai balneari, dilatando le concessioni fino al 31 dicembre del 2024, «una proroga – sostiene Montagnoli – che era già stata prevista dal governo Draghi nel caso in cui i Comuni non fossero riusciti a bandire nei tempi le gare».

La richiesta degli operatori è quella di «impugnare le due sentenze del Consiglio di Stato (novembre 2021 e marzo 2023) che di fanno dichiarano illegittima la proroga delle concessioni oltre il 2024., perché contraria ai principi europei». In pratica allo stato attuale gli operatori balneari possono contare, salvo cambiamenti, su due sole stagioni di lavoro e poi tutto torna in ballo con le gare.

La preoccupazione non riguarda solo gli investimenti compiuti nelle attività che rischiano di svanire, ma anche il fatto di «aver garantito per anni la cura della spiaggia e il salvataggio del bagnanti, compiti concessi proprio nella logica delle concessioni date dai Comuni. Le nostre attività sono una scelta di vita, e spesso sono imprese famigliari: molti nostri figli hanno rinunciato a studiare per dedicarsi alle attività, ora che futuro avremo?».