Ancona-Osimo

Auchan-Conad, deposito osimano ancora in stallo

Ancora nessuna garanzia occupazionale per i 101 lavoratori di Xpo. L'azienda è in attesa di risposte da Conad e Sma. Intanto è stata aperta una procedura di mobilità per 22 persone. Cresce la preoccupazione

ANCONA – Non si sblocca ancora la situazione del deposito osimano Xpo.
Dopo l’acquisizione di Auchan Retail da parte di Conad c’è forte preoccupazione fra i lavoratori sul loro futuro occupazionale. Questa mattina Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno incontrato il titolari di Xpo che hanno in affitto il ramo d’azienda (fino a marzo 2021) che rifornisce i punti vendita Sma.

Un incontro interlocutorio nel quale Xpo ha spiegato di aver chiesto a Conad e Sma garanzie sul fatturato dal momento che con il proseguire dei passaggi dei negozi in Conad sta registrando un calo importante dell’attività che preoccupa i lavoratori e la stessa Xpo. Inoltre l’azienda ha chiesto garanzie occupazionali per i 101 dipendenti che lavorano nel deposito osimano, dove è stata aperta una procedura di mobilità per 22 persone alla quale hanno aderito 11 dipendenti, ma gli altri 11 non hanno accettato.

I sindacati dal canto loro hanno proposto per gli 11 dipendenti che hanno aderito alla proceduta di mobilità di attivare in alternativa dei contratti di solidarietà, ma su questo punto Xpo ha fatto sapere di dover prima attendere le risposte chieste a Conad e Sma che si sono riservate entrambe di fornirle entro fine anno. Insomma situazione ancora in stallo totale.

Lieve spiraglio invece a Roma, dove presso la sede Conad si è tenuto l’incontro tra i rappresentanti nazionali dei sindacati e Margherita Distribuzione, la nuova ragione sociale creata da Conad per gestire i punti vendita Auchan acquisiti con il closing finanziario del 31 luglio scorso, ma non passati direttamente in azienda per non virtuosi sul fronte degli utili. Durante il vertice, convocato in maniera lampo da Conad, l’azienda ha fatto sapere che includerà nei passaggi altri 19 ipermercati italiani, portando la quota dei punti vendita da 154 a 173, operando però in questi 19 riduzioni di superficie del 30-50%. Restano fuori però ancora 52 negozi italiani.

 

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