Ancona-Osimo

Adolescenti, sempre di più cercano lo sballo negli psicofarmaci. Lo psichiatra Volpe: «Fenomeno in aumento nelle Marche»

Un giovane su 10 in Italia fa uso di psicofarmaci a scopo 'ricreativo'. Ne abbiamo parlato con il professor Umberto Volpe, direttore della Clinica Psichiatrica dell'Azienda ospedaliero universitaria delle Marche

ANCONA – Lo sballo? Sempre più spesso viene ricercato negli psicofarmaci, specie tra i giovanissimi. Un giovane su 10 in Italia fa uso di psicofarmaci a scopo ‘ricreativo’. A fornire il dato è la Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (Sinpf), che in occasione del XXIV Congresso nazionale ha lanciato l’allarme sul boom di questo fenomeno tra gli adolescenti, precisando che si tratta di medicinali importanti per la terapia di diverse problematiche, ma che se usati con modalità non corrette possono avere ripercussioni negative.

Tra gli psicofarmaci che non richiedono prescrizione medica i più utilizzati nell’ultimo anno, secondo una ricerca del Cnr, ci sono i farmaci per dormire (5%) seguiti da quelli per l’umore e le diete (1,7% per entrambe le tipologie) e quelli per l’attenzione (1,2%). Si tratta di farmaci utilizzati in percentuale maggiore dalle ragazze, con un rapporto di genere minimo pari a 1,8 per i farmaci per l’attenzione e più che triplo (3,4) in riferimento ai farmaci per le diete.

Il 18% degli studenti ha utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso del 2021: il 2,8% ne ha fatto un uso frequente e quasi il 10% dei ragazzi è ‘poliutilizzatore’, ed ha utilizzato almeno due sostanze negli ultimi 12 mesi. Tra le sostanze illegali la più diffusa è la cannabis, seguita dalle sostanze sintetiche. Ne abbiamo parlato con il professor Umberto Volpe, direttore della Clinica Psichiatrica dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche.

Umberto Volpe, primario Clinica di Psichiatria di Torrette

Qual è la situazione nelle Marche in base al suo osservatorio all’ospedale regionale di Torrette? Quanti casi del genere avete riscontrato o che tipo di crescita rispetto al passato?
«Il fenomeno del ‘coming-off prescription’, cioè l’impiego di farmaci convenzionali per uso ricreativo-abuso, è in costante crescita da anni e non riguarda solo gli psicofarmaci: ad esempio, anche alcuni sciroppi per la tosse o antidiarroici possono essere utilizzati in tal senso. I casi si sono registrati in tutto il mondo, dai paesi in via di sviluppo – dove la reperibilità di altre sostanze d’abuso è più scarsa – ai paesi occidentali, in cui la legislazione in materia non prevede sanzioni per alcune sostanze non incluse negli elenchi degli stupefacenti. Si tratta quindi di fenomeni ‘globali’ che raggiungono anche il nostro Paese e la nostra Regione, sebbene forse con ritardo rispetto ad altri contesti Europei o Nord-Americani, dove il fenomeno è stato già studiato più sistematicamente. In linea generale, ma anche dal nostro punto di osservazione, il fenomeno è certamente in aumento. Nel report del gruppo di ricerca del Cnr si fa riferimento ad un aumento del 15-20% di questi fenomeni e sembrano stime attendibili e generalizzabili anche ai nostri contesti locali».

Come spiega questa crescita?
«Le cause sono probabilmente molteplici. In primo luogo, vi è la disponibilità di farmaci che sono prescritti convenzionalmente e quindi possono essere reperiti dai ragazzi nell’armadietto dei farmaci di casa, se un parente o un conoscente ha ricevuto regolare prescrizione. In tal senso, è significativo anche il dato correlato al Covid-19, che ha indotto un ulteriore incremento delle prescrizioni di farmaci psicotropi ai tempi della pandemia e, quindi, un’ancora maggiore disponibilità. In secondo luogo, la disponibilità in circuiti legali chiaramente favorisce anche la diffusione nei mercati illegali, gli ‘street markets’. Ma, soprattutto, è da rilevare un ruolo cruciale della rete di Internet: tanto attraverso la diffusione nel ‘dark web’, quanto anche attraverso le notizie in merito che circolano sui social media, questi fenomeni hanno ricevuto una notevole eco mediatica. Rispetto al mondo reale, il mondo virtuale consente agli ‘psiconauti’ di essere molto avvantaggiati nel reperire queste sostanze direttamente online, mantenendo l’anonimato e quindi con un minore rischio di essere individuati e perseguiti tempestivamente».

Cosa possono fare le famiglie e quali sono i segnali e i campanelli d’allarme a cui prestare attenzione?
«Le famiglie possono e devono fare quello che normalmente si richiede alle figure genitoriali, ovvero accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita e monitorare i loro comportamenti. I quadri clinici che possono insorgere variano molto a seconda delle sostanze assunte, della dose assunta (spesso, i farmaci psicotropi ‘convenzionali’ vengono assunti a dosi non convenzionali ovvero in ‘megadosi’) e della frequenza di assunzione (da occasionale a continua). Pertanto, non è semplice dare dei consigli validi in generale anche se i sintomi più frequentemente ricercati dai ragazzi sono l’euforia o, all’opposto, l’estrema sedazione. Però, in questo senso, molto dipende anche da eventuali associazioni con altre sostanze d’abuso (soprattutto, cannabis, cocaina o alcol), i cui effetti possono combinarsi o presentarsi in rapida successione. In generale, possiamo dire che i cambiamenti bruschi della personalità o delle abitudini di vita possono rappresentare un elemento che i familiari dovrebbero discutere con i propri ragazzi».

In questa fase, quali sono le altre cause che più frequentemente richiedono un ricovero nel vostro reparto?
«Spostarsi dalla psichiatria dell’adulto verso la psichiatria “di transizione” (ovvero quella fase di passaggio dall’adolescenza all’età adulta), richiede un notevole cambiamento di paradigma. Lavorare con i ragazzi richiede un’attenzione ed una formazione specifica, in quanto i quadri clinici sono meno convenzionali, più sfumati ed indistinti. Si tratta, cioè, non solo di quadri psicopatologici iniziali di disturbi tipici dell’età adulta, quali schizofrenia, disturbo bipolare o depressione maggiore. Spesso, giungono alla nostra osservazione anche forme più ‘indistinte’ e ‘generiche’ in termini sintomatologici, con prevalenza di sintomi poco specifici per singoli disturbi: dall’insonnia all’ansia, dalla disregolazione emotiva all’impulsività, dall’ideazione suicidaria all’autolesionismo. Va però sottolineato che l’uso di sostanze, anche se magari non rappresenta il problema primario che si presenta all’osservazione, è sempre più spesso associato all’emergere di problemi di salute mentale, rispetto al passato».

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