Ancona-Osimo

Natale e possibile strette del Governo, Acquaroli: «C’è forte esasperazione tra i marchigiani»

Il governatore, a margine del Consiglio regionale, ha evidenziato i cambi di strategia sulla linea tenuta dal Governo nella gestione della pandemia e le ricadute sul territorio

Francesco Acquaroli

ANCONA – «Cambi repentini di strategia che ci lasciano perplessi». È questo l’Acquaroli “pensiero” sulle nuove possibili strette ventilate dal Governo in vista delle festività Natalizie, che secondo indiscrezioni potrebbero portare alla zona rossa su tutto il Paese. «L’esasperazione che si vive, la crisi economica, la paura dal punto di vista sanitario e per il futuro sono già un messaggio chiaro e forte – puntualizza il governatore – ma quando il  messaggio non è fondato sulla consapevolezza di ciò che ci aspetta e che dobbiamo fare, diventa tutto più difficile».

Il presidente della Regione, sollecitato dai giornalisti a margine della seduta odierna del Consiglio regionale, ha spiegato che nella gestione della pandemia «il dialogo e l’interlocuzione devono fondarsi su una linearità, diventa difficile confrontarsi con un cambio repentino continuo di strategie».

Rimarcando i diversi Dpcm che si sono succeduti da ottobre fino all’ultimo, arrivato il 4 dicembre e che avrebbe dovuto regolare il periodo delle feste fino al 15 gennaio, il governatore ha parlato di «diverse situazioni che si accavallavano» e che hanno reso non facile «dare un messaggio univoco in queste condizioni», mentre ha sottolineato l’importanza di «dare un messaggio chiaro» alla popolazione.

«La chiusura arancione, quella gialla e rossa, l’apertura per le feste, la chiusura per le feste» un sistema di comunicazione «che per la stragrande maggioranza delle persone sono messaggi irrecepibili» lamenta, mentre «per comunicare con le grandi masse bisogna essere semplici e chiari, che è quello che non si sta facendo adesso perché mancano linearità e chiarezza».

Sulla possibile apertura dei piccoli Comuni agli spostamenti nelle giornate festive, il governatore ha spiegato: «La battaglia che mi sentivo di fare era proprio verso le piccole realtà che con 500-1000 abitanti, non sono molto probabilmente la causa degli assembramenti né della grande curva epidemiologica, ma che rischiano di pagare un isolamento che ormai continua da settimane e mesi».

Il presidente, evidenziando lo stato di esasperazione vissuto dalle persone,  ha spiegato: «Il Dpcm confermato solo una settimana fa doveva essere un punto di riferimento, la conferma di una strategia assunta il 3 ottobre, invece vediamo che ancora oggi c’è una discussione in atto. Non c’è porto sicuro per un marinaio che non sa dove andare».

A pochi giorni dallo screening di massa che le Marche si apprestano ad avviare il 18 dicembre, come prima regione in Italia, «è una certezza che vorremmo dare insieme ai sacrifici che chiediamo ai marchigiani: la certezza di poter fare gratuitamente l’accertamento», un risparmio per le famiglie, chiarisce il presidente.

«Un grande sforzo che compie il sistema sanitario» per individuare e isolare i positivi e poi tracciarne i contatti, «una mappatura aggiornata della situazione dell’andamento del contagio epidemiologico della pandemia», ma non «una patente di libertà» perché si tratta di una istantanea di quel preciso momento, puntualizza il governatore.

Lo screening sarà utile alla Giunta anche a definire il fabbisogno vaccinale anti covid delle Marche. «I cittadini hanno mostrato e mostrano una grande pazienza, grande comprensione e grande senso di responsabilità» spiega, sottolineando «non ho motivo di dubitare che anche questa volta il contributo della cittadinanza sarà elevato».

Acquaroli ha ribadito che l’Rt (indice di trasmissibilità del virus) nelle Marche «è basso», mentre il dato relativo alle terapie intensive «è alto», mancano medici e posti letto perché «i lavori non sono stati fatti». «Sto dicendo a tutti di fare attenzione, di non fare i cenoni», ma il governatore non ha dubbi, «ho fiducia nei marchigiani», se «ci sono misure giuste secondo me la gente risponde».

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