Ancona-Osimo

Accoltellamento nell’hinterland anconetano, la criminologa: «Delinquenza giovanile in preoccupante aumento. Si abbassa l’età»

La dottoressa Margherita Carlini spiega che i dati dei servizi sociali confermano un incremento del fenomeno della delinquenza giovanile e un abbassamento dell'età in cui si commettono crimini

ANCONA – «I dati sulla delinquenza giovanile ci dicono che c’è stato e che c’è un aumento preoccupante». Lo rileva la criminologa Margherita Carlini all’indomani dell’accoltellamento tra giovani nell’hinterland dell’anconetano che sarebbe avvenuto nelle prime ore di venerdì 1° settembre per questioni di droga, nel quale è rimasto ferito alla schiena un 16enne, che sarebbe stato colpito da un 20enne.

Un caso che si è verificato a distanza di meno di una settimana dall’omicidio di Sirolo, in cui è morto il 23enne albanese Klajdi Bitri: indiziato dell’omicidio un 27enne algerino (Fetah Melloul). Alla base dell’omicidio ci sarebbero questioni di viabilità stradale. Episodi che vedono giovani scagliarsi contro altri giovani, in una spirale di violenza che preoccupa.

A confermare l’escalation di delinquenza giovanile sono «anche i dati dei servizi sociali» conferma la criminologa, che evidenzia anche un altro dato saliente, ovvero che «va ad abbassarsi l’età in cui iniziano ad essere commessi i crimini». «Sono sempre di più i crimini che i ragazzi, adolescenti commettono» aggiunge, spiegando che «le motivazioni» alla base di questi episodi «sono molteplici, non possiamo pensare ad una unica causa», ma sicuramente alla base c’è anche l’esposizione di giovani e giovanissimi «a modelli di comportamento aggressivo, posti in essere da coetanei o dagli adulti, attraverso i media e i social media».

La criminologa Margherita Carlini

Una esposizione spiega, che «contribuisce a un abbassamento di percezione dell’illecito». Alla base del fenomeno c’è anche «l’emulazione dei comportamenti aggressivi adulti o il fatto di derivare da contesti socio-familiari in difficoltà, economica o con disagio generazionale legato anche all’inadeguatezza educativa del contesto familiare che non riesce a trasmettere regole, una funzione contenitiva e regolativa e a realizzare una buona trasmissione dei valori».

Ad avere un ruolo cruciale non è però solo la famiglia: secondo la psicoterapeuta Carlini anche una «carenza delle strutture scolastiche ed extrascolastiche che hanno una funzione educativa e di contenimento di determinati comportamenti può avere un peso sul fenomeno della criminalità giovanile».

Cosa si può fare? «Sarebbe importante una collaborazione tra istituti educativi» ovvero tra scuola e famiglia «nell’ottica di facilitare la comprensione delle conseguenze delle azioni: parliamo infatti di adolescenti, i quali hanno uno sviluppo cognitivo che non è completo e ai quali, quindi, possono sfuggire quelle che possono essere le conseguenze delle proprie azioni» specie nei casi in cui «il comportamento aggressivo viene posto in essere per emulazione».

Importante anche «sostenere i giovani nel raggiungimento dei loro obiettivi di realizzazione di vita, e, soprattutto, è importante educarli all’emotività, alla conoscenza e alla comprensione delle loro emozioni. La rabbia – aggiunge – è un’emozione, non è qualcosa da escludere, fa parte del nostro funzionamento, è un’emozione che dobbiamo imparare ai giovani a riconoscere e a gestire in modo sano».

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