Ancona-Osimo

Aborto, ad Ancona in 2mila per la manifestazione nazionale di Non Una di Meno

Le attiviste sono giunte in pullman anche da Lombardia, Lazio, Emilia Romagna e Veneto per chiedere «l'aborto libero, sicuro e gratuito per tutti»

ANCONA – Erano quasi in 2mila le attiviste giunte da diverse regioni italiane ad Ancona per la manifestazione nazionale di Non Una di Meno. La richiesta, lanciata dal movimento per i diritti femminile, è quella di garantire nelle Marche «l’aborto libero, sicuro e gratuito per tutti». Numerose le associazioni che hanno aderito, tra le quali Aied, Molto + di 194, Gulliver e Potere al popolo.

Tra le ragioni che hanno spinto alla manifestazione «l’alto livello di obiezione di coscienza che si registra nelle Marche pari all’80% – spiega Marte, una delle attiviste di Non Una di Meno – tra i più alti in Italia» con una provincia «Fermo» in cui «il 100% dei ginecologi (dato al 2021) è obiettore di coscienza e l’interruzione volontaria non viene praticata, così come non viene praticata ad Ancona dopo lo stop alla convenzione con Villa Igea».

Ma secondo Non Una di Meno, che fornisce un quadro anche delle singole province, l’obiezione è elevata anche in altre aree e in particolare «in provincia di Macerata si attesta all’81% tra i ginecologi, in provincia di Ancona al 70,6%, in provincia di Pesaro Urbino al 65,6%, mentre nell’ascolano al 57,9%».

«Vogliamo che la genitorialità sia una scelta e l’aborto un diritto – aggiunge Marte – e tutte le politiche conservatrici che obbligano la maternità le respingiamo. Esprimiamo sostegno alle persone razzializzate, alla comunità lgbtqia+ e alle persone che hanno un permesso di soggiorno e che sono più a rischio di essere escluse dall’accesso alla salute e all’Ivg».

Con un proprio «spezzone autonomo» ha aderito alla manifestazione anche il collettivo Sister On The Block di Fano: «Non accettiamo la narrazione sensazionalistica che viene fatta sui nostri corpi» dicono, evidenziando che «in questa regione il diritto all’aborto è sotto attacco e in crisi molto prima che arrivasse la giunta Acquaroli. perché le giunte di centrosinistra hanno lavorato affinché il diritto all’aborto fosse ostacolato e già i tassi di obiezione era altissimi».

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