Ancona-Osimo

8 Marzo, le reti femministe Marche e Umbria unite per la 194

La rete femminista "Molto più di 194" ha manifestato con la rete Umbra per tenere accesi i riflettori sulla corretta applicazione della legge 194

La manifestazione della rete femminista delle Marche

ANCONA – «C’è bisogno di presidi di donne che siano attente ai servizi, che li preservino e li amplino, servizi che devono restare pubblici e non gestiti dalle associazioni pro-life, affinché sia garantita la libera scelta». Rossana Montecchiani, attivista della rete femminista “Molto più di 194” riflette sulla condizione femminile in occasione della Giornata Internazionale della Donna che si celebra oggi, 8 marzo.

«Le donne hanno lottato moltissimo per i loro diritti e sono riuscite a cambiare in qualche modo anche lo stesso welfare, con i consultori e il diritto al lavoro». Diritti che però oggi, come fa notare «sono rimessi in discussione» per questo le donne devono vigilare.

La rete femminista delle Marche si è unita a quella Umbra e ha messo in campo una serie di iniziative congiunte per tenere accesi i riflettori sui diritti delle donne nelle due regioni dove affermano che la legge 194 è messa in discussione dalle politiche adottate dalle rispettive Giunte regionali. Ma in previsione c’è l’allargamento anche con le reti che si sono venute a formare anche in altre regioni, in particolare Piemonte, Abruzzo e anche Calabria.

Le donne sono scese in piazza, in varie città delle Marche e dell’Umbria, con cartelloni e striscioni per affermare il loro diritto di dire di no, anche se dolorosamente ad un figlio, ma anche per chiedere la distribuzione della pillola Ru486 nei consultori, come disposto nelle linee di indirizzo ministeriali.

Nelle Marche a far esplodere le proteste, era stata la decisione della Giunta regionale di non consentire la distribuzione della cosiddetta pillola abortiva (Ru486) nei consultori della regione e i concetti espressi dal capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli che prima aveva espresso il concetto di sostituzione etnica e poi aveva parlato del ruolo femminile all’interno della famiglia, confinando la donna all’accudimento dei figli.

Il gruppo femminile aveva iniziato a manifestare con dei flash mob il 9 gennaio scorso, nel capoluogo e in altre città delle Marche, per protestare sulla scelta della Giunta regionale di non permettere la distribuzione della pillola abortiva Ru486 nei consultori e per aver espresso l’intenzione di rimodulare i centri antiviolenza. La rete femminista aveva fin da subito parlato di «attacchi che il sistema patriarcale rivolge al corpo, ai desideri, ai bisogni delle donne e non solo».

Poi una nuova manifestazione si era tenuta il 6 febbraio quando in Piazza Roma ad Ancona si erano ritrovate un migliaio di persone per sostenere la corretta applicazione della legge 194. Ma a far infuriare le donne sono state anche «le ultime esternazioni della Giunta e la presentazione della proposta di legge solo a sostegno delle famiglie naturali in cui si afferma l’esistenza di un’unica tipologia di famiglia, con un’impostazione anacronistica e retrograda, confermano che il governo della Regione sia in mano a maestri del patriarcato che sono legati all’organizzazione generale di una società fatta di violenza e oppressione contro le donne e soggettività libere (LGBTQI)» si legge in una nota stampa della rete femminista “Molto più di 194”.

La manifestazione della rete femminista Marche con la rete Umbra

«La contraccezione è una mia scelta – afferma la ginecologa Marina Toschi – deve essere libera e gratuita come stabilito dalla legge 194. Non si può pensare di tornare a prima degli anni ’60: il mondo va avanti, la sessualità è libera e fluida, ognuno può esercitarla come crede, non possiamo tornare indietro da queste conquiste. Non ci riusciranno, non ci farete la festa, faremo tempesta».

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