Ancona-Osimo

Carta Europea del Turismo Sostenibile: i parchi regionali perdono la certificazione

Alleanza Associazioni Ambientaliste: «Questo è l’ultimo atto del declino dei parchi, la politica regionale e gli enti locali invertano subito rotta. Solo così potremmo rispondere ai cambiamenti climatici e dare risposte al territorio»

MONTEMARCIANO – «Mentre al meeting di Cop 25 a Madrid si discute dell’urgenza di mettere in campo azioni a sostegno dell’ambiente e del clima, da Bruxelles arriva la notizia della perdita della certificazione della Carta Europea del Turismo Sostenibile per le aree protette regionali». È l’allarme lanciato dall’Alleanza delle Associazioni Ambientaliste: Forum Paesaggio Marche, Lega Anti Caccia Marche, Legambiente Marche, Lupus in Fabula, Italia Nostra Marche, Pro Natura Marche, WWF Marche.

«Un fatto molto grave in controtendenza con quanto sta accadendo nel resto del Paese dove invece si mettono in campo azioni per valorizzare le aree protette, e proprio quando il Ministro dell’Ambiente parla di Italia come “Paese Parco”. Purtroppo questo è solo l’ultimo atto del lento declino delle aree protette marchigiane a cui abbiamo assistito in questi anni. È più che urgente invertire la rotta, mettendo i parchi al centro delle azioni per contrastare i cambiamenti climatici, con una programmazione e finanziamenti per investimenti chiari e di lungo periodo, così da restituire pregio e potenzialità all’intero sistema verde regionale».

Questo il commento dell’Alleanza delle Associazioni Ambientaliste riguardo il mancato rinnovo della certificazione CETS (carta europea del turismo sostenibile) ai parchi regionali durante la cerimonia annuale di consegna degli attestati a Bruxelles. La CETS rappresenta un importante strumento metodologico, oltre che una certificazione Europea, coordinata da EUROPARC Federation e promossa a livello nazionale dalla Federparchi con il contributo del Ministero dell’Ambiente, che permette una migliore gestione delle Aree Protette e il riconoscimento a livello internazionale.

«Nel 2013 a Bruxelles tutte le aree protette marchigiane ottennero la certificazione CETS, dopo anni di intenso e qualificato lavoro in rete, facendo brillare la Regione Marche come unica a livello nazionale ad aver ottenuto questo importante risultato. Peccato che questo sia stato l’ultimo momento di gloria per i parchi marchigiani. In questi anni le scelte della Regione e degli enti locali sui polmoni verdi del nostro territorio hanno subito una drastica involuzione – continuano gli ambientalisti –. Il taglio delle risorse per gli investimenti e il continuo ritardo nel disporre quelle per le spese correnti da parte della Regione hanno messo in difficoltà la quotidianità delle aree protette e interrotto la loro capacità di realizzare eventi, iniziative e mettere in piedi progettualità per continuare la crescita di un settore così strategico per la nostra regione».

«Abbiamo visto promettere una riforma regionale sulle aree protette che non è mai arrivata e abbiamo assistito all’inspiegabile e gravissimo commissariamento del Parco del Conero già appesantito dal taglio delle risorse. Di fronte ad una grande possibilità offerta dall’istituzione dell’Area Marina del Conero abbiamo assistito invece ad un totale stallo e alla sua eliminazione dal dibattito politico. Le aree protette, invece, rappresentano una straordinaria opportunità di sana gestione del territorio, di incremento dei percorsi virtuosi e di modello di sviluppo, anche per il territorio prossimo ai parchi, su cui bisognerebbe investire. Lavorare sulla qualità del turismo, dell’economia sana e commisurata al territorio, della gestione idrogeologica e sulla conservazione della biodiversità sempre più minacciata dai cambiamenti climatici, non può infatti che passare dalla valorizzazione dei parchi come modello di sviluppo locale. Per questo – concludono le Associazioni – ci appelliamo alla politica regionale e locale affinché punti con coraggio, coerenza e convinzione sul futuro dei parchi, senza rinviare scelte strategiche e accampare scuse che rallentano il percorso verso l’economia circolare di questo territorio, provocando danni e sperperando patrimoni collettivi come le aree protette».