Ancona-Osimo

Agricoltura sociale e metodo Montessori. Le Marche scelgono la longevità attiva

«Siamo la regione più longeva d'Italia e, quindi, evidentemente abbiamo già dei comportamenti virtuosi e possiamo ancora migliorare la vita degli anziani sia dal punto di vista fisico che psicologico», dice l'assessora regionale all'Agricoltura, Anna Casini. Domani a Chiaravalle un incontro

Un momento della conferenza stampa

CHIARAVALLE- La longevità attiva in ambito rurale evolve sperimentando il metodo Montessori adattato alle persone anziane malate di Alzheimer. La Regione Marche, l’Istituto nazionale di riposo e cura per anziani (Inrca) e la Fondazione Chiaravalle Montessori collaborano per individuare nell’azienda agricola che si impegna e progetta nel welfare, l’ambiente più adatto a questo tipo di sperimentazioni, finalizzate alla cura e alla gestione delle malattie degenerative nell’anziano con carenze cognitive. Di questo si discuterà domani (22 settembre) a partire dalle 9:00 al Teatro Valle di Chiaravalle, durante il convegno “Longevità attiva in ambito rurale: l’anziano al centro di un progetto di vita. Condivisione di esperienze sulla prospettiva Montessori per gli anziani con disturbi cognitivi”. Promosso dalla Regione Marche, nell’ambito delle iniziative del Psr e dall’Inrca vedrà anche la partecipazione di relatori internazionali che illustreranno le esperienze avviate all’estero del metodo montessoriano collegato alla cultura geriatrica.

«La Regione Marche è stata pioniera dell’agricoltura sociale con importanti risultati. Per le sperimentazioni avviate è presa come riferimento e rientra tra le cinque regioni presenti nell’Osservatorio nazionale dell’agricoltura sociale istituito dal Ministero. Abbiamo lavorato sulla diffusione degli agrinido, sui progetti degli orti (orti scolastici, orticoltura urbana e penitenziaria), abbiamo dato vita alla longevità attiva in ambito rurale- afferma l‘assessora regionale all’Agricoltura, Anna Casini-. Ora iniziamo a guardarci attorno, oltre le sperimentazioni avviate, per ricercare quei supporti scientifici necessari a sviluppare un welfare rurale virtuoso. Sono temi che non possono essere affrontati solo dal mondo agricolo, serve un supporto scientifico. Siamo la regione più longeva d’Italia e quindi evidentemente abbiamo già dei comportamenti virtuosi e possiamo ancora  migliorare la vita degli anziani sia dal punto di vista fisico che psicologico».

«Abbiamo attivato con la regione degli accordi già dal lontano 2012, accordi che si sono sviluppati negli ultimi anni proprio per la realizzazione di progetti di longevità attiva in ambito rurale- commenta Gianni Genga, direttore generale Inrca-. L’Inrca è interessata a definire un modello di agricoltura sociale integrato nella rete dei sevizi territoriali residenziali e semi residenziali».

«Grazie alla spinta della Regione Marche che ci ha messo in contatto con i colleghi della realtà montessoriana ci siamo resi conto che ci sono dei contatti tra quello che è il metodo montessoriano e la cultura geriatrica- spiega Fabrizia Lattanzio, direttore scientifico Inrca-. Il metodo montessoriano, nella cura dell’Alzheimer rappresenta un’opportunità per sperimentare nuovi approcci assistenziali ai malati che si affidano alle nostre strutture, ospedali, case di riposo e centri diurni. La prospettiva montessoriana, nota per richiedere la collaborazione attiva della persona, può ben integrarsi con il modello di accoglienza dell’impresa rurale che ha dimostrato, attraverso l’orticoltura e laboratori vari, di essere un luogo adatto a stimolare le capacità dell’anziano. È importante, infatti, organizzare attività che consentano di recuperare e mantenere le abilità fisiche e cognitive pregresse, anche attraverso semplici compiti quotidiani di cura dell’ambiente circostante».

«Maria Montessori è molto spesso considerata una pedagogista che ha inventato un metodo invece molto spesso si dimentica che Montessori è una scienziata-  sottolinea Alfio Albani, presidente Fondazione Chiaravalle Montessori-. Come diceva la Montessori: “Nel bambino c’è già tutto l’uomo, guardate l’uomo attraverso il bambino”. Nell’ultimo decennio si è andato sempre più a delineare un rapporto funzionale tra i precetti montessoriani e l’assistenza ai pazienti affetti da demenza senile».

La sperimentazione del metodo Montessori adattato alle persone anziane con deficit cognitivo è stata già applicata in campo internazionale e ha portato a risultati insperati su pazienti creduti fino a quel momento irrecuperabili. Gli anziani presentano miglioramenti nella motricità, nella capacità di scelta, nella conoscenza si sé e dell’ambiente che li circonda. Tutti aspetti che corrispondono con i target della normale applicazione scolastica della metodologia Montessori, ovvero lo sviluppo dell’autonomia e dell’indipendenza riferiti a persone adulte e/o anziane.

Secondo lo statunitense Cameron Camp –direttore di ricerca del Center for applied research in dementia a Solon – Ohio e pioniere e autore di diversi scritti su demenza senile e metodo Montessori- «occorre una visione montessoriana della demenza, dove l’esperienza acquisita dall’anziano non venga dispersa».

«Occorre guardare al mondo con gli occhi degli anziani: non siamo ancora formati a questa visione quando parliamo di loro. Siamo più orientati ai loro problemi, piuttosto che alle loro abilità» sostiene il francese Jerome Erkes.

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