Ancona-Osimo

Aborto, pannolini in Consiglio regionale. Bora: «Grave il coinvolgimento di due minori in questa iniziativa»

La consigliera del Pd ha replicato all'iniziativa del Centro di Aiuto alla Vita che le aveva recapitato 1.450 pannolini, uno per ogni bambino non nato nel 2019 nelle Marche. Dura condanna del gesto da parte della segretaria generale Cgil Barbaresi

L'assessora regionale Manuela Bora

ANCONA – «Siamo in democrazia ed ognuno è libero di esprimere la propria opinione, trovo tuttavia grave il coinvolgimento di due minori in questa iniziativa dal chiaro sapore politico». La consigliera regionale del Pd Manuela Bora replica così alla provocazione lanciata dal Centro di Aiuto alla Vita di Loreto, che nel pomeriggio di ieri ha lasciato per lei un carico di pannolini davanti alla sede dell’Assemblea Legislativa delle Marche (Palazzo Raffaello) in seguito allo scontro avvenuto nei giorni scorsi in Aula con l’assessore regionale alle Pari Opportunità Giorgia Latini sul tema aborto.

Scossa per la partecipazione di due minori all’iniziativa, Bora ha chiarito: «non sono una giustizialista, non sta a me fare segnalazioni, ma sono fiduciosa che una verifica su quanto accaduto sarà fatta dal Tribunale dei Minori, perché l’unica cosa che mi dispiace davvero in questa vicenda è che siano stati coinvolti due bambini così piccoli, che faccio fatica a capire come possano davvero comprendere ed elaborare una iniziativa di questo tipo». La consigliera ha provveduto a donare alla Caritas di Jesi i pannolini ricevuti.

Il 17 gennaio il presidente del Cav (Centro di Aiuto alla Vita di Loreto) Roberto Festa, con suo figlio di otto anni, una sua amichetta e il papà di lei hanno consegnato il pacco contenente 1.450 pannolini, ognuno dei quali rappresentava un bambino non concepito nel 2019 nelle Marche. «Una provocazione bonaria», come l’ha definita Festa che ha fatto trasalire Daniela Barbaresi. Proprio oggi in Consiglio si sarebbe dovuta discutere una mozione ad iniziativa dei consiglieri dem Bora, Mangialardi, Biancani, Carancini, Casini, Cesetti, Mastrovincenzo, Vitri, Santarelli sulla effettività dei diritti di scelta da parte delle donne in relazione all’interruzione volontaria di gravidanza nelle Marche, discussione che però è slittata ad una seduta successiva.

L’azione è stata commentata anche dalla segretaria generale Cgil Marche Daniela Barbaresi che l’ha definita «un attacco da condannare esprimendo tutta la solidarietà alla Consigliera Manuela Bora». La segretaria regionale di Cgil rimarca come, «a distanza di 43 anni, l’aborto continua a essere un tema di scontro ideologico. Ancora, come se questa scelta non fosse già abbastanza sofferta e tormentata per le donne, un
ulteriore carico di sofferenza viene loro imposto dall’esterno, com’è avvenuto con l’iniziativa inscenata davanti alla Regione dalla chiara matrice integralista. Quello che i suoi organizzatori considerano come una “bonaria provocazione” – prosegue – è in realtà una manifestazione profondamente offensiva della libertà e della dignità delle donne e
rappresenta l’ennesimo attacco a una legge dello Stato che riconosce il valore dell’autodeterminazione delle donne».

Secondo Daniela Barbaresi, «le donne devono poter essere libere di scegliere di essere o meno madri e, nel rispettare la loro scelta, deve essere garantita la loro salute, dando piena attuazione alla legge e concretezza ai diritti delle donne». La segretaria Cgil sottolinea che nelle Marche «sono ancora tanti i ritardi da colmare visto che solo il 6% delle interruzioni volontarie di gravidanza avviene con metodo farmacologico: valori ancora troppo lontani dalla media nazionale (21%) e da quelli di regioni come la Toscana (29%), l’Emilia Romagna (37%), la Liguria (38%) o il Piemonte (44%), mentre quasi una donna su dieci deve andare fuori regione per abortire. È poi sconsolante il quadro dei medici obiettori che rappresentano ormai il 70% dei ginecologi ospedalieri e il 30% di quelli dei consultori familiari».

Infine chiosa: «Nelle Marche, le donne non consentiranno passi indietro: c’è ancora tanto da fare perché la libertà di scelta e il diritto alla salute delle donne siano realmente e concretamente garantite».

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