Ancona-Osimo

Alluvione, la catena di solidarietà raccontata da chi l’ha vissuta: «Da Ancona ad Ostra, che disastro Pianello. Ma si continua a sorridere»

La storia di Arianna, Sara e altre dieci amiche che da Ancona hanno raggiunto in macchina i territori colpiti dall'alluvione: «Abbiam visto gente perdere tutto. Ai cani abbiamo portato del cibo»

La macchina di una delle dieci ragazze carica di aiuti (foto Moroni)

ANCONA – «A Senigallia, ho un’amica che ha perso tutto ciò che aveva in casa, ricordi compresi. Poco importa dei mobili, il grosso sono pagine di diario, fotografie, ecografie della gravidanza, lettere dei bambini per la Festa della mamma. Insomma, questa ragazza ha perso tutto. E tra l’altro aveva ristrutturato casa da poco».

Al centro, Arianna Moroni. Al lato, due del folto gruppo di amiche che ha aiutato le popolazioni alluvionate (foto Moroni)

A parlare, è Sara, una giovane donna di Ancona che preferisce omettere il cognome, «perché – spiega – ci sono persone che stanno lavorando da una settimana, dieci ore al giorno. Io non ho fatto veramente niente in confronto».

Sara, che vive in provincia di Ancona, non ha esitato neppure un attimo dopo aver saputo dell’alluvione. È uscita di casa ed è partita alla volta dei territori colpiti: «Mi ha sorpreso la tantissima solidarietà di chi si è messo a disposizione in qualsiasi modo, portando dal cibo al vestiario, all’aiuto fisico. Senza volontari, non so come avrebbe fatto la gente a ripulire le proprie abitazioni. Qui, si va casa per casa per dare una mano».

Nella vita di tutti i giorni sembra di essere individualisti e separati e in disgrazie come queste, invece, si riscopre la solidarietà delle persone. Chi non può aiutare a livello economico, dona il proprio tempo. In questi giorni – racconta Sara – ho visto tanti ragazzi ricoperti di fango continuare a spalare e a svuotare garage e mobili. Che è pure abbastanza rischioso, perché nel fango c’è di tutto. Vorrei dire che non esistono solo i ragazzi bulli, ci sono anche moltissimi bravi ragazzi. E bisogna farlo sapere».

L’auto carica di aiuti (foto di Arianna Moroni)

Come lei, da Ancona, è partita anche Arianna Moroni: «Tra domenica e questa settimana, saremmo state una decina». Un gruppo di ragazze volenterose che si è messo a disposizione di chi chiedeva aiuto. Due giorni dopo l’alluvione, Moroni, con alcune amiche, era al canile «Cuori pelosi» di Senigallia, per portare aiuti agli animali rimasti (quasi) sommersi dal fango.

Il messaggio postato sulla pagina Instagram personale e la catena di aiuti che si muove all’istante. Aiuti di gente comune, a pochi chilometri dalla zona devastata dall’alluvione: «Abbiamo caricato la macchina con qualsiasi cosa potesse tornare utile. Erano i primi giorni dopo l’alluvione e serviva tutto. Il nostro pensiero è andato alle persone e agli animali. Siamo arrivate con ciotole, crocchette e cucce, grazie anche ad una lista Amazon a cui hanno risposto in tanti».

Il secondo giorno, sono andate a Pianello di Ostra: «È come se quel luogo fosse considerato ˈzona rossaˈ, si trova proprio sotto Ostra. Abbiamo percorso strade difficili, quasi impercorribili. Abbiamo deciso di andare lì, dove era più difficoltoso arrivare».  

Una foto del 2014, scattata da Arianna Moroni. Lei era lì anche 8 anni fa

Poi, è stata la volta di Senigallia, nei garage del centro: «Ho visto coi miei occhi gente perdere tutto – dice Arianna –. Ora, più che vestiti e altro, servono soldi e persone disposte a spalare. I volontari arrivavano da ogni parte della regione e persino da fuori. Il ricordo che mi resterà di questa esperienza? Beh, che nonostante l’evento catastrofico, qualcuno ha continuato a sorridere. Mi hanno fatto riflettere le donne anziane che si rimboccano le maniche e imbracciano la pala per togliere il fango dalle loro case. Ma c’erano anche ragazzini di 14 anni al lavoro da mattina a sera, senza sosta. Io – giusto per farvi capire – ho gambe e braccia a pezzi dopo aver spalato solo 4 ore».

Moroni e le sue amiche erano già state a Senigallia 8 anni fa, nel 2014, quando il Misa esondò a maggio. «Senza considerare – riflette la ragazza – che dovremo parlare anche di tutte quelle popolazioni che nel mondo fanno fronte quotidianamente a simili emergenze, come quelle di Porto Rico. Se sia faticoso spalare fango? Sì, ma è doveroso essere al fianco di chi ha bisogno».

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