Ancona-Osimo

25 aprile, don Korceba: «Denazificare l’Ucraina? Il bue dà del cornuto all’asino. La Russia esprime odio verso nazione, similitudini con nazismo»

Il parroco della chiesa di San Paolo Apostolo di Ancona e guida della comunità ucraina di rito cattolico greco nel capoluogo, a 61 giorni dall'invasione russa, nella giornata in cui in Italia si ricorda la Liberazione, riflette sulla ricorrenza

ANCONA – «La festa della Liberazione che si celebra oggi in Italia, ci sarà anche in Ucraina, quando questa sarà liberata dall’invasione russa». È la riflessione di don Mihajlo Korceba, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo di Ancona e guida della comunità ucraina di rito cattolico greco nel capoluogo, a 61 giorni dall’invasione russa in Ucraina, in occasione del 25 aprile, giornata in cui in Italia si ricorda la liberazione dal nazifascismo.

Don Mihajlo Korceba, sacerdote della parrocchia San Paolo Apostolo di Ancona

«Il nazismo esprime odio per un’altra cultura, per un’altra nazione, per un’altra razza, è intolleranza – osserva – la Russia sta esprimendo odio verso l’Ucraina con l’intenzione di distruggere questa nazione. L’Ucraina non ha mai preteso il territorio di altri paesi, tanto meno della Russia».

Il sacerdote vede «similitudini tra i nazisti e i russi. Non ci sono motivazioni logiche e plausibili per questa guerra – spiega -, motivata da odio razziale e giustificata come una difesa della popolazione russa, ma chi spara contro i civili in strada non chiede il passaporto. Non è una guerra per difendere la Russia, né per denazificare l’Ucraina, è come il bue che dà del cornuto all’asino: questa è una guerra per distruggere l’Ucraina».

In questa giornata qual è il suo auspicio? «Non so cosa augurarmi. L’unica libertà potrà esserci solo con la sconfitta della Russia sul territorio ucraino, ma questo significa tanti sacrifici e morte. Non so l’Ucraina fino a che punto è disposta a spingersi per ottenere la pace, però se c’è possibilità di dialogo è giusto dialogare, prima però bisogna smettere di sparare: davanti alla morte di civili è difficile dire andiamo avanti».

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