Jesi-Fabriano

Jesi e Camerino unite nel nome di Ugo Betti con “Delitto all’isola delle capre”, un noir in prima mondiale al Pergolesi

L'opera è una produzione nel 130esimo anniversario della nascita di Ugo Betti, originario di Camerino e tra i più rilevanti drammaturghi del '900

I relatori della conferenza di presentazione dell'opera lirica "Delitto all'isola delle capre"

JESI – Nel nome di Ugo Betti due città si sono unite: Jesi e Camerino. Su il sipario per la prima mondiale dell’opera lirica “Delitto all’isola delle capre”, musica di Marco Taralli dal dramma in tre atti del poeta e drammaturgo Ugo Betti su libretto di Emilio Jona. L’opera sarà in scena al Teatro Pergolesi di Jesi venerdì 25 novembre alle 20.30 e domenica 27 novembre alle 16 con un’anteprima giovani mercoledì 23 novembre (ore 16).
Una nuova commissione e nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona.

Mercoledì 30 novembre (ore 21,15) l’opera sarà all’Auditorium Benedetto XIII di Camerino, città natale di Ugo Betti, nel 130° anniversario della nascita dello scrittore marchigiano, tra i più rilevanti drammaturghi italiani del ‘900. Non sarà rappresentata in teatro, per i danni del sisma che ha devastato Camerino, ma non si può rinunciare alla cultura come volano di speranza per la comunità. «Vorrei poter portare agli abitanti di Camerino la stessa emozione che provo oggi nel vedere questo splendido teatro – dice il vice sindaco di Camerino Antonella Nanni – non sappiamo se potremo più far vedere il nostro teatro Marchetti ai giovani. Ma come amministrazione comunale abbiamo l’obbligo di far capire quanto sia importante la cultura e quanto sia importante emozionarsi con la cultura e con il teatro. Vedere un’opera come questa in un teatro bello come questo, sarebbe stato meraviglioso. Non sarà possibile, ma non ci tireremo indietro. Bisogna valorizzare la cultura e il territorio: non possiamo permetterci di rimanere isolati. La ricostruzione materiale è ancora zero – conclude – ma ricostruzione fisica la stiamo facendo, grazie a quelle comunità come quella di Jesi che ci sta vicina e che ci sostiene nella speranza, che talvolta inizia a svanire».

“Delitto all’isola delle capre” è il terzo titolo nel cartellone della 55esima Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi. Grande l’orgoglio dell’assessore alla Cultura di Jesi Luca Brecciaroli: «Una prima mondiale per il nostro Teatro Pergolesi – ha detto – l’opera lirica “Delitto all’isola delle capre” è una nuova commissione e nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona. Nutro profonda stima e rispetto per la figura di Ugo Betti, purtroppo non del tutto noto e non degno dell’attenzione che meriterebbe: poeta, drammaturgo e intellettuale di assoluto rilievo. Un lavoro interessante, una sfida che vede il coinvolgimento di tanti ragazzi e ragazze in tutti i settori dell’allestimento, merito anche del concorso che la Fondazione Pergolesi Spontini ha lanciato da qualche anno per ragazzi che escono dall’Accademia delle belle arti di Macerata, Bologna e Venezia. L’obiettivo, che l’amministrazione comunale condivide in pieno è quello di valorizzare talenti facendo fare esperienze concrete in quei settori per i quali stanno studiando».

L’opera ha avuto il patrocinio e il sostegno del Consiglio Regionale delle Marche. «È un momento culturale importante questo – esordisce il vice presidente del consiglio regionale Gianluca Pasqui – Abbiamo pensato e creduto di patrocinare questo evento, perché questo matrimonio culturale tra due città importanti della regione nel nome di uno dei più grandi drammaturghi della scena nazionale, è significativo. Importante anche il vedere un lavoro che debutta in prima mondiale. Eventi culturali come questo – conclude – servono a dare una continuità di speranza ai territori martoriati dalle calamità come Camerino dove si attende la ricostruzione fisica. La ricostruzione si farà, intanto queste sono le vere essenze per quei territori che ogni giorno vedono poca luce».

Entusiasta di questo debutto mondiale il direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini Lucia Chiatti: «Andiamo al buio con questa opera che oscilla in una atmosfera da tragedia greca ma anche da noir. Una suggestione che ci regala questa produzione. Grazie al pubblico che verrà ad accettare questa sfida e grazie a chi ha raccolto questa sfida realizzando la produzione».

Ha portato il suo contributo alla presentazione dell’opera anche Marco Attura che dirige la produzione sul podio del Time Machine Ensemble: «Quando si va a eseguire musiche nuove serve grande attenzione e studio – spiega – con le opere in prima esecuzione assoluta bisogna scendere molto nel profondo, nei dettagli. Il maestro Taralli ha scritto una musica con molte macchie di acquerello e schizzi di china, una musica scura, godibile, fruibile. I personaggi sono molto ben tratteggiati».

«Sono rimasto affascinato di come la razionalità della mente di un magistrato quale era Ugo Betti si sia proiettata in un’opera ricca di fantasia come “Delitto all’Isola delle Capre” – dice il compositore Marco Taralli – La difficoltà è creare con la musica le anime dei personaggi e quello che accade in palcoscenico. Sul testo di Betti ho creato i miei personaggi, attraverso un lavoro di invenzione. Ho creato le tinte di fondo che vanno a colorare tutta l’opera. Abbiamo 4 personaggi costantemente sulla scena, anime che si intrecciano e mutano. È un vero e proprio noir, una storia senza lieto fine, senza vincitori e soprattutto senza buoni, in cui il dipanarsi degli eventi fa uscire fuori la parte peggiore dell’anima di ognuno. È un soggetto che ho nella mente e nel cuore da più di 30 anni – prosegue – Ero ancora studente quando lo lessi per la prima volta, già avevo in mente il Teatro Musicale, e rimasi immediatamente affascinato dal plot del grande magistrato».

Precede la messa in scena, l’iniziativa “Essere spettatore: percorso dedicato ad Ugo Betti”, un percorso di approfondimento in tre tappe, tra Jesi e Camerino, realizzato con il patrocinio e la compartecipazione del consiglio regionale delle Marche. Con questi eventi, le città di Jesi e di Camerino celebrano i 130 anni della nascita dell’autore marchigiano, poeta, scrittore e giudice, tra i più rilevanti drammaturghi italiani del ‘900. La regia è di Matteo Mazzoni, jesino che da collaboratore di regia per la Fondazione Pergolesi Spontini ha raggiunto il successo nel mondo firmando produzioni artistiche originali. «Grazie al percorso di approfondimento su Ugo Betti ne sono diventato un fan – dichiara il regista jesino – questa è un’opera particolare. Mi fa
piacere assimilare il nostro finale a “Shining” di Kubrick, tutto cambia… si lascia un finale aperto. È una dimensione più contemporanea, una bella esperienza».


«La scena si apre con una roulotte che vuol essere simbolo di libertà ma che poi nel corso dell’opera diventa una prigione – aggiunge la scenografa Josephin Capozzi – Ho deciso di ambientarlo alla fine degli anni ’60 inizio ’70 dove c’era una ricerca di evasione. L’idea era comunicare la mancanza di spazio attraverso la roulotte che nel dramma di Betti è una casa. Abitare è un concetto personale».

Scene e costumi sono firmate da Josephin Capozzi, vincitrice della II edizione del Concorso dedicato a Josef Svoboda “Progettazione di Allestimento scene e costumi di Teatro Musicale” riservato a iscritti e/o neodiplomati al Biennio di Specializzazione in Scenografia delle Accademie di Belle Arti di Macerata, Bologna e Venezia. Il concorso è una nuova modalità per valorizzare giovani creativi che possono vedere realizzato il proprio progetto scenico e hanno la possibilità di valorizzare il proprio curriculum collaborando con registi professionisti. Il mezzosoprano Sofia Janelidze canta Agata, il soprano Yuliya Tkachenko è la figlia Silvia, il soprano Federica Vinci è la cognata Pia, Andrea Silvestrelli interpreta Angelo, Edoardo è Alessandro Fiocchetti.

Delitto all’isola delle capre: qualche info

Ugo Betti è drammaturgo oggi semidimenticato, eppure dopo Luigi Pirandello è certo uno tra quelli più di rilievo nel 900 italiano. I suoi temi sono insieme arcaici e attuali come quelli di una tragedia greca, mentre la sua struttura narrativa e drammatica appare immediatamente traducibile nel linguaggio dell’opera lirica.
“Delitto all’isola delle capre” è uno dei suoi capolavori, scritto nel 1948 ed è stato rappresentato per la prima volta a Roma nel 1950. Il titolo dichiara fin dall’inizio il carattere dell’opera: siamo in un vero giallo, con tanto di omicidio finale. Ma è solo l’apparenza perché il tema vero del dramma è tutt’altro: è il percorso e l’intreccio delle passioni eterne degli umani.

«Del testo di Betti – fa sapere il librettista Emilio Jona – mi hanno prima di tutto interessato i suoni: il vento che spazza un’isola deserta, il rumore delle mandibole delle capre che brucano l’erba in prati desolati, lo sbattere di una persiana irraggiungibile al primo piano di una casa in rovina, le voci deformate che provengono da un pozzo che sta al centro della scena e del dramma. Poi le storie e la personalità delle tre donne sole che abitano quel luogo, la loro insolita sorte di cittadine diventate pastore di capre, il loro radunare in sé qualcosa di arcaico, da tragedia greca e insieme di contemporaneo, sentimenti, comportamenti, rapporti affetti senza tempo».  


Delitto all’isola delle capre, l’opera

Al centro della vicenda è un gineceo, composto da una madre dura, amara, di una bellezza un po’ sfiorita, da una figlia con tutti i turbamenti dell’adolescenza, da una cognata quarantenne, piacente e un po’ fatua, in cui irrompe un uomo, dal nome emblematico, Angelo, giovane, sicuro di sé, furbo e prepotente, maschilista e dionisiaco. Viene da lontano, dice di essere stato l’amico dell’uomo che quelle donne ha abbandonato alcuni anni prima, che è morto con molti rimpianti e che gli lasciato un messaggio e un compito, quello di tornare al posto suo tra le tre donne. Con la sua venuta, il suo introdursi nel loro mondo e nelle loro anime, in quella stanza, in quel pozzo anche simbolico avverranno così fatti che sconvolgeranno la vita di tutti.


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