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Ucraina: imprese in fibrillazione. Confindustria: «Preoccupati per sanzioni». Cna: «Russia mercato di riferimento»

Cresce l'apprensione delle imprese marchigiane, specie per i settori che hanno come mercato di riferimento per l'export quello russo. Moda e calzaturiero tra quelli che rischiano una maggiore contrazione in caso di sanzioni

ANCONA – Cresce l’apprensione delle imprese marchigiane che esportano i loro prodotti in Russia, dopo che Putin nella notte ha lanciato l’operazione militare in Ucraina.

«Siamo molto preoccupati per gli ultimi sviluppi della crisi Ucraina – dichiara Claudio Schiavoni, presidente Confindustria Marche – nella nostra regione sono diversi i settori che dialogano ed hanno come mercato di rifermento quello Russo e che quindi, in caso di sanzioni da parte dell’Unione Europea, potranno subire ripercussioni negative».

Claudio Schiavoni
Claudio Schiavoni, presidente Confindustria Marche

La moda con il calzaturiero in testa, il turismo, la meccanica, il farmaceutico e in misura minore l’agroalimentare, sono i settori che beneficiano maggiormente del mercato russo, e che potrebbero essere penalizzati più fortemente dalle sanzioni che saranno imposte dall’Unione Europea, che potrebbero causare come conseguenza lo stop o una forte contrazione delle commesse.

«La Russia – spiega Paolo Silenzi, presidente regionale Cna e imprenditore calzaturiero – è uno dei mercati di riferimento del Made in Marche per calzaturiero e moda. Il settore calzaturiero, in particolare, nella nostra regione vede, tra Fermano e Maceratese, il distretto italiano più importante per l’export calzaturiero, e molti prodotti vengono esportati proprio in Russia. L’escalation della crisi Ucraina, ci preoccupa fortemente: eravamo appena riusciti a stimolare la presenza dei buyer russi in Italia, togliendo le restrizioni legate al mancato riconoscimento del vaccino Sputnik per l’ingresso nel paese. C’era molta attesa per la campagna vendite, specie dopo questi due anni vissuti tra chiusure e perdite legate alla pandemia, ma ora questa situazione rischia di avere forti ripercussioni per settori strategici della nostra economia».

Il presidente Cna Marche Paolo Silenzi, imprenditore del calzaturiero

L’auspicio di Silenzi è quello che «la situazione possa risolversi rapidamente e senza eccessive sanzioni che causerebbero una forte contrazione sugli affari delle nostre imprese. Permane l’incognita dell’inflazione, già paventata, che comporterebbe un potere di acquisto ridotto per i buyer russi».

«La Russia è un mercato di cui non possiamo fare a meno – aggiunge -, ci eravamo appena ristabilizzati dalla congiuntura economica provocata dalla pandemia, tanto che speravamo di tornare ai livelli pre-Covid, ma adesso rischiano di saltare importanti appuntamenti come la Fiera internazionale delle calzature e cuoio di Obuv che si svolge due volte l’anno a Mosca e che coinvolge 50 imprese marchigiane. Sarebbe una mazzata per il nostro settore».

I dati dell’export delle imprese marchigiane verso la Russia

Negli anni tra il 2013 e il 2020 l’export delle imprese marchigiane del sistema Moda verso la Russia (Dati Cna Marche)nè stato dominato dalle dinamiche decrescenti del settore pelli e calzature, il quale pesa, da solo, per oltre l’80% dell’export del Sistema Moda verso la Russia (era l’83,6% del totale Moda nel 2020 ma è calato al 77,2% nei dati provvisori del 2021).

L’export Marche – Russia di pelli e calzature si è ridotto nel 2020 a poco più di un quarto (27,7%) di quello che era nel 2013 rispetto al quale si è dunque ridotto del 72,3% in sette anni. Dai dati disponibili circa il trend del 2021 (i primi nove mesi) l’export del settore pelli e calzature ha registrato un aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 (+3,8%). A trainare l’export è stato l’incremento (+49,4%) degli articoli di abbigliamento che nello stesso periodo ha segnato un +11,2%.

Guardando ad un quadro più generale, tra il 2013 e il 2020 (ultimo anno dati Istat completi), l’Italia vede ridursi l’export verso la Russia molto più rapidamente rispetto all’export nazionale e nel periodo considerato l’export marchigiano è sempre in diminuzione tranne che nel 2017 (per l’Italia, invece, cresce sia nel 2017 sia nel 2019). Rispetto al 2013, l’anno precedente le sanzioni, la perdita di export delle Marche al 2020 risulta quasi doppia (-62,2% per le Marche contro -34,3%per l’Italia) a indicare una maggiore sensibilità dell’economia marchigiana alle dinamiche della domanda russa.

Se si considerano le merci esportate nel periodo 2013-2020, la voce più importante dell’export marchigiano in Russia è costituita proprio dai prodotti tessili, dall’abbigliamento, dalle pelli e calzature, corrispondenti al 54,2% dell’export nel 2013 e al 40,5% nel 2020, che nell’intero periodo hanno registrato un calo del 71,8%, più deciso di quello medio e inferiore solo al calo subito dal Legno e dai prodotti in legno , con carta e stampa che segnano un -89,7%.

I dati mostrano anche il grande rilievo della meccanica regionale nell’export verso la Russia e le forti perdite subite anche dai relativi settori (apparecchi elettrici ed elettrodomestici, macchinari, metalli di base e prodotti in metallo). Tra i principali settori di esportazione dalle Marche verso la Russia, solo per Computer, apparecchi elettronici e ottici si registra una crescita dell’export nel periodo considerato (+52,1%).

Nei primi tre trimestri del 2021 si è registrata una decisa ripresa dell’export marchigiano verso la Russia (+19,5%), rispetto allo stesso periodo del 2020, molto più marcata di quella registrata a livello nazionale (+8,3%). Tutti i principali settori dell’export marchigiano registrano una forte crescita ma il boom lo registra soprattutto l’export di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+185,1%).

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