Jesi-Fabriano

«Più aggressiva per contagiosità ma non per letalità»: la seconda ondata Covid-19 secondo l’Usca

I medici dell'Unità speciale sono attivi presso le case di riposo della Vallesina, ma serve potenziare l'assistenza domiciliare con medici e infermieri

Jesi, il Poliambulatorio di via Guerri
Jesi, il Poliambulatorio di via Guerri

JESI – «Questa seconda ondata di contagi da Covid-19 rispetto alla prima ci ha trovati molto più preparati a fronteggiarla, stavolta l’ho vissuta da direttore delle Usca-Unità speciali di continuità assistenziale mentre all’inizio ero in prima linea… ho notato comunque che è stata più aggressiva per contagiosità ma non per letalità». Esordisce così il direttore delle Usca della Asur, dottor Corrado Ceci, che sta monitorando con le unità a disposizione del nostro territorio, le situazioni in particolare delle Rsa e Case di riposo. Le Usca, la cui sede è presso lo stabile di via Gallodoro a Jesi, sono uno dei presidi ritenuti fondamentali durante l’emergenza Coronavirus, poiché questi team composti da medici, si occupano di seguire i pazienti Covid presso le strutture assistenziali o nelle abitazioni attraverso visite e consulti a distanza.

Quali le situazioni che state monitorando in questo momento?
«Attualmente i nostri medici sono impegnati al Collegio Pergolesi di Jesi e nelle case di riposo di Morro d’Alba e Cupramontana, dove si sono sviluppati dei pericolosi focolai con un alto numero di contagi tra gli anziani ospiti».

A Morro d’Alba come va?
«A Morro adesso su 20 positivi, 12 sono in struttura (7 positivi e 5 negativi) e 8 ricoverati in ospedale… diciamo che sta migliorando rispetto a una settimana fa».

Invece a Cupramontana?
«La situazione è peggiore con 34 pazienti positivi e 7 sotto ossigeno terapia (positivi anche 7 operatori), la prossima settimana li sottoporremo di nuovo a tampone».

Attualmente le Usca attive in Vallesina come sono organizzate?
«Abbiamo 12 medici ma visto che c’è molto lavoro, abbiamo assunto un medico in più che si dedica alle case di riposo e gli abbiamo affiancato un altro medico per la gestione di tutte le situazioni. Inoltre c’è anche un’infermiera per i prelievi ematici».

Dall’inizio dell’epidemia è emerso come sia fondamentale l’assistenza territoriale…
«Le Usca hanno un ruolo molto importante perché garantiscono l’assistenza medica di pazienti positivi anche all’interno delle proprie abitazioni o dentro le strutture protette evitando così il sovraffollamento nei reparti ospedalieri dedicati. Per svolgere al meglio il nostro lavoro ci siamo dotati anche di un ecografo polmonare portatile e abbiamo facoltà di mandare a domicilio tecnici radiologi per fare le lastre ai pazienti. L’infermiera si occupa dei prelievi, quindi c’è un bel lavoro di squadra».

Le Usca andrebbero potenziate?

«Certamente vista la necessità del territorio con le nostre forze non riusciamo a coprire tutti i turni, servirebbero altri infermieri. L’aiuto fornito dai team sanitari della Marina Militare, in arrivo il prossimo 4 febbraio, sarà fondamentale per noi. I medici della Marina saranno destinati al Collegio Pergolesi e libereranno così le infermiere della Asur inviate a rinforzo, che saranno quindi destinate a coprire i turni alle case di riposo di Morro d’Alba e Cupramontana».  

Il direttore dell’Usca dottor Corrado Ceci



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