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“Una casa per Ivan”, adottato dal cuore di Jesi

La raccolta fondi lanciata dalla Fondazione Vallesina Aiuta Onlus, presieduta dalla campionessa olimpica Elisa Di Francisca, per aiutare il giovane disabile senza tetto lasciato abbandonato due anni fa in città

Da sinistra Marialuisa Quaglieri, Massimo Bacci, Elisa Di Francisca, Maria Pina Masella e Maila Mattioli per "Una casa per Ivan"

JESI – “Una casa per Ivan”: Ivan è il trentatreenne senza tetto e sordomuto dalla nascita, originario dalla Romania, che da due anni è un volto noto in più quartieri della città, che l’hanno visto vivere in strada e dormire in ricoveri di fortuna, spesso “adottandolo” con piccoli aiuti e preoccupandosi per lui. Oggi, appunto con la raccolta fondi “Una casa per Ivan”, la Fondazione di Comunità Vallesina Aiuta Onlus, presieduta dalla campionessa olimpica Elisa Di Francisca, prova a dargli una abitazione. Avviando per il giovane un percorso di inclusione e inserimento sociale e provando a sanare la tante, troppe, ferite del suo passato.

La più recente un paio d’anni fa. «Qualche giorno fa – aveva rivelato nel 2018 il direttore dell’Asp Franco Pesaresi la vicenda – il sindaco di un Comune delle Marche, stanco di vedere un disabile straniero senza famiglia girovagare nel suo territorio, ha caricato il disabile nella sua auto, ha fatto addirittura un centinaio di chilometri e ha abbandonato il disabile nel territorio del Comune di Jesi. Siamo ormai rassegnati a tutto. A me è rimasta ancora un po’ di indignazione. La metto qui». Quel disabile era Ivan. Da allora nessun cenno a identità e provenienza, fuori dalla provincia di Ancona, di quel sindaco. «Ma credo vada ricordato il suo comportamento – dice oggi il sindaco di Jesi Massimo Bacci – e rimarcata la differenza con Jesi».

“Una casa per Ivan”, la presentazione del progetto

Qui dal 2018 del giovane si sono occupate l’Unità Operativa Disagio e Povertà dell’Azienda Servizi alla Persona Ambito 9 e altre realtà del mondo del volontariato (Avulss, Caritas), coinvolgendo anche l’Ente Nazionale Sordi, la psicologa e assistente sociale dell’Umea e l’Asur. Ivan ha intrapreso diversi percorsi emergenziali di inclusione con il supporto delle istituzioni locali ma sono tante le ferite da rimarginare. «Non è chiaro come sia arrivato in Italia- spiegano Maria Pina Masella dell’Asp e Maila Mattioli che del giovane è l’amministratrice di sostegno– non sa scrivere né leggere e le comunicazioni con lui sono perciò molto complicate. Abbiamo col tempo capito che non potrebbe stare in una struttura comune, per il suo grado di disabilità importante e per quanto ha dovuto affrontare in passato, dai 3 ai 18 anni, in istituti e comunità del suo Paese».

Si può contribuire con il crowdfunding sulla piattaforma digitale GoFundMe o tramite versamento sull’Iban della Fondazione con la dicitura “Una casa per Ivan”: obiettivo sostenere l’affitto di una abitazione – «invitiamo a farsi avanti chi dovesse avere la disponibilità di una casa da affittare» spiega Masella- mentre rete di volontariato e l’amministratrice di sostegno continueranno ad occuparsi del vitto e dei bisogni materiali.

Spiega la responsabile della sezione disagio e povertà dell’Asp Masella: «Dovrà essere l’inizio di un percorso di inserimento e di inclusione, per dare un tetto e poi la possibilità di lavorare ad Ivan che è in attesa del riconoscimento di una pensione di invalidità. Di lui sappiamo che nel suo Paese ha lavorato come falegname e con diversi compiti nel campo dell’edilizia». Ivan non ha alcuna rete familiare di riferimento sul territorio nazionale e vive per strada senza chiedere soldi o altro tipo di interventi, negli anni ha cambiato più volte zona rimanendo però sempre all’interno del Comune.

«Una buona causa» alla quale assicura il suo sostegno Di Francisca. Ricorda l’assessora ai servizi sociali Marialuisa Quaglieri: «Cerchiamo di dare soluzione ad una situazione di difficoltà che va avanti da tempo e che pensiamo simboleggi tante persone a cui dare una mano».

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