FALCONARA – Tacchi messi in un angolo per lasciare posto alle scarpette da calcio. Sono grintose e soprattutto brave le ragazze del futsal femminile del Città di Falconara. Visto ancora come uno sport prettamente maschile, il calcio a 5 può invece regalare grandi soddisfazioni e far scoprire eccezionali giocatrici. Ne sa qualcosa il Città di Falconara, con la squadra femminile che milita nella Serie A Élite, la massima divisione del campionato italiano, l’unica delle Marche. Il juniores femminile è invece vicecampione d’Italia 2015/2016. All’inizio della stagione 2016/2017, ha vinto la Supercoppa Marche e il 7 gennaio 2017 ha portato a casa la Coppa Marche. L’Asd Città di Falconara è una società di calcio a 5 anche maschile. La squadra dei ragazzi gioca in C1. La società è attiva dal 2000, inizialmente con il nome di Leopardi Falconara, poi nell’estate 2012 si è fusa con i Dolphins, squadra di calcio a 5 femminile militante in serie C regionale, assumendo il nome di Città di Falconara. L’intervista al presidente Marco Bramucci per farci scoprire questa realtà, ancora troppo poco conosciuta.
Per quale motivo ha deciso di scommettere sul calcio a 5 femminile?
«Per l’amicizia che si è venuta a creare con alcune atlete della Rappresentativa Marche e così, nel 2012 abbiamo deciso di fondere una realtà maschile con una femminile sotto un’unica bandiera e realtà societaria».
Quante sono le ragazze che fanno parte dell’ASD Città di Falconara? Età? Da dove vengono?
«La nostra equipe è adesso composta da un misto di ragazza più grandi e dalla formazione juniores. Tra la seniores abbiamo una spagnola, Corin Pascual (35 anni), una portoghese, Sara Correia (22), una calabrese, Giusy Ceravolo (23), una pescarese, Benedetta De Angelis (24), due marchigiane, Sofia Luciani (23) da Montegranaro e Aida Xhaxho (23) da Ascoli. Le juniores sono tutte della zona, Falconara, Chiaravalle, Ancona, Senigallia, Fano, con una fascia d’età compresa tra i 19 e i 16 anni».
Secondo lei, per quale motivo le ragazze decidono di giocare a calcio a 5?
«Semplicemente perché è molto divertente. E, almeno secondo il mio punto di vista, il futsal femminile è molto più spettacolare del calcio a undici rosa».
Si aspettava dei risultati così positivi da parte delle sue giocatrici?
«Onestamente no. In questi anni abbiamo cambiato molto della rosa per diversi motivi. Tutti i gruppi che abbiamo creato sono stati comunque estremamente competitivi in termini di risultati e nonostante la nostra società non disponga di un budget così elevato».
Qual è stata la più grande sorpresa in questi 5 anni? «Quando abbiamo iniziato, oltre all’ambizione di successi, volevamo che queste ragazze avessero un buon seguito di tifosi. Essere diventati uno dei club più seguiti d’Italia rappresenta un grande traguardo. E in fondo una sorpresa. Chiunque sia venuto al Pala Badiali in questi anni è rimasto colpito dallo spettacolo e dalla passione che queste ragazze trasmettono».
Pensando alla sua esperienza, cosa c’è di diverso tra le ragazze e i ragazzi che giocano a futsal? Quali caratteristiche li accomunano?
«La nostra è una società mista ma con una caratteristica precisa, diversa da tutte le altre. Non facciamo proprietà sui cartellini dei giocatori. Per cui chi veste la maglia del Falconara lo fa perché ne è fortemente motivato. Più in generale, parlando di tutte le realtà almeno marchigiane, posso affermare che le ragazze sono più disposte al sacrificio dei maschietti. Anche se la gestione di un gruppo femminile è certamente più complicata».
Ci sono delle qualità e capacità delle giocatrici che l’hanno particolarmente colpita?
«A livello tecnico abbiamo avuto in questi anni giocatrici formidabili. Farei un torto a citarne qualcuna. A livello d’immagine, per le qualità morali, mi piacerebbe ricordare i nostri due capitani simbolo: il sorriso e il disincanto di Claudia Catena, la purezza e l’eleganza di Sofia Luciani».
Quali sono le imprese più memorabili delle squadre femminili?
«Avendo scalato tutte le categorie arrivando in cima al futsal italiano, le imprese memorabili sono molteplici. Forse la nostra impresa più grande è quella di aver fornito alla Nazionale Italiana per il mini campionato europeo scorso, il maggior numero di giocatrici: 4 su 16».
Può ritenersi soddisfatto dei risultati finora raggiunti? «Certamente si. Ma non è un discorso puramente di risultati. Quel brivido che queste ragazze ci hanno trasmesso in questi anni dalle gradinate del vecchio hangar di Via Stadio, prevale sui tanti sacrifici fatti per sostenere quest’avventura».
Cosa auspica per il futuro? Quali traguardi vorrebbe che il Città di Falconara raggiungesse?
«Vorrei creare un club più organizzato a livello societario, convogliando le forze cittadine, a partire dal consolidamento e sviluppo del settore giovanile. Per la prima squadra femminile ci sarebbe piaciuto stabilizzarci nella top ten dei team italiani. Ancora non ci siamo riusciti, rimanendo, seppur di poco, ai margini».
Quando ha iniziato questa avventura si aspettava tutto questo successo?
«Assolutamente no. Ma come ci siamo innamorati noi di queste ragazze, è stato facile che lo abbiano fatto anche altri. Permettendoci di crescere. Ed il viaggio potrebbe essere appena iniziato, se saremo bravi a non disperdere questa fiamma».
Il calcio a 5 femminile è uno sport ancora poco conosciuto? «In generale è il futsal ad essere poco conosciuto. Non ha lo spazio mediatico che merita. Il calcio a 5 femminile gode di una buona popolarità tra gli addetti ai lavori ma la strada da percorrere è ancora lunga».
Come è cambiato e cresciuto negli anni?
«Sono aumentati gli investimenti che i club hanno fatto nell’allestire le proprie rose. Tanto che ormai nel campionato di serie A d’elite ci sono quasi tutte le migliori giocatrici del mondo. Un po’ come quello che accadde negli anni ’80 con la serie A di calcio quando tutti i migliori stranieri venivano in Italia».
Un consiglio alle ragazze che vogliono intraprendere questa strada…
«Lasciare da parte gli stereotipi e pensare a divertirsi. Negli Stati Uniti lo sport mascolino per eccellenza è considerato la pallavolo, il calcio primo sport praticato dalle ragazze. Qui da noi avviene l’esatto contrario. Ora non sta a me fare classifiche di preferenza perché ogni disciplina sportiva può piacere o meno. Ma ciascun ragazzo o ragazza scelga seguendo le proprie passioni. E qui nel futsal, a livello di emozioni, potete starne certi, si è ben ripagati».