Fabriano

A Sassoferrato ospite d’eccezione, lo studioso Guido Arbizzoni Artusi

La quinta, penultima conversazione del ciclo Il “Chi è?” Sentinate, prevista per oggi, 16 novembre alle 17, nella sala convegni di Palazzo Oliva, è affidata all'autorevolissimo studioso di Filologia italiana e Letteratura Umanistica

SASSOFERRATO – La quinta, penultima conversazione del ciclo Il “Chi è?” Sentinate, prevista per oggi, 16 novembre alle 17, nella sala convegni di Palazzo Oliva, è affidata ad un autorevolissimo studioso di Filologia italiana e Letteratura Umanistica, Guido Arbizzoni Artusi, pesarese, a lungo docente di queste discipline presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. Arbizzoni presenterà la figura di Pandolfo Collenuccio. Insigne personaggio, proveniva da una famiglia di Coldellanoce, antichissimo Castello del Comune di Sassoferrato.

Nato nel 1444, dopo i primi studi frequentò l’Università di Padova e vi conseguì la laurea in Giurisprudenza, poi a Venezia si laureò in Scienze naturali. Fu Giudice a Bologna e Podestà a Firenze, dove godette il favore di Lorenzo dei Medici e compose il suo poemetto “Florentia”, acquistando la fama di eccellente letterato e poeta. Mentre la sua famiglia viveva a Pesaro, nel 1500 era a Ferrara, al servizio del Duca d’Este Ercole I, quale capitano di giustizia.

Tornato a Pesaro ebbe grandi favori da Costanzo Sforza che lo fece “Procuratore Generale”. Lo mandò poi, in qualità di ambasciatore, a Papa Sisto V, Francesco della Rovere. Ma poi venne messo in prigione da Giovanni Sforza ed esiliato. Nel 1504 fu strangolato nella sua prigione, ma aveva atteso la morte con grande coraggio e serenità. Aveva scritto il suo testamento e composto la “Canzone alla morte”. Lascò una “Historia del Reame di Napoli” ed altre pregevoli opere letterarie, e anche poesie in lingua volgare. Fu uomo infaticabile, al punto che Poliziano in una sua lettera si meravigliava come Pandolfo “potesse attendere a tante e si diverse occupazioni”. Ebbe un genio versatile. Fu uomo politico, diplomatico, letterato e poeta di non comune valore. Nelle sue “Memorie” Pandolfo dice che, nonostante fosse nato e vissuto a lungo a Pesaro, la sua patria vera era Sassoferrato e precisamente Coldellanoce, dove era nato suo padre Matteo e dove esisteva il suo patrimonio, che per diritto sempre gli apparteneva.

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