Fabriano

Ridurre gli sbarchi per fermare la tratta delle schiave: l’appello parte da Fabriano

All'Oratorio della Carità è stato presentato il libro di don Aldo Buonaiuto, "Donne Crocifisse", alla presenza anche del sottosegretario all'Interno, Carlo Sibilia

FABRIANO – Ci sono libri che non si possono non scrivere perché racchiudono la missione di una vita. È il caso di “Donne crocifisse”, saggio-reportage, con la prefazione di Papa Francesco, nel quale don Aldo Buonaiuto, animatore del servizio anti-tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, nonché parroco a San Donato di Fabriano, scandaglia il mondo sommerso della prostituzione coatta. Il libro descrive come mai era stato fatto in precedenza la vergogna della tratta vista e raccontata dalla strada. Il libro, edito da Rubbettino, è stato presentato a Fabriano questo pomeriggio, 14 novembre, all’Oratorio della Carità dall’autore, da autorità civili e religiose e da qualificati relatori.

Moderata dal direttore di Rai Parlamento Antonio Preziosi, è stata introdotta dai saluti dell’arcivescovo Francesco Massara, amministratore apostolico della diocesi di Fabriano-Matelica, dal Prefetto della provincia di Ancona Antonio D’Acunto e dal sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli. Sono intervenuti con l’autore, il vicecapo della Polizia di Stato, Alessandra Guidi, la responsabile nazionale Donne Cisl, Liliana Ocmin e il magistrato distrettuale della procura generale di Ancona, Ernesto Napolillo, mentre le conclusioni della presentazione sono state affidate al sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia.

«Incontrai don Oreste Benzi al Palazzetto dello Sport di Fabriano e rimasi rapito dall’ascoltare le sue testimonianze incredibili sul mondo dei poveri e degli ultimi della terra», racconta don Buonaiuto, fondatore del quotidiano on line ‘In Terris’ e prete di frontiera della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Dopo quella conoscenza, lui stesso mi cercò, invitandomi a raggiungerlo nella zona industriale di Firenze. Ebbene, dopo oltre dieci anni di vita religiosa, fui invitato da un sacerdote di quasi settanta anni a raggiungerlo alle due di notte in una zona malfamata di Firenze per incontrare “le nostre sorelline”, vale a dire le donne vittime della tratta della prostituzione. Erano gli anni ’90, quando la prostituzione in Italia subì un grande boom con l’arrivo di migliaia di donne dalla Nigeria e dall’Albania. Don Benzi riusciva sempre a convincere molte di queste ragazze, seduta stante, a lasciare la strada, il meretricio, la schiavitù, a vincere la paura, liberarsi dalle catene delle organizzazioni criminali e a realizzare una vera e propria fuga. La notte del nostro primo appuntamento ne riuscì a convincere tre. Ma nella sua automobile c’erano solo due posti e quindi mi disse di portarne una a Roma, dove vivevo e studiavo». Questa donna si chiamava Blessing e, oggi pomeriggio, ha portato la sua testimonianza davanti alla folta platea.

La presentazione del del libro Donne Crocifisse di don Aldo Buonaiuto in un gremito Oratorio della Carità di Fabriano
La presentazione del del libro Donne Crocifisse di don Aldo Buonaiuto in un gremito Oratorio della Carità di Fabriano

«Fu il viaggio più imbarazzante, sorprendente e spirituale della mia vita perché, ricordo, che pregammo lungo tutto il viaggio l’Ave Maria e non riuscivo a credere ciò che stavo io stesso compiendo: ero in macchina con una ‘prostituta’, recitando il Rosario, portandola in un ‘rifugio’ improvvisato. Scoprii più tardi, che tutte queste ragazze cambiavano i loro nomi, una volta arrivate in Italia. Le nigeriane si chiamavano quasi tutte Joy e Blessing, le rumene invece tutte Anna o Maria. Non dovevano rivelare assolutamente la loro identità e quello che c’era dietro a ognuna di loro. Fu così che, da quella fatidica sera, Don Oreste Benzi non lo lasciai più», ha concluso don Aldo Buonaiuto.

Spazio, poi, agli altri interventi a partire dall’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Massara, attuale amministratore apostolico della diocesi di Fabriano-Matelica. «Questo libro rappresenta e racconta la vita di donne martoriate. Abbiamo una responsabilità importante verso queste donne che hanno sofferto e che ancora soffrono: dobbiamo aiutarle. Ognuno dovrebbe amarle come sorelle. La loro storia ci aiuta a crescere, abbiamo solo da imparare da loro. La speranza è che si può cambiare. Il nostro impegno è quello di dare gioia a chi soffre. Lavoriamo insieme per portare la luce dove c’è la morte».

Per il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli, «Don Aldo ha risvegliato le nostre coscienze. Non sei solo. Da questo convegno usciamo con la certezza che le soluzioni a questi problemi ci sono. Tu, don, sei una testimonianza vivente: Fabriano è orgoglioso di averti».

Il problema della tratta delle schiave «è molto sentito e, soprattutto, trova riscontro nelle operazioni delle forze di polizia», ha evidenziato il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia. «La prima cosa da fare è ridurre al minimo gli accessi illegali al nostro Paese e questo Governo, nell’ultimo anno e mezzo, è riuscito a ridurli», passando dai 110.000 arrivi nel 2017, ai 20mila nel 2018 «e, adesso, nel 2019 chiuderemo sotto i 10.000 arrivi. Quindi, questo è già il primo grande risultato».

Il sottosegretario Carlo Sibilia a Fabriano
Il sottosegretario Carlo Sibilia a Fabriano

Il 90% delle donne che si prostituiscono, secondo statistiche Eurostat, è vittima della tratta. «Potrebbe essere il tempo di comprendere che ogni donna che si prostituisce, lo fa perché costretta da schiavisti veri e propri, criminali, che le utilizzano per profitti personali e criminali. Bisogna trattare il fenomeno della prostituzione non come una possibilità di business, ma andando ad aggredire la domanda. Cioè bisogna spiegare alle persone che usufruiscono della prostituta e, quindi, della schiava in questo caso, che quella donna che stanno pagando in quel momento è una schiava vera e propria e che devono cambiare le loro abitudini perché sono malsane».

L’ultimo passaggio, Carlo Sibilia l’ha dedicato all’attività della comunità Papa Giovanni XXIII. «Ho avuto la possibilità di conoscere don Aldo Buonaiuto, ho letto questo libro ed è uno spaccato vero e proprio di questa che è una realtà importantissima, una realtà italiana che aiuta le donne a toglierle dalla strada. Quindi, riduce la criminalità. Perché se la tratta è la fabbrica della criminalità, associazioni come quella di don Aldo, come la Fondazione Papa Giovanni XXIII, effettivamente riduce quella che è la criminalità in strada. Quindi, sono tutte azioni meritorie che vanno supportate a 360°».

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