Ancona-Osimo

Caccia, respinta la mozione sugli indennizzi ai proprietari terrieri. Baldini, Lac: «Presto una class action»

Il documento impegnava la Giunta ad individuare un ufficio a cui attribuire la competenza relativa ai rimborsi. Duro il commento del delegato Lac: «Ancora una volta i nostri politici ed amministratori hanno fatto “orecchi da mercante”»

ANCONA – Respinta la mozione del consigliere regionale Sandro Bisonni relativa agli indennizzi ai proprietari di terreni con servitù venatoria. Il consiglio regionale l’ha bocciata nella seduta di martedì scorso.

La mozione impegnava il presidente e la Giunta regionale ad individuare un ufficio regionale a cui attribuire la competenza relativa agli indennizzi a favore dei proprietari di fondi sottoposti a pianificazione venatoria. L’articolo 15 della Legge 157/92 sulla caccia prevede infatti che i proprietari e/o conduttori di fondi soggetti a servitù venatoria siano indennizzati.

Duro il commento del delegato Lac, Danilo Baldini alla bocciatura: «Come temevamo, ancora una volta i nostri politici ed amministratori in Regione hanno fatto “orecchi da mercante” ed hanno respinto una legittima e sacrosanta richiesta di adempimento di una legge dello Stato». Il delegato della Lega Abolizione Caccia, stigmatizza in particolare le motivazioni che hanno portato alla bocciatura del documento: «L’assessore all’agricoltura Casini ha tirato in ballo le tipologie di colture agricole e i danni eventualmente arrecati alle stesse dall’attività venatoria, sostenendo che non si possa parlare di indennizzi, in quanto nel periodo della stagione venatoria, quindi in autunno e inverno, sulla maggior parte dei terreni agricoli non sono in atto coltivazioni e comunque, ove vi fossero, la caccia sarebbe vietata».

Una dichiarazione sulla quale Baldini intende fare chiarezza, spiegando che «nell’articolo 15 della Legge n. 157/92, non si parla di rimborsi per “danni alle colture”, ma per “servitù venatoria”». «Solo i cacciatori italiani – precisa – fatto unico al mondo, possono entrare nei fondi privati anche senza il consenso dei legittimi proprietari. Quindi non ha importanza se un terreno sia coltivato o lasciato incolto, come pure se sia frequentato o meno dai cacciatori, basta semplicemente che esso sia inserito nella pianificazione venatoria del territorio agro-silvo-pastorale per avere diritto al rimborso». Un fatto che secondo Baldini «lede il principio di proprietà privata e crea disuguaglianza tra cittadini, favorendo i cacciatori rispetto a tutti gli altri».

Moreno Pieroni

Sulla questione l’assessore regionale alla caccia Moreno Pieroni si è espresso spiegando che si tratta di «una mozione giusta perché ci fa attenzionare questa criticità, consentendoci di migliorare il rapporto fra il mondo agricolo e quello venatorio».

Per questo Pieroni ha annunciato che a breve si terrà un incontro fra gli Ambiti Territoriali di Caccia e le associazioni degli agricoltori. Obiettivo, «capire bene dove possiamo migliorare e se possiamo migliorare in queste normative che permettono di avere con più facilità finanziamenti agli agricoltori» ha dichiarato l’assessore alla caccia.

Pieroni in aula aveva spiegato che sulla base dei dati forniti dall’Ufficio caccia della Regione, risultano pochissime richieste di indennizzo da parte dei proprietari terrieri, un fatto che dimostra il buon funzionamento del meccanismo. Dichiarazioni che hanno fatto infuriare il delegato Lac Baldini che ha replicato spiegando che nel corso degli anni, ha raccolto e protocollato «una settantina di domande di rimborso da parte di proprietari e conduttori di fondi agricoli, con tanto di risposte evasive da parte della Regione, che rimandava poi la richiesta agli Ambiti Territoriali di Caccia competenti e viceversa. Il fatto poi che le richieste di indennizzo per “servitù venatoria” siano comunque pochissime rispetto alla enorme platea degli aventi diritto, praticamente quasi tutti coloro che possiedono un terreno, si spiega nel fatto che le organizzazioni sindacali e rappresentative degli agricoltori e dei coltivatori diretti non hanno mai informato i loro iscritti di questo loro diritto sancito dalla legge e questo credo che sia quantomeno scandaloso e dimostri quanto queste organizzazioni in realtà non tutelino affatto gli agricoltori».

Il delegato Lac però non si dà per vinto e fa sapere che insieme al consigliere regionale Sandro Bisonni, e ai legali dell’associazione no caccia, intende portare avanti le istanze dei proprietari terrieri e dei conduttori di fondi agricoli, ricorrendo se necessario anche al TAR e alla Corte dei Conti e proponendo «una “class action” su scala nazionale, perché questi “diritti” e questi rimborsi, che hanno peraltro valore retroattivo, non sono mai stati rispettati ed onorati anche nel resto d’Italia».

 

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