Senigallia

Senigallia, incentrato sulla tragedia di Corinaldo il discorso di fine anno del sindaco

Mangialardi: «Abbiamo il dovere di riflettere su quanto è successo non per giustizialismo ma perché quelle morti, atroci e insopportabili, non siano anche inutili»

Il pubblico presente in aula consiliare a Senigallia per il discorso di fine anno del sindaco Maurizio Mangialardi
Il pubblico presente in aula consiliare a Senigallia per il discorso di fine anno del sindaco Maurizio Mangialardi

SENIGALLIA – Con un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime della strage di Corinaldo è iniziato anche il tradizionale discorso di fine anno incentrato sulla comunità e tenuto dal sindaco Maurizio Mangialardi in un’aula consiliare piena di autorità civili, militari, politiche e religiose e di tanti cittadini.

Un minuto per riflettere su quelle giovani vite spezzate la sera tra il 7 e l’8 dicembre scorso, mentre erano intente a divertirsi in una discoteca a Corinaldo, a pochi chilometri da Senigallia. Una serata che ha cambiato la vita di una città intera, di una comunità che in questi giorni si è stretta attorno alle famiglie delle vittime e attorno ai feriti, attorno ai coinvolti «che dovranno fare i conti per tanto tempo ancora con i fantasmi di quella terribile notte in un locale troppo affollato dove erano andati per ascoltare della musica» ha detto il primo cittadino.

E proprio sulla comunità si è concentrato Mangialardi salutando gli ex sindaci di Senigallia presenti (Orciari, Galavotti, Mariani ed Angeloni) e il sindaco di Corinaldo Matteo Principi: su quel sentimento di appartenenza a un gruppo sociale che si mostra coeso proprio nella difficoltà. Alla comunità ora «compete il dovere di riflettere su quanto è successo, di far chiarezza su chi, come e perché abbiamo perso il sorriso di alcuni nostri figli, su quello che è necessario fare perché tutto questo non accada mai più. E, badate, lo dobbiamo fare non per un malinteso senso di giustizialismo, non per quella tendenza così tipicamente italiana di fabbricarsi colpevoli ed individuare capri espiatori convinti così di aver fatto in pieno il nostro dovere e di poter rimanere in pace con noi stessi e con la nostra coscienza. No, lo dobbiamo fare perché quelle morti chiamano in causa tutti noi, hanno a che fare con le nostre azioni e le nostre omissioni, ci sbattono in faccia le nostre ossessioni, i nostri egoismi, il nostro sistema e stile di vita. Perché tutti noi dobbiamo rimetterci in discussione alla luce di quello che è successo».
Come mettere in discussione la regola che permette al profitto di ergersi sopra ogni cosa, compresa la sicurezza, come mettere in discussione un sistema che confida nella buona sorte perché non accada nulla invece di pensare a una seria programmazione e prevenzione. E soprattutto ripartire dai giovani capaci di salvare vite umane nella calca della discoteca Lanterna Azzurra e di organizzare fiaccolate per riaccendere la speranza nella comunità ferita.

Solo accennate dal sindaco alcune questioni legate ai riconoscimenti che la città e alcuni suoi protagonisti hanno ricevuto e stanno ricevendo: lo chef Mauro Uliassi ha guadagnato le tre stelle Michelin; Emanuela Audisio ha vinto il premio internazionale per il giornalismo sportivo e Massimo Costantini è stato decretato il miglior allenatore al mondo di tennistavolo. Riconoscimenti che vanno di pari passo con la visibilità aumentata della città grazie al titolo di Città della Fotografia, ai 20 anni di Summer Jamboree o al film “I nostri figli” sul delicato tema della cura degli orfani dopo un femminicidio.

Accennate perché al centro del discorso c’è appunto la ripartenza che la comunità ora deve affrontare. La strada indicata dal sindaco e dall’amministrazione comunale è quella della coesione sociale, dell’associazionismo, dell’impegno per gli obiettivi comuni nei servizi sociali, nella sanità, nel volontariato, nel protagonismo dei e per i giovani. Questi i capisaldi per l’amministrazione che, imprevisti a parte, rimarrà in carica fino alla primavera 2020.

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