Senigallia

Ortopedia, «oggi raccogliamo i frutti dopo anni di lavoro e impegno»

Parola al direttore dell’Unità Operativa Complessa all'ospedale di Senigallia Salvatore Ceccarelli: «tanti problemi superati grazie a quanti danno sempre il massimo»

Salvatore Ceccarelli
Salvatore Ceccarelli

SENIGALLIA – «Oggi raccogliamo i frutti. Abbiamo raggiunto un senso di fiducia nei pazienti solo dopo anni di lavoro, sacrificio e impegno che si sono tradotti in ottimi risultati negli utenti in primis, per il reparto di ortopedia in secondo luogo e infine per tutto l’ospedale e la comunità senigalliese».

A parlare così è il dottor Salvatore Ceccarelli, riminese classe ‘53, direttore dell’Unità Operativa Complessa (Uoc) di ortopedia del nosocomio della spiaggia di velluto, a pochi giorni dal pensionamento il prossimo 31 dicembre. L’occasione per fare il punto sulla sanità locale e nazionale, senza polemiche, ma con il solo obiettivo di capire come tendere al meglio di chi entra (volente o nolente) all’ospedale.

Qual è la situazione oggi del reparto? Gode di buona salute?
«Noi lavoriamo cercando di ottenere il meglio per la popolazione utente, vogliamo far funzionare il reparto nel migliore dei modi. Oggi possiamo dire di avere dei numeri che ci pongono tra i migliori delle Marche e persino 15esimi in Italia per quantità di interventi rispetto ai tempi di attesa. Se ci riusciamo – spiega il primario – è grazie alla grande voglia di risolvere i problemi che attanagliano la sanità e qui parlo non solo di Senigallia ma di tutta l’Italia: problemi che possono essere di natura burocratica, organizzativa, economica».

Faccia un esempio
«Beh posso dire che nel reparto di ortopedia i tempi per la presa in carico di un paziente con problematiche urgenti sono brevi, brevissimi, ma per completare gli incarichi serve personale amministrativo che si occupi delle questioni burocratiche. Il fatto che al momento non ci sia, impone ai medici di staccarsi dalle attività prettamente sanitarie per mettersi davanti al computer e compilare documenti su documenti che servono sia per i vari report interni ed esterni all’ospedale, sia per le banche dati, sia per le valutazioni ministeriali. Non è tempo perso intendiamoci: ma solo tempo che dovrebbe essere investito da altre persone, non dai medici che poi non possono essere in corsia».

I reparti di ortopedia e chirurgia dell'ospedale di Senigallia
I reparti di ortopedia e chirurgia dell’ospedale di Senigallia

E si possono risolvere questi problemi?
«Si superano grazie all’abnegazione del personale sanitario e amministrativo: come direttore io chiedo e ho chiesto sempre ai miei operatori di dare il massimo, di fare sacrifici, di non guardare le ore di lavoro ma solo il raggiungimento dell’obiettivo. Posso dire di avere un valido team di giovani al mio fianco, ma c’è sempre il nodo della stabilizzazione: dobbiamo consolidare certe professionalità, per non perdere coloro che lavorano bene e che spesso non si vedono riconosciuto il proprio impegno».

Non un frecciatina ai vertici Asur ma quasi…
«No, vorrei solo che i medici motivati che lavorano per il bene dei pazienti venissero “premiati” con assunzioni stabili: solo chi si trova a operare in tranquillità può rispondere dando il massimo».

A fine novembre sono stati celebrati i 50 anni di attività dell’U.O.C. di ortopedia e traumatologia del presidio ospedaliero di Senigallia, inaugurata dal prof. Sergio Cinì il primo ottobre 1968: cosa è cambiato?
«Tanto, a partire dagli impegni formativi, alle specializzazioni, ai compiti come dicevo prima burocratici, all’uso di nuovi sistemi, all’aggiornamento continuo. Poi c’è l’organizzazione della sanità locale e regionale che a volte può dare l’impressione di essere lontana e per gli operatori di essere abbandonati a se stessi. In realtà è stata una bella occasione per rivedersi per scambiarsi opinioni con tutti gli operatori delle strutture sanitarie senigalliesi e le autorità».

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