Senigallia

Senigallia: Giorgio Gaber vive attraverso il bel recital di Gabriele Carbonari e Alessandro Moscatelli

Le idee sulla politica, l'uomo, l'amore del grande artista milanese scomparso 15 anni fa riproposte attraverso le sue canzoni e i suoi monologhi alla Biblioteca Antonelliana

Carbonari alla chitarra e Moscatelli nel recital su Giorgio Gaber alla Biblioteca Antonelliana

SENIGALLIA – E se ci fosse ancora Giorgio Gaber? Il grande artista milanese se n’è andato 15 anni fa, l’1 gennaio 2003, ma tutto di lui è ancora vivo e vitale. E il bel reading con Gabriele Carbonari e Alessandro Moscatelli alla Biblioteca Antoniana di Senigallia ha confermato l’attualità, la vitalità del pensiero e della canzone di Giorgio Gaber, uno che ha fotografato perfettamente l’Italia del suo tempo ed ha anticipato quella che doveva venire e che viviamo oggi, fatta di conformismo, consumismo, omologazione culturale, stupidità dilagante. Condensare in un’ora le idee di Giorgio Gaber sulla politica, sull’uomo, sull’amore era impresa difficilissima eppure Moscatelli e Carbonari sono riusciti perfettamente a tratteggiare non solo la personalità dell’artista milanese ma ad approfondire aspetti non sempre decifrabili e conosciuti.

Il manifesto dell’evento senigalliese

Hanno proposto alcune splendide canzoni e monologhi ancora attualissimi e lo hanno fatto con garbo e professionalità, attingendo nel “teatro canzone” che Gaber, con l’amico Sandro Luporini inventò dal nulla nel lontano 1970. “Un’idea”, “Destra sinistra”, “Qualcuno era comunista” hanno segnato tutti gli ammiratori di Gaber, sempre impegnato a nutrirsi di idee e a gettare maschere artefatte e poco attendibili: un Gaber che denuncia il conformismo nell’uso delle parole “destra” e “sinistra”, abusate talvolta senza alcun ritegno e che ricorda con nostalgia ma anche con cinismo quando…”qualcuno era comunista” e c’erano quelli che “erano comunisti perché prima erano fascisti” o perché “erano ricchi ma amavano il popolo”, perché “ la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente” o “perché erano così atei che avevano bisogno di un altro Dio” ed altri, quelli veri e idealisti erano comunisti “perché Berlinguer era una brava persona e Andreotti non era una brava persona”, “perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia” e  “perché credevano di poter essere vivi e felici, solo se lo erano anche gli altri”. Poi il Gaber concentrato sull’uomo e sulle sue miserie ma anche sulle sue peculiarità, le sue qualità spesso inespresse e imprigionate da un conformismo sempre dilagante. Ecco allora i brani “Il conformista”, che si solito sta sempre dalla parte giusta e che si allena a scivolare dentro il mare della maggioranza, “Si può” e “Il successo”, unica vera aspirazione degli uomini degli anni ’90 (ma, verrebbe da dire, anche di quelli del Terzo Secolo). Carbonari e Moscatelli chiudono il loro percorso sul ricordo di Gaber con  tre magnifici brani sull’amore: Quando sarò capace di amare, Non insegnate ai bambini e Se ci fosse un uomo, “allora si potrebbe immaginare un neo rinascimento; un individuo tutto da inventare, in continuo movimento. Con la certezza che in un futuro non lontano al centro della vita ci sia di nuovo l’uomo”. Ecco, qui c’è tutto Gaber, tutta la vitalità e l’attualità di un artista unico e straordinario che non è morto 15 anni fa ma vive ancora tra noi, in noi.

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