Senigallia

Il ricordo di Giorgio Candelaresi del direttivo della Scuola di Pace

«Trovava sempre il modo di richiamare tutti a quel senso di responsabilità e di coinvolgimento personale che fa la differenza tra un pacifismo ideologico e un ideale di pace»

Giorgio Candelaresi
Giorgio Candelaresi

SENIGALLIA – Dopo la tragica notizia della scomparsa di Giorgio Candelaresi, arriva dal direttivo della Scuola di Pace “Vincenzo Buccelletti” un commosso ma orgoglioso ricordo dell’81enne che dell’associazione è stato fondatore e per anni motore trainante.

«Giorgio Candelaresi è stato non solo tra i fondatori della Scuola di Pace, ma ne è stato l’anima, il motore, la benzina. Inconfondibile, con il suo cappello e il suo piglio deciso, con lo sguardo sempre alto, fiero. Sorrideva, come sorridono gli uomini forti, sicuro dei suoi ideali, mai disposto a scendere a compromessi quando in gioco ci sono i valori del disarmo, della pace, dell’accoglienza dei migranti».

Instancabile componente della segreteria della Scuola di Pace di Senigallia, nonostante la malattia Giorgio Candelaresi ha organizzato decine di incontri con giornalisti, scrittori, intellettuali, promotori di pace. Oltre a ciò, una serie infinita di attività poi confluite nel libro “Una città per la pace”, scritto insieme a Giuseppe Santoni.

«La sua antenna è sempre stata tesa a captare quanto di nuovo fosse presente sulla scena del pacifismo nazionale. Guardava con preoccupazione questo nostro tempo in cui sembrano venir meno gli ideali di pace e di solidarietà internazionale. Ma il suo non era mai uno sguardo disperato o dimesso: Giorgio Candelaresi trovava sempre il modo, con quel suo stile originale, di proporre qualcosa da fare, chiamando tutti, davvero tutti, a quel senso di responsabilità e di coinvolgimento personale che fa la differenza tra un pacifismo ideologico e un ideale di pace. Un uomo di pensiero e di azione. Un uomo a cui piacevano i libri e le idee e che ha saputo camminare sulla storia, legato alla sua Senigallia e alla sua città di adozione, Chiaravalle. La sua eredità è grande. Oggi lo piangiamo, da domani troveremo in lui forza e continua motivazione».

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