Senigallia

Coordinamento Comitati alluvione, «Ora parliamo noi»

Dopo mesi di silenzio, dicono la loro i cittadini di Senigallia che hanno subito perdite e danni, ponendo alcune domande al sindaco, Mangialardi, che ha già reso nota la sua posizione riguardo alle indagini effettuate dalla Procura

L'alluvione a Senigallia nel 2014

SENIGALLIA – Il Coordinamento Comitati Alluvionati Senigallia torna sulla proroga delle indagini fissata per il 28 febbraio 2018. Sarebbero undici gli indagati, ma nessuno di loro ha ancora ricevuto l’avviso di garanzia.

«Abbiamo letto la notizia che il sindaco ed altre 10 persone sarebbero indagate per i fatti dell’alluvione – scrivono in un comunicato diffuso dal loro legale, avvocato Corrado Canafoglia -. Dopo aver letto le rispettive posizioni del sindaco, di coloro che gli danno solidarietà per essere stato indagato, di chi ne chiede le dimissioni e di chi invece aspetta le decisioni della Magistratura, parliamo noi, gli alluvionati, coloro che hanno subito morti e danni.

Alcune premesse importanti:

1- In questa vicenda noi siamo avversari del sindaco e di tutti coloro che risultano indagati, avversari e non nemici, avversari però corretti e leali, proprio perché se da una parte pretendiamo giustizia e l’emersione della verità dei fatti e delle responsabilità, dall’altra chiediamo il rispetto delle regole, anche a favore dei nostri avversari. Sarebbe interessante sapere perché in ben due occasioni sono apparse notizie su tale indagine e garantiamo la nostra totale estraneità a tali condotte. Quando abbiamo voluto dirle qualche cosa lo abbiamo fatto senza alcun timore direttamente: ricorda l’incontro al teatro del Portone?.

2- Essere indagati, non significa essere colpevoli, ma significa che un Magistrato ha individuato e sta valutando ipotesi di responsabilità penale, nel caso di specie peraltro molto gravi . Fatte queste debite premesse, però vogliamo stigmatizzare alcuni passaggi di questa vicenda. Tanti gli attestati di solidarietà a Lei rivolti: ma la solidarietà non si dà a chi subisce un grave sopruso, un danno, ad una vittima? Un indagato è una vittima oppure è un soggetto che deve quanto meno chiarire la sua posizione davanti al Magistrato? Ed allora come si può dare la solidarietà a Lei che è indagato, soprattutto perché non ricordiamo tra coloro che gliela hanno dato, la stessa corsa a prestarla a noi alluvionati. Forse noi alluvionati non abbiamo pianto i nostri morti, non abbiamo subito ingenti danni, in molti casi dai quali non ci siamo più rialzati? Singolare che tra coloro che corrono oggi a darle solidarietà ci sia anche qualche alluvionato, che poi ci chiede di procedere duri contro chi ritiene responsabile, un candidato alle ultime elezioni che ha firmato per l’esposto alla Procura per accertare la responsabilità, ma anche qualcuno – pochi a dir il vero – che informalmente in tempi passati teneva a spiegarci la propria estraneità ai fatti e ci chiedeva se sapessimo se erano coinvolti nell’indagine. Ce lo chiedevano, come se noi fossimo deputati a decidere chi vada indagato.

Il nostro ruolo, da cittadini seri e liberi, è stato quello di collaborare con la Magistratura portando ogni supporto possibile a noi noto e decisivo per l’accertamento della responsabilità, perché responsabilità nella causazione dell’alluvione vi sono state ed a nostro avviso molto molto gravi. Sarà la Magistratura a decidere se responsabilità ci sono state e se tra coloro meritevoli di essere processati ci sarà anche lei. Noi la questione e gli atti relativi all’alluvione le abbiamo appurate, documentate, ma le abbiamo sottoposte alla Magistatura, che dovrà poi decidere. Lei ha fatto altrettanto o continua a sostenere che l’alluvione è stato un evento eccezionale ed imprevedibile a cui lei e gli altri dieci indagati siete estranei da ogni responsabilità? Se invece intende collaborare all’accertamento della verità, dica chiaramente e pubblicamente se ci sono state responsabilità e indichi i nomi e le prove di tali condotte illecite. Se terrà tale comportamento, rispettoso del ruolo che Lei ricopre, non avrà solo la nostra solidarietà, sentimento debole , ma tutta la nostra stima.

Ha ragione di restare perplesso di fronte a tali uscite mediatiche sull’indagine, che non ci appartengono, ma si unisca a noi – e con lei tutti i diffusori di solidarietà – nella perplessità di un’indagine condotta da tre valenti e seri magistrati e dal Corpo Forestale da tempo, ma che stranamente non è arrivata ancora ad una conclusione. Una domanda :cosa rallenta la chiusura delle indagini preliminari? Morti e tanti danni meritano rispetto e non semplice solidarietà, ma soprattutto la verità e non possono aspettare la prossima alluvione, considerato che lo stato del fiume non appare decisamente tranquillizzante».

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