Senigallia

Cane infestato dalle zecche muore per anemia, condannato il proprietario

Un 72enne è finito a processo per maltrattamento di animale. Stando alla tesi sostenuta dall'accusa, non avrebbe curato adeguatamente un meticcio di sette anni. Per la difesa non c'erano segni di sofferenza e il quadrupede veniva ben nutrito e seguito da un veterinario

Un cane meticcio (foto d'archivio)

MONTEMARCIANO – Pieno di zecche al punto di morire per anemia. È la fine toccata ad un cane meticcio di taglia media, di sette anni, trovato morto nel giardino di casa del proprietario, un 72enne. L’uomo è finito a processo dopo essersi opposto ad un decreto di condanna che aveva stabilito il pagamento di una multa di 2mila euro. Oggi è stato condannato in primo grado a 5mila euro, pena sospesa. L’accusa è di maltrattamento di animale.

Il cagnolino, un meticcio di taglia media a pelo corto, è morto nel giugno del 2011. Stando alla tesi sostenuta dall’accusa, i vicini di casa, vedendo l’animale in cattive condizioni, avevano chiamato le guardie zoofile arrivate poi nell’abitazione 72enne dove il cane è stato trovato morto, infestato di zecche.

In aula sono stati sentiti i testimoni dell’accusa e della difesa, tra loro anche una guardia zoofila e un dipendente del servizio veterinario dell’Asur che si è occupato di seguire l’autopsia e il fratello dell’imputato. Nella requisitoria, il pm Francesca Sbriccoli, ha evidenziato come il cane sia stato lasciato per 20 giorni senza cure, in cattive condizioni anche per il box dove era tenuto e che l’autopsia ha evidenziato la morte per una gravissima anemia dovuta alla sottrazione del sangue da parte delle zecche. Il pm aveva chiesto la condanna a 9mila euro di multa.

Nell’arringa difensiva l’avvocato Roberto Leali ha ribadito invece che non c’erano i segni evidenti di sofferenza del cane perché l’animale veniva ben nutrito e aveva appetito e che lo stato di salute era degenerato in un tempo troppo breve perché il proprietario si accorgesse del problema. Sempre l’avvocato ha sottolineato come l’animale era stato preso anni prima dal figlio del 72enne, salvato da un abbandono e che lo stesso aveva fatto vaccinare e seguire da un veterinario. Per la difesa il proprietario accudiva il cagnolino che era stato trattato anche con dei prodotti antiparassitari. Il giudice ha rimandato le motivazioni delle sentenza a 60 giorni. Trascorso il termine la difesa valuterà se ricorrere in appello.

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