Senigallia

Alluvione Senigallia, «lecito il rinvio dell’udienza preliminare ma dirsi dispiaciuti è una beffa»

A dirlo è l’avvocato Corrado Canafoglia, legale del coordinamento dei comitati degli alluvionati, nel commentare la posticipazione dell'appuntamento in tribunale per un errore di notifica degli atti procedurali

Corrado Canafoglia (al centro) e alcuni componenti del coordinamento degli alluvionati di Senigallia
Corrado Canafoglia (al centro) e alcuni componenti del coordinamento degli alluvionati di Senigallia

SENIGALLIA – «Che Mangialardi abbia cambiato l’indirizzo per la notifica degli atti relativi alle indagini per l’alluvione del 3 maggio 2014 è assolutamente lecito. Dichiararsi dispiaciuto del rinvio però suona come una beffa per gli alluvionati perché si sarebbe potuto ovviare a questo errore procedurale sia prima che durante l’udienza preliminare proprio per non arrivare al rinvio».

Esordisce così l’avvocato Corrado Canafoglia, legale del coordinamento dei comitati degli alluvionati di Senigallia, nel commentare il rinvio dell’udienza preliminare al 25 febbraio per un banale errore di notifica degli atti procedurali.

La vicenda è nota: lo scorso 12 novembre è slittata l’udienza preliminare per il processo che potrebbe portare a giudizio alcuni rappresentanti – attuali ed ex – del Comune di Senigallia, della Provincia di Ancona, della Regione Marche e dell’Autorità di Bacino. Il rinvio dell’udienza si è però verificato poiché la notifica di chiusura delle indagini relative al sindaco Mangialardi e al dirigente comunale Gianni Roccato è stata effettuata non al domicilio eletto ma presso l’ente in cui rivestono il ruolo. Inoltre, uno degli indagati – Mario Smargiasso, il segretario generale dell’Autorità di Bacino – non è stato sentito nell’interrogatorio di garanzia.

Un difetto tecnico a cui, secondo Canafoglia e gli altri componenti del coordinamento degli alluvionati, si poteva porre rimedio senza far slittare la prima udienza: «Bastava che si fossero presentati all’udienza preliminare e avessero rinunciato ad eccepire il difetto di notifica o il mancato interrogatorio di garanzia».

Anzi, rincarano la dose, sostenendo che non saranno questi «giochetti» a far finire in prescrizione certi reati. Reati che per l’alluvione di Senigallia vanno dal pluriomicidio colposo per la morte di quattro concittadini e lesioni colpose gravi al reato di inondazione, dall’omissione di atti d’ufficio all’abuso di ufficio e falso ideologico. «Alcuni sono reati gravissimi che non si prescrivono facilmente, ma sembra che a Senigallia qualcuno si sia scordato cosa abbia detto la Procura e cosa sia avvenuto il 3 maggio 2014».

«L’alluvione – continua Canafoglia – non è stato secondo la Procura un evento imprevedibile, ma il frutto delle condotte omissive e commissive di chi doveva porre in essere certe azioni a difesa della popolazione sia prima dell’evento alluvionale, sia durante». In poche parole la Procura della Repubblica ha evidenziato a carico degli indagati alcune azioni che sarebbero suscettibili di un giudizio penale.

L'alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014: Borgo Molino
L’alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014: Borgo Molino

Anche «la mancata realizzazione di opere realmente prioritarie per mitigare il rischio idrogeologico ha esposto la collettività ad un elevato rischio esondazione delle acque fluviali con danni a persone e beni – continua Canafoglia. Prendiamo il PercorriMisa per esempio: doveva aiutare a ridurre il rischio idrogeologico con fondi comunitari e invece è venuta fuori un’opera utile solo a fini turistici, anche se poi non è che sia tutto quel turismo lungo il fiume».

Il coordinamento dei comitati degli alluvionati inoltre fa sapere che il rischio c’è ancora poiché non sono state sistemate quelle criticità che hanno causato l’alluvione e quindi l’inondazione della città con milioni di metri cubi di acqua e fango. «A dirlo è ancora il sindaco, con la sua delibera del gennaio 2017 in cui intimava a Regione e Autorità di Bacino di rimuovere i detriti nel tratto terminale del fiume Misa». Ma del dragaggio della foce, purtroppo, nemmeno l’ombra. Nel frattempo sono stati però sistemati circa 4 km di argini del fiume tra ponte Portone e Casine di Ostra, ma secondo il coordinamento il fiume nel 2014 è esondato in ben 22 punti, in molti dei quali ancora non si è posto rimedio.

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