Osimo

Omicidio del veterinario, chiesti 18 anni di condanna per Valerio Andreucci

È la richiesta della procura per il 23enne ascolano, collaboratore di Olindo Pinciaroli, ucciso a coltellate il 21 maggio 2017, ad Osimo. Per l'accusa il movente sarebbe un debito di 3mila euro che il giovane non aveva restituito al 53enne esperto di cavalli

Osimo, il delitto del veterinario

ANCONA – Delitto del veterinario Olindo Pinciaroli, la procura ha chiesto una condanna a 18 anni per il collaboratore Valerio Andreucci. A nove mesi dall’omicidio del 53enne esperto di cavalli, originario di Montelupone, assassinato con 15 coltellate ad Osimo, il 21 maggio scorso, oggi è arrivata la richiesta del pm Marco Pucilli nel corso dell’udienza dove si procede con il rito abbreviato.

Olindo Pinciaroli
Olindo Pinciaroli

Chiarito il movente che, secondo la procura, sarebbe legato ad un debito di 3mila euro che il giovane aveva nei confronti del veterinario. Denaro che sarebbe stato usato per l’acquisto di droga da parte del giovane ma mai restituito. Un movente però non condiviso dagli avvocati della difesa di Andreucci, i legali Vittorio Palamenghi e Massimino Luzi. La difesa ha chiesto una integrazione probatoria al giudice, relativa ad una perizia dattiloscopica, al fine di verificare le impronte di Andreucci e non solo, sull’arma del delitto, il coltello.

Le indagini erano state chiuse a novembre e la procura aveva chiesto il giudizio immediato per il 23enne ascolano finito in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Contestata anche la premeditazione e la calunnia. Andreucci era stato arrestato dopo il ritrovamento dell’arma del delitto, un coltello dove c’erano le sue impronte.

Valerio Andreucci

L’omicidio si era consumato a bordo del furgone del veterinario, lungo la Chiaravallese, di mattina. I due quel giorno si erano incontrati e a breve avrebbero dovuto lavorare insieme per l’apertura di un maneggio nell’osimano. Poi l’aggressione, inizialmente scambiata per un tentativo di rapina ad opera di una banda di malviventi. Andreucci aveva fornito anche il nome di un abruzzese come autore dell’omicidio, pur sapendolo innocente, da qui l’accusa di calunnia. Questa era stata la prima versione fornita dal giovane che era fuggito nella campagna limitrofa dopo le coltellate. Andreucci, dopo un’udienza di due ore, è stato riportato in carcere dove è detenuto. L’udienza riprenderà il 12 aprile per le repliche.

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