Osimo

Buono da mangiare con lo “slow food”

Mangiare bene e consapevolmente: il presidio "Slow food" di Loreto insegna e Castelfidardo ne coglie la grand eopportunità. perché mangiare è un "atto politico"

LORETO – Buono da mangiare, per le sue qualità organolettiche, ma anche per i valori identitari e affettivi che si porta dietro. Pulito perché prodotto in modo ecosostenibile e rispettoso dell’ambiente. Giusto perché conforme all’equità sociale durante la produzione e la commercializzazione. Tutto questo è lo “Slow food”. Non molti sanno che lo slow è proprio un’associazione no profit che conta 100mila membri in 150 Paesi del mondo. Fondata da Carlin Petrini nel 1986, si pone l’obiettivo di promuovere nel mondo il cibo buono, pulito e giusto.

Nella città mariana c’è un’associazione che si è fatta portabandiera di questo valore, “Slow food Loreto Valmusone” e la vicina Castelfidardo ne ha colto subito il valore.

«Questa settimana abbiamo firmato un importante protocollo di intesa tra la nostra Condotta e il Comune di Castelfidardo – afferma il fiduciario Antonello Loreto -. In questo protocollo il Comune di Castelfidardo ci riconosce come partner privilegiato nella difesa dell’agricoltura di qualità, dei progetti di educazione alimentare e di sostenibilità e di tutte le iniziative che saranno messe in campo per tali fini, compreso il progetto “Orto in condotta” e “Mercati della terra”. Un grazie particolare all’Assessore alla Cultura Ruben Cittadini che ha creduto fin dal primo momento in questa collaborazione».

La firma: a sinistra Loreto, a destra l’assessore Cittadini

Per “Slow food” bisogna tornare a dare il giusto valore al cibo rispettando chi lo produce, chi lo mangia, l’ambiente e il palato. Come fare? Loreto ci spiega che bisogna:

– difendere il cibo vero scoprendo i prodotti tutelati dai presidi slow;

– promuovere il diritto al piacere: dalla conoscenza, alla socialità, alla convivialità, al piacere. Perché più ne sai, meglio scegli, meglio vivi!

– condividere il cibo favorisce l’incontro, il dialogo e la gioia dello stare insieme;

– diffondere la cultura gastronomica per andare oltre la ricetta, perché dietro un cibo ci sono produttori, territori, emozioni e saperi;

– educare al futuro che ha bisogno di terreni fertili, specie vegetali e animali, meno sprechi e più biodiversità, meno cemento e più bellezza.

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