Jesi-Fabriano

Piccoli azionisti Banca Marche in assemblea a Jesi

Incontro al Circolo Cittadino di Jesi per l'annuale assemblea dell'Associazione Azionisti privati di Banca delle Marche che unisce 1.370 ex soci dell'istituto di credito messo in liquidazione, e per illustrate le iniziative legali - in sede penale e civile - intraprese con l'Unione Nazionale dei Consumatori

L'avvocato Corrado Canafoglia in tribunale con Enrico Filonzi, presidente dell'associazione azionisti privati Banca Marche, il consigliere Maurizio Mariani e Sandro Forlani, presidente dell'associazione Dipendiamo Banca Marche
L'avvocato Corrado Canafoglia in tribunale con Enrico Filonzi, presidente dell'associazione azionisti privati Banca Marche, il consigliere Maurizio Mariani e Sandro Forlani, presidente dell'associazione Dipendiamo Banca Marche

«Attualmente siamo circa 1.370 soci. Il numero degli iscritti all’Associazione degli Azionisti Privati della ex Banca delle Marche è quasi raddoppiato per effetto delle azioni legali da noi intraprese per tutelare i diritti lesi dei piccoli soci che con il default dell’istituto hanno perso i loro risparmi. Siamo la più grande tra le tre associazioni di ex piccoli azionisti ma se guardiamo al complesso degli iscritti nei gruppi di Jesi, Pesaro e Macerata arriviamo a pochissime migliaia di persone… Un numero di sicuro molto lontano dagli oltre 43 mila soci che nel corso degli anni hanno acquistato le azioni in Banca Marche. Dove sono tutti? Se non si sblocca la situazione è anche perché nella nostra regione non c’è stata quella mobilitazione di base che una vicenda così grave avrebbe meritato». Parla Enrico Filonzi, che da alcuni mesi guida come presidente l’associazione dei piccoli azionisti con sede a Jesi.

Ieri, presso il Circolo Cittadino, Filonzi insieme al consiglio di amministrazione ha incontrato i soci in occasione dell’annuale Assemblea per l’approvazione del bilancio consuntivo 2017 e del preventivo 2018. «Una riunione di routine – chiarisce – ma che è stata utile per fare il punto sulle iniziative intraprese con l’Unione Nazionale Consumatori, alla presenza dell’avvocato Corrado Canafoglia che ci rappresenta». Il riferimento è alla ‘class action’ di 1.100 persone contro gli ex amministratori ritenuti responsabili del dissesto di Banca Marche, con i piccoli azionisti che lo scorso gennaio sono stati ammessi come parti civili nel processo penale contro Bianconi ed altri presso il Tribunale di Ancona sezione GUP. «Tale ammissione – aveva spiegato a suo tempo agli azionisti il Coordinamento regionale Marche dell’Unione Consumatori – rappresenta una situazione nuova nel panorama nazionale rispetto a casi analoghi in processi penali di bancarotta fraudolenta in materia bancaria: infatti siete stati ammessi per l’intero importo del danno, patrimoniale e morale». Parallelamente, sono state approntate le carte per avviare il tentativo di conciliazione presso la Camera di Commercio di Ancona, convocando gli ex vertici dell’Istituto, al fine di ottenere il risarcimento dei danni subiti; è un tentativo che potrebbe non produrre alcun frutto, ma che si propone come un mezzo di pressione nei confronti delle controparti.

Nuovi spiragli potrebbero comunque aprirsi per gli azionisti che sono stati danneggiati. «Se la via degli arbitrati bancari presso l’Anac è possibile solo per alcuni ex obbligazionisti – spiega Filonzi – di recente si sono viste in alcuni Tribunali delle sentenze che hanno affermato il principio della continuità della responsabilità verso i risparmiatori da parte dei nuovi proprietari. Ciò potrebbe aprire la strada ad accordi tra le parti. Sono, per ora, ipotesi su cui stiamo lavorando».

Proprio su questo punto si è intrattenuto in Assemblea l’avv. Canafoglia, spiegando che che «vi sono state due sentenze (Tribunali di Ferrara e di Milano) che hanno accertato il diritto degli azionisti a chiamare in causa Ubi Banca (che ha acquistato Banca Marche e le altre Banche risolute), per ottenere il rimborso del valore del capitale investito
nell’acquisto delle azioni. Solo una di queste due sentenze è entrata nel merito della richiesta di rimborso avanzata dall’azionista, condannando Ubi a rimborsare le somme investite nell’acquisto delle azioni. Si tratta di una pronuncia non definitiva, che verrà presumibilmente impugnata dall’istituto di credito. A tali sentenze si affiancano anche alcune pronunce dell’Arbitro per le controversie finanziarie (organismo istituito in Consob per risolvere le controversie tra investitori ed intermediari finanziari) che riconoscono il diritto degli azionisti di Banca Marche al rimborso da parte di Ubi, quale acquirente, del valore delle azioni acquistate in occasione dell’aumento di capitale del 2012. Tali pronunce hanno limitato il rimborso solo alle azioni acquistate in occasione dell’aumento di capitale del 2012, escludendo il risarcimento per le restanti azioni possedute. Le decisioni dell’Arbitro per le controversie finanziarie non vincolano l’Istituto di credito, ma concorrono a delineare un orientamento giuridico importante, volto a riconoscere, anche se in parte, l’obbligo di Ubi a risarcire gli azionisti della vecchia Banca Marche».

Di fronte a questa possibilità, l’Unione Nazionale Consumatori ha proposto tre azioni, invitato gli ex soci a chiarire se intendono aderire o meno. In primo luogo, si è proposto di inviare una lettera di diffida e messa in mora contro Ubi Banca e Vecchia Banca Marche in nome e per conto di ogni singolo azionista interessato, chiedendo il rimborso del valore delle azioni possedute e azzerate, per un importo pari ai costi sostenuti per gli acquisti delle azioni. La seconda fase contempla la promozione innanzi all’Arbitro per le controversie finanziarie di un’istanza per il riconoscimento del diritto al rimborso delle azioni azzerate, qualora gli Istituti di credito non rispondessero o rispondessero negativamente alla richiesta di risarcimento. Infine, ha detto l’avvocato, «in caso di esito negativo del ricorso proposto innanzi all’Arbitro per le controversie finanziarie che in caso di decisione favorevole dell’Arbitro e mancato adempimento da parte della Banca, non rimarrà che rivolgersi al Tribunale introducendo una causa civile, per chiedere il rimborso o il risarcimento del valore delle azioni azzerate». Canafoglia ha comunque suggerito di procedere con l’invio della lettera di diffida e poi decidere se proseguire le ulteriori due fasi.

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