Jesi-Fabriano

Lunga fila alla cassa pagamenti, monta la protesta al Distretto Sanitario di Moie

Se ne fa portavoce Tania Luminari, presidente Confcommercio e di JesiCentro: «Una situazione assurda che dura da una settimana. Non sanno cosa fare e la gente aspetta ore»

Il distretto sanitario di Moie

MOIE – La solita storia della coperta corta. E quando c’è di mezzo la sanità, in questo caso “vista” nei suoi aspetti organizzativi, il problema diventa sempre un grande problema.

Le lamentele e le proteste, stavolta, investono il distretto sanitario di Moie, in via Trieste e, a farsene portavoce, perché coinvolta direttamente nella situazione, Tania Luminari, presidente della Confcommercio jesina e di JesiCentro, che raccoglie i commercianti del “cuore” della città.

In sostanza, chi in questi giorni deve recarsi allo sportello per effettuare un pagamento, rischia file interminabili, al caldo, in compagnia di bambini, anziani e donne in stato interessante. Che naturalmente non vedono l’ora di uscire di lì.

Una disfunzione che perdura da circa una settimana per il fatto che «allo sportello della cassa in questione, stamattina, c’era una sola persona, l’altra cassa era chiusa. Ma il problema è che, da come abbiamo avuto modo di constatare, quella persona allo sportello non sapeva bene cosa fare, dove mettere le mani. Tanto che è dovuta ricorrere al telefono per farsi spiegare come fare per andare avanti».

E, intanto, la gente aspettava e la fila si ingrossava.

«Mi sono recata stamattina, 22 agosto, al distretto sanitario di Moie per vaccinare mia figlia di nove mesi e mezzo – spiega Tania Luminari -. Ho preso il numero per la fila, avevo il 19 e stavano occupandosi del 18. Quindi non ci è voluto molto tempo, un attimo.

Tania Luminari

Poi, dovevo pagare. Altro numero per la fila e stavolta era il 56. Ma noto, un po’ stupita, che stavano occupandosi del numero 11».

Erano all’incirca le 11.20 e lei è riuscita a pagare alle 12.50. Ma solo grazie alla gentilezza di una signora davanti a lei che, stanca della fila, le ha ceduto il numero 26, facendola scalare di 30 posizioni. La gente continuava ad arrivare e i numeri, ovviamente, aumentavano, andavano avanti.

«In molti si lamentavano, spiegando che erano lì anche da più di due ore. Per un pagamento».

E così non le è restato altro che «andare dal dirigente per fargli presente la situazione ma mi è stato risposto che non c’era nessuno che potesse sostituire o affiancare chi era in quel momento alla cassa».

E che di pagamenti e cassa, evidentemente, non se ne intendeva

L’unica cosa che si potesse fare – le è stato risposto – era stilare l’apposita scheda – quella relativa alla segnalazione di disservizi o encomi – e rappresentare la lamentela all’ufficio relazioni con il pubblico di Jesi.

La scheda che lamenta il disservizio

Sono stati consegnati alcuni moduli e alcuni riempiti.

«Io ho telefonato anche all’ufficio preposto, a Jesi, ma nessuno ha risposto. Ho provato con il centralino ma la risposta è stata che c’erano le ferie. Sacrosante per tutti, ma un minimo di organizzazione?».

La risposta alla “segnalazione” è prevista entro un mese dalla consegna della scheda.

 

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