Jesi-Fabriano

Lucas Dragone e i suoi frammenti visivi di tradizioni in via di estinzione

“Documenting Performing Arts” dell'artista visivo e storyteller belga, vincitore di premi internazionali, è in mostra a Palazzo dei Convegni di Jesi. Incoraggiato da McCurry, ha immortalato forme teatrali dal mondo

Uno degli scatti esposti

JESI – Palazzo dei Convegni ospita fino al 17 settembre prossimo la mostra fotografica di Lucas Dragone, artista visivo che con “Documenting Performing Arts”, documenta le forme teatrali in Asia e nel mondo, dalle prove alla performance.

Inaugurata ieri pomeriggio, l’esposizione del giovane fotografo belga è promossa nell’ambito del XVII Festival Pergolesi Spontini resterà aperta dal lunedì alla domenica (dalle ore 16 alle ore 20, ingresso gratuito). Novantotto immagini complessive straordinarie in cui Dragone racconta, con grande passione e coinvolgimento, forme teatrali nel mondo attraverso la fotografia. Sette discipline: dal Fekat Circus di Addis Abeba (Ethiopia) al teatro Balinese, dal Kathakali (forma di teatro tradizionale dello stato di Kerala, in India) al Butoh e al Teatro Noh in Giappone. L’allestimento è a cura di Elisabetta Santoni.

Lucas Dragone e Elisabetta Santoni

Guardando i tuoi scatti si capisce che il racconto che fai di queste forme teatrali non è finito..
«E’ vero, infatti a novembre tornerò in India per continuare questo lavoro il cui scopo è quello di raccontare tradizioni, usi e costumi che rischiano di perdersi. Le immagini esposte sono una scrematura di un lavoro molto più ampio, iniziato nel 2011. Sono solo all’inizio».

Vivi in Europa ma questo lavoro tocca l’India, la Cina, l’Indonesia e l’Africa, cosa ti ha spinto ad intraprendere questa strada?
«Sono andato a cercare le origini del teatro, nei luoghi dove questo fa parte della vita sociale. Il teatro in Asia è tecnica e disciplina. In India, ad esempio, è anche un rito religioso: per imparare il “kathakali” (forma di teatro – danza indiana, già citata da Franco Battiato in “Voglio vederti danzare, ndr) occorrono dieci anni solo per imparare a stare sul palco. Artisti che lavorano dalle punta delle dita fino a quelle dei capelli».

Un altro scatto in mostra al Palazzo dei Convegni

Quali di queste performance ti ha colpito di più?
«Una cerimonia di cremazione a Bali da parte della famiglia di una donna, considerata una strega buona. A questa cerimonia molto espressiva è seguita una manifestazione teatrale in cui il pubblico assiste quanto vuole: “Facciamo teatro per disturbare l’attenzione durante altri rituali” mi hanno detto quando ho chiesto il motivo di questa performance».

A spingerti nel portare avanti questo lavoro sono stati i fotografi Steve McCurry e John Stanmeyer, vero?
«Si, con McCurry ho fatto due viaggi insieme in India e in Birmania. Mi hanno convinto ad andare avanti perché hanno colto il senso di questo lavoro: raccontare, anche in maniera antropolgica, queste tradizioni che rischiano di perdersi. Non voglio solo mostrare la bellezza del teatro in altri paesi, o far conoscere come viene concepito, voglio proprio che il mio lavoro lasci delle tracce che permettano di ritrovare l’autenticità del teatro, che preservi queste tradizioni. In Europa la modernità, le tecnologie, cui non sono contrario ma che uso con moderazione, ci hanno fatto perdere molto il contatto con questa autenticità: è per ritrovarla che vado lontano».

La passione per il teatro che trasmetti sia con le parole che con le immagini fa pensare anche alle tue origini..
«Sicuramente il mio primo maestro è mio padre (Franco Dragone curatore di eventi in tutto il mondo, che per la Fondazione Pergolesi Spontini ha curato la regia della Traviata lo scorso gennaio al Pergolesi, ndr). E’ stato lui a trasmettermi questa passione che io ho sentito la necessità di esprimere attraverso il mio linguaggio che è quello della fotografia».

Le sue foto hanno conquistato importanti premi internazionali: Tokyo International Foto Awards nel 2016, secondo premio, con i ritratti «Refugees»; Seeme Exposure Awards al Louvre Museum di Parigi nel 2015; Mifa 2016 Moscow International Foto Awards, secondo premio, sezione sport; Mifa 2016 Moscow International Foto Awards, menzione d’onore; Ipoty International Photographer of the year 2015, primo premio, categoria sport (professionale) con la storia «mallakhamb»; Ipoty International Photographer of the year 2015, menzione d’onore;  2015-2016 Golden Orchid International Art Festival, terzo premio per la storia “Faces of violence”; Festival Présence(s) Photographie Montélimar. Ha esposto in sale e in eventi di pregio tra cui il Museo Il Louvre di Parigi (con “Documenting Performing arts”), ancora a Parigi per il “Gucci Master” e ad Hong Kong per “Longines Masters” con la serie “Horses” in occasione di alcune delle più importanti date dei campionati mondiali del cavallo, a La Louriere in Belgio al “5 su 5 short Film Festival” con “No Man’s Land Series”, e al Festival Présence(s) Photographie di Montélimar in Francia.

Dopo la mostra a Jesi per il XVII Festival Pergolesi Spontini, “Documenting Performing Arts” sarà a Bruxelles presso il Teatro Nazionale (dal 22 novembre al 15 ottobre 2017). Il 22 settembre Lucas Dragone sarà all’Ospedale Militare di Bruxelles per un reading con foto a favore dell’associazione no-profit Pinocchio che si occupa di assistenza ai bambini e ragazzi ricoverati nei centri grandi ustionati. Dal 31 agosto 2017 sarà in esposizione permanente al Teatro La Perle di Dubai. Nel 2018 Lucas Dragone esporrà ad Addis Ababa, Ethiopia, con la serie “Fekat Circus”. Con il nome di Looka Loopa ha prodotto video musicali, documentari, cortometraggi e esperimenti visivi www.lookaloopa.com.

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