Jesi-Fabriano

Giovanni Sinopoli e la melodica lettura scenica

Il giovane regista e sceneggiatore, figlio d'arte, racconta i “suoi” Falsi da leggere” del Festival Pergolesi Spontini e il suo profondo rapporto con la musica

Giovanni Sinopoli

JESI – «Tutto parte dalla musica, che crea immagini ed emozioni. Io mi limito a “disegnare” abiti scenici attorno a essa». Sono le concatenazioni di note ad ispirare quotidianamente il lavoro di Giovanni Sinopoli, regista teatrale e sceneggiatore, impegnato in questi giorni al Festival Pergolesi Spontini con i “Falsi da leggere”. La sua personale lettura scenica di alcune opere è già stata ammirata ed apprezzata all’interno della Galleria di Palazzo Pianetti a Jesi, nel giardino del Museo Gaspare Spontini di Maiolati Spontini, sulla terrazza del Museo Archeologico Nazionale delle Marche ad Ancona e al Chiostro di San Francesco a Serra De’ Conti (Ossian Poems, I protocolli dei savi di Sion, Chansons de Bilitis, Constitutum Constantini). Domani, venerdì 15 settembre, dalle ore 21, al teatro La Vittoria di Ostra è in programma un altro dei “suoi” “Falsi da leggere”, quello a cui probabilmente tiene di più: “Canzoni siciliane”. Un’opera di Luigi Capuana, lo scrittore catanese autore di numerosi falsi che, creduti autentici, furono inclusi nella Raccolta dei canti popolari siciliani di Lionardo Vigo.

Sinopoli, cosa rappresenta il falso per lei?
«In questo caso credo sia un modo per scoprire delle opere letterarie vere e proprie, di grande valore, scaturite dall’inganno creativo, dall’immaginazione. L’arte, del resto, è anche questo».

Cosa ne pensa di questo innovativo Festival Pergolesi Spontini?
«Penso che sia molto interessante in quanto permette agli artisti di partire dalla tradizione per plasmare nuovi linguaggi sperimentali. È contaminazione fra generi, sensibilità ed esperienze, gli elementi imprescindibili della crescita culturale individuale e collettiva. Insomma, è un laboratorio raffinato che racchiude in se classico e contemporaneo, muovendosi rigorosamente nell’ambito dell’eccellenza».

L’opera Chansons de Bilitis ad Ancona

Domani è previsto il suo quinto falso da leggere, a cui è particolarmente legato: “Canzoni Siciliane”. Per quale motivo?
«Il mio rapporto con la Sicilia è molto stretto. Mio nonno era di Messina e mio padre mi ha tramesso questo amore per quella terra, che ho saputo raccogliere, accogliere e fare mio. A Capuana era stato affidato, su commissione, un lavoro di ricerca di canzoni siciliane popolari della tradizione e lui le ha inventate, spacciandole per autentiche, ma facendole comunque entrare, con artistica forza, nella tradizione della stessa isola».

Giovanni Sinopoli

Essendo figlio d’arte ricorderà il suo primo incontro con la musica..
«Mia mamma era pianista, dunque credo che le note mi abbiano accompagnato ben prima di venire al mondo. Di mio padre ricordo in particolare la direzione dell’Opera 61 di Beethoven con Uto Ughi al violino. Ero piccolo e lo spiavo da dietro le quinte del teatro, ho sempre preferito quella postazione rispetto alla platea. Ho avuto la fortuna di poter assistere, sempre grazie a mio padre, ad allestimenti scenici di grande livello, e di vedere all’opera maestri come Franco Zeffirelli, di ammirare da vicino le produzioni di Jurgen Flimm al festival wagneriano di Bayreuth».

Dunque è la musica che ispira tutto il suo lavoro?
«Ovviamente. Tutto parte da lì. La musica crea immagini ed emozioni. Io realizzo un abito su misura attorno ad essa, con l’obiettivo di valorizzarne il messaggio e il significato».

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