Jesi-Fabriano

Chiaravalle: al teatro Valle successo per Ascanio Celestini, osservatore acuto della società

Il quarantacinquenne attore romano indaga la nostra quotidianità e convince con "Pueblo", secondo capitolo di una trilogia iniziata con "Laika". Applausi entusiastici del pubblico chiaravallese

CHIARAVALLE – Un voyeur, un guardone? No, Ascanio Celestini è solo un attento osservatore della realtà che ci circonda. Un osservatore curioso e meticoloso, intelligente e acuto, delle piccole miserie e dei grandi drammi che caratterizzano la nostra società, che attraversano il mondo e la nostra quotidianità. “Pueblo”, lo spettacolo che Celestini ha portato anche al teatro di Chiaravalle (che chissà perchè si chiama Teatro Valle), è la splendida narrazione di ciò che avviene a tutti noi, di ciò che capita giorno dopo giorno nei nostri condomini, sulle panchine dei nostri giardini e delle nostre piazze, davanti ai nostri supermercati e nelle nostre strade. Il narratore, dalla sua finestra, osserva il mondo e quello spaccato minimale e minuscolo che è la sua via, il suo habitat, un luogo dove tutti i giorni accadono miracoli e miserie, cose normali che poi tanto normali non sono.

Ascanio Celestini sul palcoscenico

In quel posto abitano personaggi semplici e fragili, deboli e “piccoli”, anche quando sono violenti e cattivi. E quei personaggi siamo noi stessi, siamo noi che spesso siamo ai margini della società come barboni o prostitute. «Vorrei che lo spettatore professionista borghese, il giovane laureato o lo studente che ancora vive coi genitori – dice Celestini – si identifichi in un barbone o in una prostituta rumena, non perché ne vive la stessa condizione sociale, ma quanto quella umana». Ed è così che Celestini racconta di Violetta che lavora in un supermercato facendo un lavoro che non le piace. Lavora alla cassa dove fatica anche ad alzarsi per andare in bagno. Allora immagina di essere una regina. E nella sua immaginazione anche il mondo che si trova fuori dal supermercato è un reame, pieno di gente interessante che lei incontra e che le racconta storie. Una barbona che rimpiange un uomo al quale ha voluto molto bene, un africano, facchino in un grande magazzino. E poi il padre di Domenica, scomparso quando lei era molto piccola o uno zingaro che ha conosciuto quando era bambina, bambino anche lui, e che ha rincontrato da grande. Tutti questi personaggi e le loro storie interagiscono, si incrociano, soprattutto attraverso un altro personaggio chiave del racconto: una ex prostituta proprietaria di un bar di periferia, di quelli con le slot machine, dove in qualche maniera tutti finiscono. “Pueblo”, seconda parte di una trilogia iniziata con “Laika” e che attende il terzo ed ultimo atto, convince e il pubblico che occupa interamente platea e palchi del teatro chiaravallese applaude entusiasta un artista unico e bravissimo.

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