Jesi-Fabriano

Alessandro Haber: «Sul palco l’emozione è sempre quella della prima volta»

Domani sera (27 agosto) a Jesi, per Hemingway Theatre, sale sul palco Alessandro Haber che recita e canta Charles Bukowski. L'attore si racconta a CentroPagina

Alessandro Haber

JESI – Un curriculum che parla da solo quello di Alessandro Haber protagonista domani (domenica 27 agosto, ore 21.30) in Piazza delle Monnighette per Hamingway Theatre. Premio Idi nel 1980 per “Dialogo” di Natalia Ginsburg come miglior attore protagonista, il David di Donatello nel 1994 con “Per amore, solo per amore”, numerosi altri riconoscimenti e candidature, Alessandro Haber torna a Jesi dopo anni per recitare e cantare poesie e racconti di Charles Bukowski alla maniera degli chansonnier francesi, attingendo anche al repertorio italiano.

Domani sera interpreti Charles Bukowski, cosa ti affascina di questo personaggio?
«Quello di domani è uno spettacolo trasversale: vivrò attraverso i suoi racconti e poi canterò canzoni di Luigi Tenco, “La valigia dell’attore” di Francesco De Gregori (dedicata allo stesso Haber, ndr), alcune poesie di Bukowski che ho fatto musicare. Quello che mi colpisce è la sua anima, mai banale: non è mai sceso a compromessi, è una voce fuori dal coro, il suo carattere instabile lo ha pagato in prima persona. Bukowski diceva: a me dei soldi non interessa, io voglio solo scrivere. Ecco, io condivido questo spirito, per me Bukowski è una donna che non mi ha mai tradito, è la trasgressione che diventa arte, un modo di concepire la vita e andare oltre certi perbenismi. Ho anche in mente di fare un film “Io e Bukowski” in cui non faccio lui ma lo divento».

Nella tua carriera hai fatto cinema, teatro, canzoni. Potessi scegliere?
«Potessi scegliere farei teatro (non ci pensa nemmeno un attimo) perché scrivo qualcosa che prima non c’era. Nel cinema hai a che fare con l’umore del regista che fa bello e cattivo tempo. La musicalità è un lato fondamentale per un attore».

Quale il primo ricordo della tua carriera?
«A nove anni sono arrivato in Italia a Verona. A 13 a Roma ho scoperto il teatro: andai a vedere “Chi ha paura” di Virginia Woolf e mi resi conto di questo altro modo di esprimersi come artista, poi a Bologna vidi “I lunatici” di Luca Ronconi. Dopo “I pugni in tasca” conobbi Marco Bellocchio e da allora ho sempre alternato cinema e teatro».

Salire sul palco nonostante le tante esperienze è sempre emozionante?
«Dopo tanti anni c’è sempre adrenalina, una certa agitazione prima dello spettacolo che per fortuna ancora vivo. Ho sempre cercato di regalare e regalarmi emozioni».

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