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Ubi-Banca Marche, si tratta su tagli e fusione

Al via il confronto con i sindacati sull'aggiornamento del piano industriale del gruppo bergamasco, per integrare le tre banche nel modello Ubi. Sette macroaree, di cui una a Jesi per Marche e Abruzzo. Annunciato in tutto il gruppo il taglio di 270 sportelli entro il 2018 (di cui 80 per Nuova Banca Marche) e di 3000 dipendenti entro il 2020

Il centro direzionale Esagono Ubi-Bpa

Nella tarda serata di ieri, 15 giugno, il Gruppo Ubi ha inviato alle segreterie nazionali dei sindacati dei bancari l’informativa con la quale avvia ufficialmente la procedura di confronto sull’aggiornamento del piano industriale 2019-2020, comprensivo della fusione per incorporazione di Nuova Banca Marche, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, e delle società da esse controllate tra cui Cassa di Risparmio di Loreto e Banca Federico del Vecchio. Si apre dunque il confronto su una importante riorganizzazione finalizzata all’integrazione delle ‘Bridge Banks’ nel modello di UBI Banca.

Nelll’informativa ai sindacati si legge che, “stante la concentrazione delle filiali delle Banche acquisite nelle regioni del centro Italia”, il gruppo bergamasco intende costituire in tali territori due nuove Macroaree Territoriali (MAT), portando l’assetto complessivo da 5 a 7, con una sede a Bergamo per Bergamo e Lombardia Ovest, a Brescia per Brescia e Nord Est, a Milano per Milano Emilia Romagna, a Torino per il Nord Ovest, a Jesi per la macroarea Marche-Abruzzo, e a Roma per Lazio Toscana e Umbria, e Bari per il Sud. Le Direzioni Territoriali (DT) passerebbero da 36 a 48.

Si annuncia la volontà di ottimizzare la rete distributiva mediante l’adozione di tre modelli di filiale, differenziati in base alle dimensioni; chiudere, entro la fine del 2018, circa 270 sportelli a livello di Gruppo, di cui 140 nella rete delle Bridge Banks (circa 80 per Nuova Banca Marche, circa 40 per Etruria e circa 20 per Carichieti), e 130 nella rete Ubi. Al termine del periodo di realizzazione nel Piano, saranno operativi circa 1.650 sportelli.

Annunciata anche “una azione di contenimento dei costi” con la ridefinizione degli organici del gruppo con particolare riferimento all’attuazione del progetto di incorporazione delle “Bridge Banks”, al Piano Sportelli, all’introduzione dei nuovi modelli di filiale, al calo di operatività in filiale correlata alla diffusione della multicanalità. Si prevede una riduzione entro il 2020, e rispetto a fine 2016, di circa 3.000 dipendenti, di cui 1.569 nelle tre banche. Nell’ambito di questo perimetro, il ricorso dal Fondo di Solidarietà interesserebbe 2.173 risorse, di cui 1.832 già oggetto di accordi sindacali (1.300 per Ubi, 532 per le tre bridge banks), ed altri 341 descritti come “possibili”; si parla anche di interventi di razionalizzazione delle attività e processi non strategici per Ubi, con iniziative di deconsolidamento/cessione, in pratica esternalizzazione di attività, che potrebbero impattare su 1.318 dipendenti. Alla voce ‘turn over’, si prevede l’assunzione di 878 nuove risorse per sviluppare nuove competenze.

La titolarità dei rapporti di lavoro in corso con le Banche incorporate sarà trasferita ad Ubi da settembre in poi per le attività di leasing di Nuova Banca Marche e Nuova Banca Etruria e Lazio, da ottobre per il gruppo Nuova Banca Marche, da novembre per Nuova Banca Etruria, dal 1 febbraio in poi per Nuova Carichieti.

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