Fabriano

Salvare l’Oratorio dei Beati Becchetti, secondo “Luogo del cuore” delle Marche

Nell’ambito della nona edizione del concorso, questo gioiello ha raggiunto il secondo posto in classifica nella regione e il 72esimo in tutta Italia. Raccolte cinquemila e seicento firme, tra Fabriano e dintorni

Oratorio Beati Becchetti a Fabriano, affresco L'albero della vita

FABRIANO – Salvare l’oratorio dei Beati Becchetti di Fabriano per valorizzarlo anche dal punto di vista turistico. Raccolte cinquemila e seicento firme in città e non solo, per l’Oratorio presente nel chiostro di Sant’Agostino.

Nell’ambito della nona edizione dei “Luoghi del cuore” questo gioiello ha raggiunto il secondo posto in classifica nelle Marche e il 72esimo in tutta Italia. Un risultato lusinghiero e che fa ben capire quanto si voglia raggiungere l’obiettivo: riportare all’antico splendore questa struttura per creare un nuovo percorso turistico a Fabriano.

Situato a due passi dall’ospedale, da tantissimi anni versa in pessime condizioni. Risale alla seconda metà del ’300. L’Oratorio, per secoli meta di pellegrini, è chiuso al pubblico dagli inizi del ‘900. Solo nel 1977 fu temporaneamente riaperto per salvare dal degrado le statue lignee superstiti ritrovate ammassate al suo interno, poi restaurate e conservate nella Pinacoteca Molajoli di Fabriano.

«Questo luogo di eccezionale valore nazionale e internazionale – è la denuncia del Fondo Ambiente Italiano – non solo è stato dimenticato, ma profanato e lasciato morire». Una storia iniziata nei secoli passati. Giovanni e Pietro Becchetti, eremiti agostiniani fabrianesi, vissero nella seconda metà del secolo XV: presi dalla devozione per la passione di Cristo ottennero licenza dal Generale dell’ordine di recarsi a visitare i Luoghi Santi, che fin dall’età apostolica furono meta di pellegrini che volevano ripercorrere i passi di Gesù a Gerusalemme. Un buon numero di questi pellegrini creò rappresentazioni simboliche degli avvenimenti della Passione nel proprio paese d’origine, al fine di stimolare la devozione di coloro che non potevano fare il pellegrinaggio.

All’interno, infatti, si trovano cinque altari: il primo, con dodici scalini, è dedicato al Crocifisso ed è chiamato Monte Calvario, e ai suoi lati trovano posto due cappelline rappresentanti una il Sepolcro e l’altra la tomba della Vergine. Il secondo altare ricorda l’incontro della Vergine con Gesù durante la via crucis ed è chiamato Valle di Giosafat; il terzo è dedicato alla Madonna del Pianto e ricorda le lacrime versate al momento della deposizione; il quarto è consacrato alla Madonna delle Grazie. Nel quinto altare, aggiunto in seguito, furono sepolti nel 1565 i due beati.

L’oratorio contiene l’Albero della Vita, un affresco tardo gotico di Lorenzo Salimbeni, oggi in pessime condizioni a causa dell’umidità; anche la struttura necessita di un intervento urgente. L’area è di proprietà della Asur. Gravemente danneggiato dal terremoto del 1768, fu restaurato, ampliato e manomesso nell’antica struttura che, da tempo, attende di essere recuperata e valorizzata come si deve.

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