Cultura

Quarto giorno: gli orrori della Storia, brividi di culto e devianza sociale

Dal remake di Suspiria firmato Guadagnino al dramma action francese di Frères Ennemis passando per il massacro del governo inglese in Peterloo di Mike Leigh

Suspiria” di Luca Guadagnino (foto dal sito della Biennale Cinema)
Suspiria” di Luca Guadagnino (foto dal sito della Biennale Cinema)

LIDO DI VENEZIA- Si cambia totalmente registro in questa quarta giornata di cinema al Lido: “Suspiria” di Luca Guadagnino si ispira apertamente al film omonimo cult di Dario Argento. Un horror intriso di magia nera tutta al femminile ma anche un’opera neanche troppo velatamente politica, ambientata nella Berlino del 1977, una città “maledetta” segnata dalla colpa e dalla vergogna della guerra, da un senso di morte che attraversa le strade ma anche l’interno degli edifici. Opera oscura in cui i passi di danza eseguiti dalle allieve della Markos Tanz Company sono i segni occulti non verbali di incantesimi segreti attraverso cui opera il Male, nella sua accezione più pura. «E’ un film sul terribile» – dice il regista in conferenza in cui l’arte, in questo caso la danza, diviene espressione di dolore e di potere.

La maestra di danza Madame Blanc è l’inquietante Tilda Swinton, personaggio che trae ispirazione da illustri figure della danza: Pina Bausch, Mary Wigman, Sasha Waltz. Sulle note di Thom Yorke vedremo danzare l’allieva prediletta, la “prescelta” dalla congrega di streghe della misteriosa scuola, Susie Bannion, una Dakota Fanning dalla chioma rossa e il corpo sinuoso. Angosciante, disturbante e nell’ultima parte (il film si divide in sette capitoli)  anche splatter, questa versione di Suspiria, richiama un po’ le atmosfere raccapriccianti della serie “American Horror Story (Coven)” e le morbosità de “Il cigno nero” e “Mother!” di Aronofsky. Spaventa ma non troppo, non lascia un segno incisivo nello spettatore né come horror né come film politico, tuttavia l’impianto scenografico e le prove attoriali sono di grande livello.
Le attrici del cast, in cui compare anche Chloë Grace Moretz, associano la maestria di Guadagnino a Kubrick e a Fellini ma il paragone pare azzardato, nonostante rientri di sicuro nella rosa dei migliori registi italiani contemporanei.
Peterloo” di Mike Leigh (foto dal sito della Biennale Cinema)
Peterloo” di Mike Leigh (foto dal sito della Biennale Cinema)
Altro film in concorso, “Peterloo” di Mike Leigh, in cui si narra lo storico massacro del popolo per mano del governo britannico, dopo la crisi economica subentrata alla vittoria contro Napoleone. Il titolo si riferisce sarcasticamente alla battaglia di Waterloo ma la storia trae spunto da un comizio organizzato dai radicali nell’agosto del 1819 presso St. Peter Field. Il governo britannico risponde alla sommossa lanciando contro sessantamila persone le forze della cavalleria. Il risultato è tristemente noto: una quindicina di morti e centinaia di feriti e la repressione di ogni forma di libertà di stampa. Leigh rievoca una pagina drammatica della storia della sua nazione avvalendosi di un cast di ottimo livello, da Rory Kinnear a Henry Hunt. «Questa opera è un film sulla nascita della democrazia moderna in Europa. Ogni giorno ci troviamo davanti al potere che viene tolto al popolo» – spiega così il suo film il regista.
“Frères Ennemis” di David Oelhoffen (foto dal sito della Biennale Cinema)
“Frères Ennemis” di David Oelhoffen (foto dal sito della Biennale Cinema)

Il regista francese David Oelhoffen presenta un dramma urbano nel mondo dello spaccio dal titolo “Frères Ennemis”. Come è solito fare nei suoi film, Oelhoffem contrappone due figure maschili, due amici di lunga data che la vita separerà rendendo uno un criminale (Mathias Schoenaerts), l’altro un poliziotto (Reda Kateb). «Ciò che mi interessa è l’identità di un personaggio, la costante tensione tra desiderio di libertà individuale e senso di appartenenza a un gruppo inteso come classe sociale” – dichiara il regista francese.

Variegate le proposte della mostra nei temi e nei toni, con prospettive nuove ed interessanti anche quando lo sguardo è rivolto al passato inteso come Storia o al cinema del passato, come nel caso di Suspiria. Ma forse il film capolavoro non è ancora sbarcato al Lido.

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