Benessere

Depressione, una settimana dedicata alle donne

Una malattia che in Italia colpisce oltre 3milioni di persone. Nelle Marche, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, è il 4,8% della popolazione a soffrire di questo disturbo

ANCONA – Durerà fino al 17 ottobre la settimana della Salute Mentale al Femminile, promossa da ONDA (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna), con il patrocinio della Società Italiana di Psichiatria e della Società italiana di Neuropsicofarmacologia, dedicata alle donne che soffrono di depressione, disturbi d’ansia e disturbi dell’umore. L’Inrca di Ancona aderirà all’Open Day nella giornata del 16 ottobre offrendo alle donne over 65 colloqui psicologici gratuiti. L’iniziativa rientra nella Giornata Mondiale della Salute Mentale svoltasi il 10 ottobre e dedicata quest’anno alla salute mentale sul luogo di lavoro.

Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il 25% delle giornate di lavoro perse è da attribuire alla depressione. Una malattia, che in Italia colpisce oltre 3milioni di persone. Nelle Marche, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, è il 4,8% della popolazione a soffrire di questo disturbo.

 

Alessia Tombesi, Psicologa e Psicoterapeuta

Il profilo tipico del depresso è di sesso femminile, età superiore ai 50 anni, scarso livello di istruzione e difficoltà economiche. «Le donne sono due volte più colpite rispetto agli uomini – spiega Alessia Tombesi, Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo sistemico – sia per una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni, sia per fattori ormonali». Perdita del lavoro e precariato, sono sempre più spesso motivi scatenanti la depressione negli uomini.

 

 

Un disturbo, quello depressivo, che si manifesta con un quadro emotivo intenso. «Secondo il DSMV – sottolinea la Psicoterapeuta – manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la “Depressione Maggiore” deve presentare almeno 5 dei seguenti sintomi:

  • umore depresso, tristezza, senso di inutilità per quasi tutta la giornata, espresso verbalmente o anche con messaggi non verbali, quali apatia, inappetenza, somatizzazioni
  • perdita di interesse e ritiro dalla vita sociale, introversione, chiusura in se stessi
  • pessimismo, preoccupazione eccessiva anche per cose immotivate, tendenza a vedere “tutto nero”
  • anoressia, inappetenza
  • disturbi del sonno, difficoltà nel dormire, risvegli precoci, oppure sonno agitato con risvegli frequenti e incubi
  • sentimento di colpa, il depresso sente di non meritare aiuto da nessuno, si sente in colpa anche per il suo stato depressivo e se si guarda indietro vede solo errori
  • rallentamento o agitazione psicomotoria, irrequietezza, irritabilità
  • astenia, la persona depressa trascorre delle ore a letto senza dormire, si tratta di una forma di ritiro, non c’è la voglia di affrontare le normali attività quotidiane
  • difficoltà di concentrazione, memoria non più efficiente, pensiero rallentato
  • pensieri suicidari, di morte, pensano che la vita non valga la pena di essere vissuta, possono desiderare di non svegliarsi più e, nei casi più gravi, programmare l’atto suicidario come modalità di liberazione dalla sofferenza

Altri sintomi che vanno spesso a braccetto con i precedenti sono ansia generalizzata, somatizzazioni a carico dell’apparato digerente e cardiovascolare (tachicardia, aritmia, nausea, dolori gastrointestinali, stipsi, ulcera) e, infine ipocondria, soprattutto nel caso di soggetti anziani, che mostrano una preoccupazione continua per la salute.

In linea generale la depressione è più pesante al risveglio, per l’incapacità di affrontare la giornata, mentre come periodicità i cambi di stagione sono i momenti più delicati, specie in primavera e in autunno. «Negli ultimi anni sta emergendo una nuova forma di depressione definita “Umorale” che si caratterizza per un alternanza di umore verso l’alto e verso il basso in assenza di motivi apparenti e con rapida frequenza anche nel corso della giornata, senza sfociare però nel più grave Disturbo Bipolare».

Il Disturbo Depressivo Maggiore rientra nell’ambito dei Disturbi dell’Umore, insieme al Disturbo Distimico, al Disturbo Bipolare (oggi differenziato in I e II) e al Disturbo Ciclotimico. Questi si caratterizzano per alterazioni del tono dell’umore e del comportamento rispetto al funzionamento precedente del soggetto.

«Nell’Episodio Depressivo Maggiore si hanno sintomi abbastanza importanti e intensi della durata di alcuni mesi, che poi opportunamente trattati si risolvono. Alcune persone possono avere anche più episodi depressivi nel corso della loro vita.

La Distimia presenta invece sintomi meno gravi, ma di durata superiore, a volte anche oltre i due anni. Se si verifica anche un episodio depressivo maggiore, allora si parla di “depressione doppia”.

Il Disturbo Bipolare si caratterizza per episodi depressivi alternati ad episodi maniacali. Nella fase maniacale si verifica un innalzamento del tono dell’umore. A volte è necessario il ricovero del paziente che attraversa il periodo maniacale: l’individuo non dorme più, è sempre “su di giri”, spesso chi ne soffre non se ne rende neanche conto.

Nel Disturbo Ciclotimico, l’umore è soggetto a periodi alterni di depressione e ipomania. Questa alternanza di stati deve protrarsi per almeno 2 anni. Talvolta ci sono periodi di normalità, nei quali l’umore è stabile, ma non durano più di due mesi. I sintomi dell’ipomania e della depressione non sono mai cosi gravi da compromettere la vita sociale e lavorativa dell’individuo. La ciclotimia è una forma meno invalidante del disturbo bipolare.

Infine esiste anche un temperamento depressivo che porta le persone a sentirsi solitamente tristi, ad avere bassa autostima, scarsa energia e tendenza all’auto-svalutazione».

Le cause della Depressione individuate ad oggi sono 4:

  • ereditarietà, nel caso di un genitore depresso ci sarà maggiore predisposizione nei figli a soffrire di depressione
  • fattori biologici, quali alterazioni dei neurotrasmettitori, in particolare la serotonina
  • fattori psicologici (tratti di personalità più fragili, autostima bassa, pessimismo)
  • eventi stressanti e lutti (fine di una relazione, morte di una persona cara, perdita di ruolo sociale, perdita del lavoro e scarso rendimento scolastico)

«Il trattamento della Depressione – precisa Alessia Tombesi – deve assolutamente contemplare un lavoro sinergico tra psicoterapeuta e psichiatra: il primo effettua la diagnosi e lavora per portare alla luce le cause che hanno originato il disagio, lo psichiatra invece prescrive le terapie farmacologiche per stabilizzare il tono dell’umore. In genere sono i medici di base che indirizzano a queste due figure professionali. La richiesta di terapia va fatta subito, perché un intervento tempestivo porta ad una guarigione più efficace e in tempi più ragionevoli.

Molti depressi tendono a curarsi solo con l’aiuto dei farmaci, ma dovrebbero affiancare queste cure con una psicoterapia, per risolvere le cause che hanno portato al problema. La psicoterapia sistemica, in particolare, ottiene grandi risultati nel trattamento della depressione, anche perché cerca di coinvolgere i familiari per fornire un supporto al paziente. Questa partecipazione della famiglia è molto importante, infatti spesso i familiari tendono a negare la sofferenza dei loro congiunti, sia perché si sentono impotenti, sia perché la depressione destabilizza l’equilibrio in casa. Tuttavia questa negazione non fa altro che accentuare il disagio del malato, il quale ha invece bisogno di un punto fermo, qualcuno che lo appoggi e gli lo spinga a curarsi.

La crisi che attraversa il depresso ha un significato che attende di essere compreso con la psicoterapia. La sofferenza non va vista solo come fattore da eliminare, occorre invece comprenderla e dargli una risposta. Atri familiari rifiutano il problema del depresso, perché questa malattia incute molta paura e attiva meccanismi di difesa molto forti del tipo “tu non hai niente”, oppure tendono a minimizzare la sofferenza del malato, che invece necessita di essere indirizzato. I dati sulla depressione rappresentano solamente la punta di un iceberg, purtroppo molte situazione non sono diagnosticate e in questo momento storico il rapporto con la perdita del lavoro è molto forte».

 

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