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Vino, boom per Passerina e Pecorino nella grande distribuzione organizzata

Nel 2017 i vitigni, che nelle Marche sono anche alla base delle denominazioni Offida Docg, Falerio e Terre di Offida Doc, hanno venduto nella grande distribuzione circa 4,9 milioni di bottiglie per un valore di 19 milioni di euro, registrato soprattutto nelle regioni di Centro-Nord

Grappoli di uva

OFFIDA – La grande distribuzione organizzata (Gdo) premia gli autoctoni e in particolare registra l’irresistibile ascesa anche dei vini marchigiani, con Pecorino e Passerina che nel triennio volano rispettivamente a +55% e +92%. È il dato, evidenziato dal Consorzio vini piceni, registrato dall’istituto di ricerca Iri sugli ultimi consumi di vino nella grande distribuzione. Secondo l’approfondimento curato da Nomisma-Wine Monitor, anche nel 2017 si conferma un incremento in doppia cifra sia della Passerina (+15%) che del Pecorino (+10,5%) per un posizionamento di tutto rilievo anche sul fronte del prezzo medio, con valori quasi doppi rispetto al complesso dei vini bianchi in Gdo (5,2 e 5,5 euro/litro i prezzi di Passerina e Pecorino, contro la media-bianchi a 3 euro/litro).

Nel 2017 i vitigni, che nelle Marche sono anche alla base delle denominazioni Offida Docg, Falerio e Terre di Offida Doc, hanno venduto nella grande distribuzione circa 4,9 milioni di bottiglie per un valore di 19 milioni di euro, registrato soprattutto nelle regioni di Centro-Nord. Una crescita nel triennio difficile da eguagliare, con la Passerina che conferma Lazio – dove sale del 144% -, Lombardia (+79%) e Marche (46%) come principali sbocchi, e con incrementi importanti in Abruzzo/Molise (+125%), Umbria (+101%), Toscana (+94%) ed Emilia Romagna (+74%). E se la Passerina vale in Gdo 7,1 milioni di euro, ancora meglio fa il Pecorino, con vendite per 11,9 milioni di euro e un triennio d’oro soprattutto grazie al Lazio, regione top buyer da 3,7 milioni di euro e una crescita del 68%. Bene anche gli altri mercati tradizionali, con Abruzzo/Molise e Marche a +22% e soprattutto Lombardia che vola a +53%. Il Pecorino piace sempre di più anche in Piemonte (+64%) e Emilia Romagna (+67%).

«Quest’anno a Vinitaly festeggiamo i 50 anni del Rosso Piceno, la denominazione più estesa dei vini rossi marchigiani – ha detto il presidente del Consorzio vini piceni, Giorgio Savini -, ma non perdiamo di vista la crescita dei nostri bianchi autoctoni, con un’indagine Nomisma sui vini italiani di tendenza e un focus sulle regioni a maggior vocazione biologica. Due plus che l’area del Piceno ha fatto propri in questi anni».

Offida rappresenta l’unica denominazione di origine controllata e garantita per i vitigni di Passerina e Pecorino, con un disciplinare molto più stringente di quello consentito in altri areali (90 quintali per ettaro). La zona di produzione della Dogc è ristretta al solo Piceno, in 25 comuni delle province di Ascoli e Fermo (9 per intero e altri 16 in parte) con l’imbottigliamento permesso nelle sole zone di produzione. La Doc e l’Igt invece si allargano anche al Falerio Pecorino e a denominazioni di alcune regioni limitrofe. Sono circa 2 milioni le bottiglie della nuova annata da poco messe in commercio per la maggior parte dalle aziende socie del Consorzio vini Piceni, che con oltre 154 aziende produttrici detiene una rappresentanza dell’83% sulla produzione certificata. Le Marche del vino a Vinitaly (15-18 aprile) vedranno il Consorzio Vini Piceni e l’Istituto marchigiano di tutela vini protagonisti assieme con 143 aziende a Veronafiere (Pad. 7, stand C6-C9).

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