Attualità

Sticozzi: «È doveroso costruire in modo antisismico»

Prevenzione e rinforzo strutturale degli edifici al centro del seminario che si è svolto di recente a Fabriano, organizzato da Cna Costruzioni e Mapei

A destra, Matteo Sticozzi, presidente Cna Costruzioni, Elisabetta Grilli, responsabile provinciale Cna Costruzioni e Giancarlo Sagramola sindaco di Fabriano

FABRIANO – «Costruire in modo veramente antisismico oggi è possibile, doveroso e spesso è perfino conveniente». Queste le parole del presidente provinciale Cna Costruzioni Matteo Sticozzi, nel corso del seminario organizzato da Cna Costruzioni e Mapei dedicato alle tecniche di costruzione antisismica e al rinforzo strutturale del patrimonio edilizio esistente, che si è svolto, di recente a Fabriano.

«Le aree ad elevata criticità idrogeologica – dice Elisabetta Grilli, responsabile provinciale Cna Costruzioni – rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l’89% dei comuni. Quelle ad elevato rischio sismico sono circa il 50% del territorio nazionale e insistono sul 38% dei comuni. Nella quota di territorio a più elevato rischio sismico si stima che ricadano 10,7 milioni di abitazioni e 5,4 milioni di edifici. Tra questi, gli edifici prevalentemente residenziali corrispondono all’86% mentre quelli non residenziali, scuole, ospedali, alberghi, chiese, centri commerciali, o inutilizzati rappresentano il 14%. Questo dato è frutto di una stima che si basa sulla quota percentuale di popolazione ricadente in zona sismica 1 o 2, rispetto alla quale è stata determinata la quota di edifici esposti a rischio potenziale». E prosegue: «In Italia il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1971 (pari a 7 milioni di edifici); i restanti, pari a 4 milioni, sono stati costruiti negli ultimi 30 anni. La vetustà del patrimonio non necessariamente implica un cattivo stato di conservazione delle strutture, ma sicuramente è indicativo rispetto alla tecnica costruttiva e all’utilizzo di tecnologie antisismiche».

«Questi importanti dati – spiega Sticozzi – ci portano al cuore della questione: rendere gli edifici veramente antisismici, nella sostanza oltre che nella forma. Per ottenere questo risultato occorre agire secondo direttrici, con un approccio strategico su più livelli. Indipendentemente dal fatto che si stia edificando una nuova costruzione o che si stia intervenendo su un manufatto esistente, è innanzitutto essenziale assicurare un intervento che in caso di sisma protegga in primo luogo l’incolumità delle persone che vi si trovano e in secondo luogo il mantenimento delle funzioni essenziali dell’edificio stesso. Si pensi per esempio a una scuola, a un ospedale o anche a una casa: ogni intervento su di loro deve assicurare che in caso di terremoto nessuno resti sotto alle macerie e che le strutture della casa, della fabbrica o dell’ospedale permettano all’edificio di mantenere interamente le sue funzionalità anche dopo l’evento».

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