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Evasione fiscale, le Marche al terzo posto in Italia per il sommerso

Jesi e Macerata maglie nere. Manifatturiero, terzisti e cooperative di servizi, i settori dove si evade di più. È quanto emerge da uno studio della CGIA, basato su dati Istat

Guardia di Finanza
Guardia di Finanza

ANCONA – Le Marche al terzo posto in Italia per evasione fiscale. È quanto emerge da uno studio della CGIA, basato su dati Istat e reso pubblico nel gennaio di quest’anno. La direttrice dell’infedeltà al fisco nella provincia di Ancona si muove da Falconara a Senigallia, toccando Osimo e raggiungendo anche il fabrianese, ma la maglia nera in assoluto nelle Marche spetta a Jesi e Macerata. Nonostante il fisco abbia affilato le armi contro l’evasione, introducendo per professionisti (commercialisti, revisori dei conti e notai) e intermediari finanziari (bancari e assicurativi) l’obbligo di segnalare le operazioni sospette (SOS) nell’ambito del Decreto Legislativo 90/2017 sull’antiriciclaggio, l’infedeltà è in crescita. «Un’evasione perpetrata con articolate modalità che non possono che essere il frutto della riflessione di alcuni infedeli professionisti, commercialisti, consulenti, ragionieri, avvocati, e non certo degli imprenditori», come spiega il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, Generale di Brigata Vincenzo Amendola.

«La normativa sull’antiriciclaggio avrebbe potuto incidere molto sul territorio, ma questo strumento non è stato ancora pienamente compreso e i professionisti non lo applicano nel timore di perdere la fiducia del cliente – precisa il generale delle fiamme gialle – stiamo insistendo sulla necessità che le segnalazioni vengano fatte elevando il numero delle contestazioni per omissioni di segnalazioni sospette».

l comandante provinciale della Guardia di Finanza, Gen. B. Vincenzo Amendola
Il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Gen. B. Vincenzo Amendola

Un contesto nel quale la crisi sta incidendo fortemente, spingendo sempre più aziende a cedere alla tentazione di evadere sotto la pressione del fisco, «a causa delle aliquote molto alte, come evidenzia il generale Amendola. «Una certa quota di evasione fiscale di piccolo cabotaggio è sempre presente ed è per certi versi fisiologica, consentendo anche di tamponare problemi di crisi e liquidità e di reinvestire sul territorio – prosegue – Non si può non prendere atto che il rispetto totale delle regole rischia di mettere fuori mercato le aziende, ma occorre tenere alta l’attenzione sul fenomeno dell’evasione attraverso la frode fiscale sistematica e permanente, perché nel medio e lungo periodo produce effetti disastrosi e non consente lo sviluppo di politiche di servizio sociali e strutturali, né di redistribuzione del reddito».

Ma anche la concorrenza ha il suo peso, basta pensare al settore manifatturiero, dove gli imprenditori sono costretti a combattere contro i paesi che hanno meno oneri sociali e quindi possono applicare prezzi inferiori. Per questo motivo, spiega il comandante delle fiamme gialle «nella provincia di Ancona si sono diffusi i sistemi di frode mirati alla riduzione del costo del lavoro, con la formazione di consorzi di cooperative, dove i lavoratori non sempre godono a pieno dei loro diritti». Ma oltre a questo c’è anche il ricorso alla bancarotta fraudolenta quale conseguenza del fallimento, che infliggono un notevole danno al sistema economico e che solo nel 2017 ha fatto registrare 250 fallimenti nella sola provincia di Ancona. Un escamotage utilizzato da alcune aziende per evadere le imposte.

Un tessuto produttivo, quello marchigiano costituito da una rete di micro imprese, che nel tempo ha sviluppato dei legami attraverso le filiere e i distretti industriali. L’Università Politecnica delle Marche – Dipartimento Management ha effettuato una analisi sulla composizione delle 150 mila imprese presenti sul territorio regionale nel 2016.  Da questa indagine è emerso che commercio al dettaglio, all’ingrosso (agricoltura, silvicoltura, pesca, costruzioni e manifattura) e manifattura sono le più numerose.

Articoli sequestrati
(Foto: Guardia di Finanza)

Il manifatturiero è il settore che registra il fatturato più elevato (43% dei volumi), seguito da commercio al dettaglio e all’ingrosso (31% dei volumi). Ed è proprio questo settore, con fasonisti, terzisti e cooperative di servizi, a far registrare l’evasione più elevata. In questi ambiti le microimprese allo scopo di ottimizzare i costi creano delle reti collaborative, che tuttavia, per le loro ridotte dimensioni possono anche favorire il fenomeno dell’evasione.

Ma chi sono gli evasori? Ad evadere non sono solo le aziende italiane, ma anche le imprese straniere.
Le Marche, non a caso sono una delle regioni dove c’è un tasso di imprenditoria straniera tra i più elevati in Italia. Cinesi, pakistani e bengalesi, sono soprattutto loro i più infedeli al fisco. Un malcostume legato alla mancata applicazione della normativa antiriciclaggio, che coinvolge in prima linea gli istituti bancari, «colpevoli, in alcuni casi, di non segnalare l’apertura di conti correnti bancari a soggetti che non dimostrano di possedere le caratteristiche imprenditoriali o patrimoniali necessarie e di non segnalare tempestivamente i prelievi mirati a svuotare i propri conti correnti», come spiega il generale della Guardia di Finanza. Atro fenomeno degno di nota è l’insistito collegamento con la Tunisia dove si registrano fenomeni di delocalizzazione, sia perché vicina all’Italia, sia perché anche di ispirazione francese e quindi con una cultura non lontana da quella del nostro Paese».

Le fiamme gialle al lavoro

Tra i settori dell’imprenditoria straniera, le telecomunicazioni (internet point) e la manifattura sono quelli che registrano una crescita superiore. Per quanto concerne il capoluogo, ad Ancona la manovalanza straniera è molto utilizzata nell’ambito della cantieristica navale, mentre dal punto di vista giuridico la formula più diffusa è la ditta individuale, che nel 2016 si attestava al 55,4% sul totale delle iniziative economiche, a seguire le società con capitale al 23,3% e le società di persone al 18,3%. «Solo il 20% delle partite ive segna importi inferiori ai 100mila euro – spiega Amendola –  mentre il 20% dichiara zero». Tessile e abbigliamento contano nella sola provincia di Ancona 180 soggetti economici stranieri, 80 dei quali sono cinesi. Nella meccanica sono 148 gli imprenditori stranieri, 32 nei giocattoli e strumenti musicali.

«Credo che la provincia di Ancona abbia un grande margine di crescita, che passa attraverso l’area portuale e l’aeroporto – afferma Amendola – Entrambe le strutture si trovano posizionate strategicamente a metà del territorio italiano. Le Marche hanno quindi tutte le carte in regola per confermarsi la porta d’Oriente, ma per raggiungere questo obiettivo l’aeroporto dovrebbe puntare sugli scambi commerciali, più che sul turismo, perché probabilmente troppo vicino ad altri aeroporti a spiccata vocazione turistica. Occorre affrontare la crisi, senza lasciarsene travolgere, ma cercando di ripensare le strategie per il futuro. E’ certamente utile programmare e realizzare investimenti in un’ottica di lungo periodo, a difesa e sostegno della manifattura e degli operai specializzati, per evitare di perdere quella che è una delle tradizioni imprenditoriali più caratteristiche delle Marche: la manodopera specializzata di stampo familiare – precisa il generale – un patrimonio del territorio che, a causa della crisi, si rischia di disperdere in una sola generazione. Appaiono indispensabili anche gli investimenti nelle infrastrutture e nel commercio e per questo sono necessarie le risorse pubbliche. Per tutti questi motivi – conclude il Generale – la Guardia di Finanza prosegue senza sosta e in modo convinto la missione istituzionale affidatagli, dispiegando la propria azione attraverso la lotta agli sprechi, per garantire efficienza e assicurare efficacia all’azione pubblica, l’aggressione all’evasione fiscale e previdenziale, in modo mirato a tutela e sostegno dell’imprenditoria sana capace di generare ricchezza, il contrasto all’illecita concorrenza a garanzia delle regole di libero mercato e tutela dei creditori e infine la guerra al riciclaggio e reimpiego del denaro provento da attività illecita».

 

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